"Il blues sarà sempre il mio fondamento. Ma questo è solo l’inizio. Sono anche un beat maker e un impressionista a cui piace interpretare voci diverse. Ho sempre amato il teatro e poter raccontare una storia. A casa quando suono la tromba, penso a Lee Morgan, o John Coltrane quando suono il sax. Ho anche delle cornamuse nel caso ne avessi bisogno”.
Con questa dichiarazione, Gary Clark Jr spiega con estrema chiarezza quale sia il suo approccio alla composizione. Se il blues resta il suo centro di gravità permanente, il chitarrista statunitense non si limita a una frusta riproposizione del genere, di cui supera i limiti e i confini, ma esplora e contamina, fondendo le sue radici musicali con il soul, il rock, il funky, il pop e l’hip hop.
Se dal vivo ha sempre dimostrato di essere un performer eccezionale, i suoi album in studio, non proprio centrati a inizio carriera, hanno progressivamente tracciato un percorso sempre più di qualità, sfociato nell’ottimo This Land, uscito cinque anni fa, e riconfermato in questo nuovo JPEG Raw (l’acronimo JPEG sta per Gelosia, Orgoglio, Invidia e Avidità).
Un disco che, da un punto di vista concettuale, affronta il tema dell’attuale condizione umana in modo onesto e sincero, e che sotto il profilo musicale si presenta come un riuscito connubio di più generi, declinato con grande consapevolezza e ottime idee.
L'album si apre con "Maktub", groove trascinante e riff di chitarra sgranato che evoca il blues del deserto di band come Tinariwen e Tamikrest, incipit che la dice lunga sulla volontà di Clark Jr di uscire dai soliti schemi. La title track sposta subito il baricentro della narrazione verso lidi hip hop, ritornello orecchiabile e suggestivi lick di chitarra dal sapore blues, così come la successiva "Don’t Start" (in duetto con Valerie June) che rimescola blues e garage sopra aggressive ritmiche moderne, mentre un’armonica slabbrata tira l’impetuoso groove.
Nonostante una riuscita coesione di suoni, l’album si muove in direzioni tra loro contrapposte: "This is Who We Are Now" è un grande brano hip hop, tracimante pathos e spinto nella seconda parte da un lungo, strepitoso solo di chitarra, "To The End Of The Eart/Alone Together" è una vellutata ballata soul jazz dal sapore antico, resa scintillante dalla tromba del grande Keyon Harrold, "What About The Children", in duetto con la leggenda Stevie Wonder, è un funkettone che suona Stevie Wonder più di Stevie Wonder stesso, e sempre funk è anche la successiva "Hearts In Retrograde", connotata da graffi decisamente rock.
Il disco scivola verso la fine senza perdere un solo colpo e regalando altre sorprese: "Hyperwave" mescola i generi in una perfetta fusione di soul, r’n’b e pop, "Funk Witch U" vede il contributo di George Clinton in un accattivante melange di funk, hip hop e soul e "Triumph" è un’intensa ballata costruita su saliscendi emotivi, attraverso la quale Clark Jr racconta di come sia possibile trasformare una tragedia in un trionfo.
Il capolavoro arriva proprio in chiusura con "Habits", nove minuti punteggiati da un meraviglioso suono di chitarra, che iniziano come malinconicissima ballata finchè un croccante riff rock e poi un sublime arpeggio acustico spingono verso un crescendo melodico irresistibile e struggente, scartavetrato da scariche di vibrante elettricità e da un assolo da califfo della sei corde.
JPEG Raw è tutto tranne che un tradizionale album di blues, è semmai il lavoro versatile ed eterogeneo di un artista che non si accontenta di essere considerato solo un grande chitarrista che vive in una, per quanto prestigiosa, comfort zone. Forse, gli amanti ortodossi del genere storceranno il naso, ma chi ama la black music nella sua accezione più ampia, troverà in questo disco un crogiolo di idee e una sensibilità compositiva che non può lasciare indifferenti.