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Joe Hisaishi/Takeshi Kitano - Sonatine (1992)
Un film un disco vol. 1
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28/11/2017
Un film un disco vol. 1
Joe Hisaishi/Takeshi Kitano - Sonatine (1992)
Chi, pur sapendosi avviato alla morte, accoglie con felicità il disegno incontrastabile della vicenda umana e, anzi, lo asseconda è il vero depositario della libertà.
di Vlad Tepes

Uno yakuza insofferente alle gerarchie e stanco della vita (Murakawa) viene spedito dal boss in missione a Okinawa in vista d’una mediazione con una gang rivale; i suoi uomini, però, vengono lentamente decimati: in realtà è proprio il boss, Kitajima, ad averlo allontanato per annientarlo e appropriarsi delle sue zone d’influenza. Senza via di scampo, Murakawa si prenderà una sanguinosa vendetta per poi suicidarsi.

Il film è diviso in tre parti: la prima descrive il sottobosco criminale secondo i canoni hard boiled; la seconda, centrale, descrive il lento sgretolarsi della gang di Murakawa sulla spiaggia di Okinawa – uno stillicidio cruento intervallato da goliardie e dalla relazione con una prostituta; il capitolo finale è una definitiva approssimazione della morte.

E quante volte si è celebrata la bella morte? L’azione disperata e stoica che viene intrapresa pur nella consapevolezza della fine? Uno dei temi più antichi del mondo, dalla grecità più insondabile, micenea e nordica, al mondo germanico (scandinavo e anglosassone) a quello orientale e nipponico. Il fato inesorabile che sovrasta l’uomo: Wyrd, Fate, Karma, Ananke. Chi, pur sapendosi avviato alla morte, accoglie con felicità il disegno incontrastabile della vicenda umana e, anzi, lo asseconda è il vero depositario della libertà.

Kitano nasce come autore comico: gli è congeniale, quindi, il disvelamento del volto complementare di quel mondo, la tragedia. I lazzi e gli scherzi sulla spiaggia, dominata da una luna sempre eguale e da un cielo immobile, preannunciano i bagni di sangue di poi. Gli stessi poeti greci durante i concorsi presentavano tetralogie: tre tragedie e un dramma satiresco; e sarà proprio il Sileno, un carattere comico e antichissimo, a dichiarare l’estrema verità della tragedia umana: “Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto”. E non sarà Shakespeare a recuperare questa dualità presentando nei suoi drammi il buffone (fool) che presagisce il destino inevitabile?

Kitano utilizza una simbologia potentissima e universale, un tratto d’unione che lega misteriosamente le radici occidentali (greco-romane e germaniche) con un sentire zen quasi epico.