A due anni esatti da Ha Ha Heartbreak, Warhaus, il progetto solista di Maarten Devoldere, torna con un nuovo album Karaoke Moon, in uscita il 22 novembre per Play It Again Sam.
Il primo estratto del disco è l'incandescente "Where The Names Are Real". Al ritmo di un'inquietante chitarra acustica, sostenuta da un'ammaliante voce di sottofondo, sembra che Maarten Devoldere sia incerto se dirlo o meno. Ma meno di un minuto dopo, non riesce più a trattenersi: “Babe, I'm in love with you!” esclama soavemente, nel modo tipico di un vero crooner. Poi la batteria inizia a oscillare, il tipico basso percussivo di Warhaus entra in scena e l'ascoltatore si lascia trasportare dai discorsi sensuali di Devoldere che canta il suo amore.
Devoldere ha una voce che, più che mai, domina questo album e ci terrebbe incollati alle casse anche se stesse leggendo un elenco telefonico. Fortunatamente, non è quello che sta facendo. Invece, sentiamo: “I promise you no dirty tricks”. Per un attimo ci si chiede: ci si può fidare di quest'uomo? Ma non si ha altra scelta che credergli. Gli archi si uniscono, un organo si insinua nel nostro cervello e i cori di sottofondo si alzano sempre più in alto.
Devoldere aveva più di 50 canzoni sullo scaffale dopo due anni di lavoro disciplinato e monacale. E cosa ha detto il produttore dopo che ha presentato quei demo? Mah. Puoi fare di meglio, Maarten. Più profondo, più sorprendente, più curioso. Dieci anni fa non l'avrebbe accettato. Ma con il tempo, Devoldere ha imparato che fidarsi delle persone giuste paga. E per persone giuste intende Jasper Maekelberg. Queste anime gemelle della musica hanno trascorso nove mesi insieme in uno studio in soffitta a Bruges. Il risultato è l'album più emozionante di Warhaus.
Prendiamo la sorpresa strumentale “Jacky N.”. Un semplice motivo di pianoforte portato ad altezze meravigliose dal pianista classico Julien Libeer, supportato da un coro maschile canticchiante e da violini sognanti: non aspetta altro che un lungometraggio adatto.
In “What Goes Up”, si pensa di avere a che fare con un dandy tossico, che sussurra con fare cospiratorio all'orecchio della sua preda. Una chitarra sensuale passeggia, con le mani in tasca, su un letto di elettronica. Un gruppo di archi sbircia dietro l'angolo. Ma lungo il percorso l'ascoltatore si pone la domanda: stiamo ascoltando un macho sicuro di sé o un amante impotente? “Down down, up, up”, canta stuzzicante Sylvie Kreusch. Non è l'unico brano di Karaoke Moon in cui Warhaus gioca con la nostra visione moderna della mascolinità. Con sottile umorismo, Devoldere aggira senza problemi il disagio, prendendo in giro se stesso e i suoi simili con un'arguzia a doppio taglio.
“Sto servendo come vostro poeta / tra le altre frodi”, canta in "I Want More". E più tardi, nella leggermente epica “Jim Morisson”, esamina con sardonico piacere la (tipica?) resistenza maschile a crescere (la sindrome di Peter Pan, per caso?). “Ci vuole un uomo per amarti, baby!”, canta con un coro maschile soul. Ma di chi sta parlando? Di noi? Di se stesso?
In questo modo, Karaoke Moon unisce la passione e la giocosità a un'intensità misteriosa. In “Zero One Code” fa la sua comparsa il romanziere tedesco Herman Hesse, accompagnato da corni lamentosi e da un suono di campana che ricorda “Red Right Hand” di Nick Cave.
In “Hands of a Clock”, Devoldere evoca immagini poetiche fino a unirsi al coro nel finale riccamente orchestrato, dove si fonde gloriosamente con una melodia di pianoforte. “Sono un figlio del giorno e un figlio della notte / ma si sono lasciati e hanno litigato per me”, riflette. “Così le stelle e la luna sono la parte che solo tu puoi vedere”.
Sì, spesso sembra che Devoldere stia facendo shadowboxing con i suoi stessi pensieri, giocando con gli intrugli del suo subconscio. Ma l'oscura ricerca dell'anima non è tutto. Ne è prova la stupefacente “No Surprise”, inizialmente un brano disco pompato nella versione demo, ma trasformato dal produttore Jasper Maekelberg in un'afosa melodia da nightclub in cui gli ascoltatori più attenti scorgeranno l'ombra di Sade che ondeggia alla moda, completa di cori giocosi e cantilenanti guidati dall'organo, con Sylvie Kreusch ancora una volta protagonista, che canta in modo apparentemente innocente: “Oh, non mi sorprende che tu abbia preso le mie chiavi”. Solo un pesce freddo potrebbe assistere a “No Surprise” senza schioccare le dita con nonchalance.
In ogni caso, il fattore cantilena è alto. Forse non nei discorsi di Devoldere, che a volte sfiorano il rap, ma nelle melodie orecchiabili con cui questi sproloqui sono inframmezzati - una dinamica che si sente spesso nell'hip-hop ma raramente è così swingante come in questo caso, supportata da cori in falsetto; che possono essere tanto espansivi quanto staccati, sexy o provocatori.
Sono questi contrasti intelligenti, e spesso umoristici, a trasformare Karaoke Moon in un album che cresce a ogni ascolto, seducendo l'ascoltatore a scavare più a fondo, strato dopo strato, riga dopo riga, nell'universo unico di Warhaus. E sì, è un luogo straordinariamente interessante in cui trovarsi.
Tracklist:
1. Where The Names Are Real
2. No Surprise
3. What Goes Up
4. Jim Morrison
5. Jacky N
6. Zero One Code
7. Hands Of A Clock
8. The Winning Numbers
9. I Want More
10. Emely