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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
It's Always Rock 'n' Roll (1975)/Agneta Nilsson (1976)
Heldon
ELETTRONICA/AMBIENT/EXPERIMENTAL/AVANT-GARDE PROGRESSIVE / KRAUTROCK
all RE-LOUDD
23/03/2018
Heldon
It's Always Rock 'n' Roll (1975)/Agneta Nilsson (1976)
La musica degli Heldon non si discosta da colori a cui Pinhas rende artisticamente tributo, Glass, Eno, i minimali tedeschi a lui contemporanei.
di Vlad Tepes

Fondati dal chitarrista Richard Pinhas nel 1974, gli Heldon sono tra le realtà più memorabili della musica francese dei Settanta.

La personalità di Richard Pinhas, accademico, studioso di Gilles Deleuze e Robert Fripp, appassionato di letteratura fantascientifica (la repubblica di Heldon compare nel romanzo The iron dream[1] di Norman Spinrad) coincide di fatto con il gruppo,  al netto di collaborazioni eccellenti: tra i tanti, Gilbert Artman, dagli Urban Sax e Patrick Gauthier, reduce dei Magma.

La musica degli Heldon non si discosta da colori a cui Pinhas rende artisticamente tributo, Glass, Eno, i minimali tedeschi a lui contemporanei. Nonostante la varietà dell'ispirazione, tuttavia, riesce a costruire due dischi notevoli come It's Always Rock ‘n’ Roll e Agneta Nilsson.

Se gli esordi furono interessanti, ma abbastanza acerbi e risaputi (specie Electronicque Guerilla), nel doppio It's Always Rock 'n' Roll Pinhas, accanto a composizioni d'elettronica classica, “Ics Machinique”, “Doctor Bloodmoney”[2] (16'49''), “Aurore” (18'15'') o la più aggressiva “Cocaîne Blues”, vara esperimenti come “Ocean Boogi” o “Virgin Swedish Girls” in cui le tastiere si contrappuntano alla chitarra: le atmosfere si rallentano e dilatano e, nel secondo episodio, si sconfina nei modi cosmico-psichedelici. In “Zind Destruction”, ma anche nella fascinosa “Cotes de cachalots à la psylocybine”), forse i vertici del lavoro, il duetto fra il sintetizzatore e le distorsioni della sei corde si fa taglientissimo, sino a sfociare in una sorta di pre-industrial da camera: la mancanza delle percussioni, infatti, impedisce vie di fuga e la progressione si affida a tale continua eruzione sonora.

La batteria appare, invece, in “Perspective IV” (21'45''), la traccia più significativa di Agneta Nilsson: siamo in un pieno e trascinante trip elettronico e psichedelico in cui la chitarra di Pinhas è affilatissima. “Perspective I”, sonata grave e maestosa per tastiere, e “Perspective III”, in cui riecheggiano i duetti fra i cicli dei sintetizzatori e la sei corde abrasiva del leader esauriscono l'estetica degli Heldon: tre anni di sperimentazioni riassunti in poche tracce.

 

[1] Titolo italiano: Il signore della svastica.

[2] Il titolo deriva dall'omonimo romanzo di Philip K. Dick del 1965 (ma scritto nel 1963), incentrato sulla vita di una comunità americana dopo l'olocausto nucleare. Più esattamente esso suona: Dr. Bloodmoney, or how we got along after the bomb, ossia Dr. Bloodmoney, o come riuscimmo ad andare d’accordo con la bomba. Il titolo italiano, meno sarcastico, fu Cronache del dopobomba. Stanley Kubrick, nel 1964, aveva diretto Dr. Strangelove or: how I learned to stop worrying and love the bomb, noto in Italia come Il dottor Stranamore ovvero:come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba.