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MAKING MOVIESAL CINEMA
Jurassic World - Il regno distrutto
Juan Antonio Bayona
2018  (Universal Pictures)
FANTASCIENZA DRAMMATICO AZIONE
all MAKING MOVIES
29/04/2019
Juan Antonio Bayona
Jurassic World - Il regno distrutto
Un film come Jurassic World - Il regno distrutto si potrebbe facilmente liquidare con poche parole, con la sufficienza che spesso si riserva ai blockbuster, sentenziando che anche all'interno di questo segmento il film risulta parecchio noioso e non riesce ad assolvere per bene nemmeno al compito di far trascorrere piacevolmente un paio d'ore.

In effetti è così, se quelle due ore le avete, personalmente vi consiglio di impiegarle facendo altro. Però. Però quando si parla di Cinema ogni idea che germina dalla mente di Spielberg, in questo caso ideatore della saga e ancora produttore, diventa teoria da studiare, materia su cui fare analisi e riflettere, ragion per cui non ci è permesso liquidare questo film in quattro e quattr'otto. E non lo faremo, nondimeno io continuerò a consigliarvi di fare altro piuttosto che dedicarvi alla visione di questo film, a meno che non siate dei completisti e non adoriate a prescindere tutto ciò che è legato a Spielberg o ai dinosauri.

Iniziamo con il dire che potremmo considerare Il regno distrutto sia come il primo sequel di Jurassic World, rilancio del franchise partito nel 2015 con ottimi risultati (il primo capitolo era decisamente più divertente di questo), sia come quinto capitolo della saga nata nel 1993 per mano di Spielberg: il film è fruibile in entrambi i casi, si potrebbero addirittura ignorare i primi tre capitoli e godersi solo i due più moderni; altra industria, altro pubblico. Una prima riflessione che si può tirar fuori dal film, e che accomuna diversi dei capitoli della saga fin dai suoi esordi, è quella sull'etica e sulla morale, argomento qui trattato in maniera molto blanda ma pur sempre attuale. Quali sono per l'uomo i limiti da non oltrepassare? Dopo aver ricreato la vita come dei novelli Frankenstein ed aver fatto una mole di danni esagerata, non sarebbe ora di smettere di giocare con ciò che non ci compete? Questa è la posizione del dottor Malcolm (l'ormai storico Jeff Goldblum) che di fronte alla minaccia di una seconda estinzione dei dinosauri, data dall'eruzione del vulcano dell'isola Nublar sulla quale sono stati relegati i dinosauri ancora in vita, sostiene che l'uomo non dovrebbe intervenire in modo che la Natura rimetta a posto un ecosistema che l'umanità ha forzatamente corrotto. Clonazione e sue conseguenze, dilemma noto e meglio dibattuto altrove, non è il succo del film ma riserva almeno una buona sorpresa lungo il suo svolgimento; la decisione sul futuro dei dinosauri è invece il motore che permette ancora una volta all'uomo, nella fattispecie Eli Mills (Rafe Spall), di lucrare sulla situazione e mettere nuovamente in pericolo l'umanità e a Claire (Bryce Dallas Howard) e Owen (Chris Pratt) di entrare ancora una volta in azione per salvare i loro amici dai denti aguzzi.

Con la scusa di salvare i dinosauri dalla distruzione dell'isola e portarli in un ambiente isolato e protetto, in realtà col fine di rivendere i bestioni tramite un'asta a privati di discutibile moralità, Mills coinvolge nel progetto la coppia di ex amanti formata da Claire e Owen, pedine importanti per il trasferimento di diverse specie nella tenuta di Lockwood (James Cromnwell), uno dei soci del progetto iniziale. Apriamo qui la seconda parentesi. Cosa potrebbe avere di nuovo da raccontarci una saga come quella di Jurassic Park/World? All'apparenza poco o niente, allora su cosa andare a lavorare? Sull'aspetto nostalgico e sull'omaggio (che sembra non far mai male) e sullo scarto (inteso non come immondizia, ma come deviazione dal già noto). Qui interviene Juan Antonio Bayona, regista formatosi con atmosfere più tese e angoscianti, che qui si trova a dover mettere del suo in un film che tutto sommato arranca e che non presenta idee abbastanza originali da scongiurare i colpi di sonno (e giuro di essermi addormentato più volte durante la visione, un crimine imperdonabile per un blockbuster). In un ambiente chiuso, quello della tenuta Lockwood dove troneggia uno splendido maniero, assistiamo a sequenze di fuga dal dinosauro che richiamano molto alcune scene dei Jurassic Park di Spielberg, l'omaggio è palese in alcuni frame e riesce anche a farci valutare l'avanzamento della tecnologia legata al Cinema, sicuramente un aspetto piacevole per i fan della prima ora che Bayona maneggia con divertito rispetto. Può divertire ma può profumare anche di già visto, a seconda dei gusti che si sa, non sono tutti alla menta. L'altra idea è quella di creare la situazione ideale per un regista che maneggia anche l'orrore per creare quello scarto di cui parlavamo prima: un ambiente chiuso, claustrofobico, mostri in caccia (che altro sono i dinosauri?), corridoi, fughe, porte, buio, inseguimenti tesi... elementi degni di un horror che purtroppo, come sa benissimo lo spettatore, non possono portare a nulla e quindi non spaventano e non creano tensione. Perché questo non è Alien, è un blockbuster innocuo per famiglie dove non si versa una stilla di sangue e per il quale nessun adulto tratterrà il fiato, allora a che pro tentare di trasferire in un contesto angoscioso ciò che sappiamo che angoscia non può produrre?

Di tutta la vicenda l'aspetto più interessante (piccolo spoiler) è il finale, nel quale alcuni dinosauri riusciranno a fuggire dalla tenuta, e questa volta non siamo su un'isola, i mostri sono liberi di scorrazzare fino ad arrivare in città. Questo mi sembra un contesto potenzialmente più interessante che potrebbe scatenare almeno la furia distruttrice dei nostri simpatici amici. Capitolo soporifero e davvero poco entusiasmante che potrebbe però aprire la strada a qualcosa di più divertente. Attendiamo ma senza trattenere il fiato.