La confidenza con il lato più action del Cinema si vede da subito, Stahelski pensa le scene assecondando quella che è la sua propensione più naturale, trova in Reeves un compagno abituato al genere e alle interpretazioni dinamiche, ne esce un prodotto calibrato alla perfezione sulle inclinazioni di entrambi e questo si percepisce, nonostante un approccio tamarrissimo alla materia, il film non fa una piega e riesce nell'intento di divertire il suo pubblico riuscendo in qualche modo a emergere dal calderone del cinema d'azione.
La trama ha qualcosa di geniale nella sua semplicità. John Wick (Keanu Reeves) perde la sua amatissima moglie a causa di una malattia. Distrutto dal dolore l'uomo trova sfogo nella velocità della sua Mustang del '69 (splendido esemplare del genio dell'industria automobilistica statunitense) e nell'affetto per il suo piccolo cagnolino, ultimo regalo ricevuto dalla moglie. Durante una sosta carburante John incontra un terzetto di delinquentelli russi che vorrebbero comprargli l'auto, auto che ovviamente non è in vendita. Segue piccolo alterco. Nottetempo la squadra di impavidi farabutti irrompe in casa di John cogliendolo di sorpresa, non paghi di averlo pestato per benino e di avergli rubato l'auto, i malviventi capitanati dal giovane Yosef (Alfie Allen, il Theon Greyjoy de Il trono di spade) gli ammazzano pure il cane. I tre non si rendono conto di aver pisciato leggermente fuori dal vaso, perché nella sua vita precedente John Wick era il sicario di cui avere paura, "lui non è esattamente l'uomo nero. Lui è quello che mandi ad uccidere l'uomo nero"! Fatto sta che per vendicare il cane e riprendersi l'auto John mette in atto una di quelle carneficine come poche se ne ricordano portate a termine da un solo uomo (per giunta in giacca e cravatta).
Divertimento allo stato puro, con John Wick Stahelski coglie nel segno grazie anche a un attore che, pur non essendo tra i migliori sulla piazza, si porta dietro un alone iconico capace di quadruplicare e più il budget investito nel film (e parliamo di decine di milioni di dollari). La produzione si gioca bene le sue carte anche con l'utilizzo della colonna sonora martellante che funge da ottimo accompagnamento alle sequenze d'azione, nessuna difficoltà per il regista a imbastire delle coreografie dinamiche che donano al film un ritmo indiavolato, ben calibrata la scelta dei comprimari, nel mondo della malavita e dei killer prezzolati d'alto livello non potevano mancare infatti un professionista di grande esperienza (Willem Dafoe), il boss della mala russa padre di quel giovincello sconsiderato da cui tutto ha inizio (Michael Nyqvist), carrettate di tirapiedi buoni come carne da cannone e ovviamente la femme fatale (Adrianne Palicki) da cui è meglio stare alla larga. Bella l'intuizione dell'Hotel Continental, una sorta di porto franco dove le liti tra killer non possono avere luogo, un'organizzazione inflessibile e che non tollera sgarri gestita dall'elegante Winston (Ian McShane).
Alla fine del film viene voglia di rivederlo in azione questo John Wick, infatti i sequel non si sono fatti attendere troppo. Speriamo solo che nel movimentare la vita al protagonista non debba andarci di mezzo un altro cane e che la mala newyorkese trovi altri volontari da dare in pasto a questa elegante e inarrestabile macchina di morte, roba che neanche Keyser Söze...