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IN:titolo
Giulia Impache
2025  (Costello's Records / Artist First)
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15/01/2025
Giulia Impache
IN:titolo
Un racconto scritto in una lingua sconosciuta, una testimonianza che scavalca i limiti del tempo per raccontare una storia. Il primo album di Giulia Impache, IN:titolo, è un lavoro d’esordio sorprendente: poliedrico e sfaccettato, tra improvvisazione, pop-rock, elettronica. Una specie di canzoniere contemporaneo, un disco intenso e complesso, tutto da ascoltare.
di La Redazione
Un racconto scritto in una lingua sconosciuta, una testimonianza che scavalca i limiti del tempo per raccontare una storia. Il primo album di Giulia Impache, IN:titolo, è un lavoro d’esordio poliedrico e sfaccettato che mescola presente, passato e futuro in un agglomerato di suoni che rapisce e ipnotizza chi lo ascolta.
Un disco intenso e complesso, capace di armonizzare la sua atmosfera elettronica con una vocalità ammaliante. Giulia si lancia con coraggio in divagazioni che toccano generi che vanno dal pop alla psichedelia, includendo anche riferimenti alla musica antica ed etnica. Un disco d’esordio sorprendente, che lascia presagire un futuro artistico splendente.
 
IN:titolo è composto da un insieme di brani nati da suggestioni diverse, alcune di natura autobiografica e altre da una riflessione sociale. Allo stesso modo le suggestioni musicali sono molteplici: improvvisazione, pop-rock, elettronica.
La raccolta ha iniziato a prendere forma poco a poco come una specie di canzoniere contemporaneo, una raccolta di sonetti o madrigali, e per questo motivo i titoli riprendono l'incipit di ogni brano, così come spesso accade nei testi di poesia antica.

 

Giulia ha collaborato con Jacopo Acquafresca e Andrea Marazzi (produzione e arrangiamento) per il comune gusto e attenzione al suono che li ha portati a sperimentare e a progredire insieme. Il disco negli anni si è modificato ed è cresciuto, si è arricchito della vita che è passata, delle esperienze. Per questo motivo l'uscita è stata molte volte rimandata, ma grazie a questo costituisce per la cantante un personale percorso terapico, uno specchio della crescita e della sua personale visione del mondo.

 

 
"Ho scelto questa foto scattata qualche tempo fa dalla fotografa emergente Luce Berta per vari motivi, tra cui la delicatezza di questa fotografia e l’armonia delle onde create dal velo che mi avvolge. Trovo che rendano il tutto più etereo.
Io e Luce abbiamo iniziato questo percorso insieme, le ho affidato l’immagine del mio progetto fin dall’inizio. Lavorando insieme, spesso anche in simbiosi, la nostra produzione artistica si è lasciata contaminare dalle nostre rispettive ispirazioni. Penso non ci sia aspetto più prezioso nel condividere l’amicizia con un’artista.
La fotografia di Luce è stata adattata da Cecilia Rolfo, graphic designer torinese per la realizzazione finale della Cover del disco.
Il volto in copertina si mostra al pubblico coperto da un abito velato, il mio filtro con la realtà, il velo che mi consente di esserci con delicatezza e lasciare spazio alla mia musica.
 
Dove mi trovo? Da dove vengo? Mi hanno appena depositato dallo spazio o mi ci stanno portando?
IN:titolo dai primi ascolti ti avvolge in un’atmosfera elettro-cosmica, con i suoi suoni sperimentali che si intrecciano insieme a melodie influenzate  dall’ascolto di musica antica intersecata alla line pop e alle sonorità elettroniche.
E io, un po’ aliena in questo universo, mi avvalgo dei suoni per comunicare nel modo più terrestre possibile.
 
Vorrei che i testi delle canzoni che compongono il disco facciano fluttuare con semplicità chi ascolta in delle suggestioni in cui rivedersi.

Per questo i brani hanno dei testi volutamente sospesi, come quelle storie dal finale aperto che lasciano all’immaginazione delle persone la possibilità di crearselo da sé.
Con le parole creo delle immagini che permettono di avvicinarsi al mio mondo e alla mia musica".
 
 
Sul titolo del disco Giulia racconta: "Da sempre sono affascinata dal mondo della fantascienza, mischiato agli anime giapponesi e alla passione per l’epoca medievale e la musica antica. Tutto questo si può ritrovare nel disco IN:titolo.
Perché ho scelto questo nome? Mi sono chiesta: “Come lo intitolo?
IN:titolo!”
Alla fine come si fa a racchiudere un percorso, che dura da anni, di scoperta, studio e sacrifici per la musica in un’unica parola?
IN:titolo è un modo per esorcizzare il fatto che tutto debba essere sempre preso troppo sul serio. Sono una persona ironica e mi piaceva giocare anche con il mondo dell’arte contemporanea, in cui le opere sono spesso prive di titolo".
 
 
 
Track by Track
 
Oh, Girl!
Inizialmente nato e pensato come Intro, mi rendo successivamente conto che aveva tutta una sua personalità e per questo meritava di avere un titolo degno di nota.
Questo brano apre il mio primissimo progetto solista proprio perché rappresenta un risveglio, un invito a farsi sentire dopo un lungo silenzio.
Ragazza, sei pronta?
"Oh girl" racconta del bisogno di dare inizio a qualcosa: il mio disco.
 
In The Dark
Il 25 maggio 2020 in America muore George Floyd. La città di Minneapolis brucia ancora adesso per questo episodio di cronaca.
"In the dark" nasce di getto, è un pianto collettivo che cerca di rispondere alla domanda: perché il mondo è ancora così? È il sound intimo dei miei pensieri, l’elaborazione personale della rabbia e del dolore di fronte all’ingiustizia.
Nessuna parola, perché forse non ce ne sono più. Restiamo sospesi, in silenzio.
È il primo brano che ho fatto uscire in assoluto come Giulia Impache quindi ci sono affezionata. Ho modificati alcuni aspetti e ho volutamente scelto di inserirlo nel disco perché racconta molto bene il mio percorso artistico di ieri, di oggi e di domani.
 
(I’m) looking (for) life
Di solito quando creo un brano prima nasce la melodia e la struttura armonica, poi penso a un tempo e, solo dopo, arrivano le parole e insieme a Jacopo arrangiamo e produciamo il tutto.
Questo brano, invece, è nato in modo diverso. Dal trasporto di Jacopo per la Drum Machine, ho creato un giro armonico su cui è nata spontaneamente una melodia articolata da parole inventate.
Nasce così "Looking life", con una melodia che pare un incontro tra le colonne sonore di David Lynch e Robert Wyatt.
La parte più dura era metterci sopra un testo ma dopo il silenzio, la rottura. L'improvvisazione, il ritmo, le progressioni armoniche e una melodia incalzante mi hanno stimolata all’azione.
Ho iniziato così a scrivere un testo che racconta di una situazione lavorativa personale un po’ scomoda.
"Looking life" narra quella sottile e fastidiosa sensazione di essere presi in giro e di sentirsi impotenti, ma è anche la determinazione che finisca e non ricapiti mai più.
 
Quello che (Outside)
La voce, la mia, come strumento per abbattere le mie barriere personali.
Cantare mi ha salvata da una timidezza letale spesso fraintesa come arroganza e superiorità.
La timidezza fa sbagliare le parole. Confonde le intenzioni. Ci ammutolisce.
Insicurezza e timidezza a volte aleggiano su di me, oscurando la mia luce. La voce è l’unico modo che ho per sconfiggerle. Per non essere fraintesa.
Solo con il canto posso davvero esprimermi, essere me stessa, conoscermi e anche proteggermi.
Quando canto, respiro.
Ho scelto questo pezzo come uno dei singoli del disco perché è uno dei più personali. Affronta un tema a me molto caro e spero possa fare da riparo per chi vive o ha vissuto situazioni come ansia, attacchi di panico e momenti di vulnerabilità.
 
Life is Short
"Life is short" nasce nel 2019 dopo un periodo difficile ed è il primo brano del disco che ho scritto ed eseguito in pubblico da sola.
Il titolo trae le sue origini da un brano a me molto caro: "We Can Work It Out" dei Beatles, band che ha influenzato molto la mia musica.
life is very short and there’s no time for fussing and fighting my friend”
"Non perdiamo tempo e accettiamoci".
La mia prima volta, il mio mantra d’accettazione.
 
Occhi
"Occhi" è il brano con cui mi sono avvicinata alla musica antica, al madrigale. L’ho scelto come singolo perché è un nuovo capitolo del mio percorso musicale, il tentativo che prova a conciliare tutto quello che sono i miei ascolti.
Abbiamo passato un periodo della nostra vita in cui erano solo gli occhi a parlare.
Gli occhi cambiano, patiscono in silenzio, gli stessi occhi che io ho voluto.
 
Ogni cosa
Immagina il puro divertimento tra tre innamorati dell’elettronica e della musica da club: è "Ogni Cosa".
 
Please
"Please" è una riflessione sull'incontro uomo-natura.
La speranza e la necessità di una nuova terra capace di trovare un nuovo ritmo.
 
Sailor (for fin)
"Sailor" è il brano con cui ho scelto di chiudere il disco. Un viaggio che non ho affrontato da sola. Come un capitano circondato da validi marinai, senza di loro tutto può affondare.
 
Bonus track | When my eyes
La decisione di inserire questa traccia come bonus track nasce dal fatto che durante un live abbiamo suonato questo brano composto da Jacopo.
Nonostante esca dalla narrazione del disco, per me questo pezzo riveste un ruolo cruciale a livello musicale: è il punto di arrivo tra le produzioni elettroniche sperimentali di Jacopo acquafresca e andrea marazzi e la mia musicalità fortemente radicata nella melodia e nell’etereo.
Una linea sottile di voce si poggia delicata su una base elettronica portata al suo estremo.
Dopo due anni di lavoro insieme, Jacopo e io ci siamo innamorati di questo brano per la sua saturazione elettronica, unita ad accordi molto semplici su cui si insinua una melodia cinematica. La soundtrack di un film sulla sopravvivenza e sulle esperienze di vita.
 
"Quando i miei occhi sono chiusi
nella mia mente io mi perdo.
Senti la linea sottile tra me e me.
Quando come un* bambin*
tu sai scegliere la tua strada".
 
 
Crediti
 
Testi e musica: Giulia Impache
Produzione: Jacopo Acquafresca e Andrea Marazzi
Mix: Andrea Marazzi
Master: Nick Foglia
 
 
 
Biografia
 
Giulia Impache è una cantante e compositrice italiana. Il suo suono e la sua ricerca musicale esplorano la voce in relazione al corpo su un piano tecnico ed emotivo. Si tiene lontana da etichette e generi, cercando di mantenere la sua natura ibrida, data dalla miscela di influenze che vanno dalla musica antica al folk e dall'ambient all’elettronica “spaziale”. Aperta all'ascolto, è stata in grado di plasmare una miscela stilistica e sonora che coinvolge la voce come strumento per creare suoni avvolgenti, eterei e oscuri.
La sua ricerca mira anche a rompere il legame canonico con le parole. Sperimentando con le sonorità, si trova a parlare nuovi linguaggi basati sulla connotazione, sul fonema libero da qualsiasi legame concettuale predefinito, lo stesso impasto emotivo ed evocativo che un suono può portare.