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REVIEWSLE RECENSIONI
Interstate Gospel
Pistol Annies
2018  (RCA Records Nashville)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS ROCK
7,5/10
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07/11/2018
Pistol Annies
Interstate Gospel
Tre donne, tre anime a confronto, una sorta di sorellanza in musica: tra divertissement e storie di vita vissuta, le Pistol Annies raccontano il pubblico e il privato attraverso una prospettiva tutta al femminile che sa essere sincera e comunicativa

Le Pistol Annies non sbagliano un colpo, e quando decidono di abbandonare le rispettive carriere per abbracciare questo progetto parallelo, filano diritte in vetta alle classifiche di genere. Stiamo parlando di un supergruppo, ovviamente, o forse meglio sarebbe scrivere "Il Supergruppo" country al femminile, visto che questo terzetto è composto niente di meno che da Miranda Lambert, Angaleena Presley e
Ashley Monroe, tre icone del suono nashvilliano doc e autentiche dominatrici delle charts.

Ulteriore peculiarità della band, poi, è che ciascuna delle tre note componenti si è spossessata della propria identità reale per abbracciare un alter ego, Lonestar Annie (Lambert), Holler Annie (Presley) e Hippie Annie (Monroe), cosa che le permette di suonare e cantare creando una diversa prospettiva rispetto a quella che il pubblico già conosce. Nella finzione, infatti, le tre Pistol Annies appaiono un gruppo di donne turbolente e svagate che si dilettano a sfottere il genere maschile, sfruttando l'eccesso di caricatura della propria personalità reale.

Questo in apparenza. In realtà, le tre ragazze utilizzano questa messa in scena per portare frammenti delle loro anime ed esperienze intime delle loro vite personali che evidentemente non hanno il coraggio o la capacità di esplorare altrimenti, usando il regno della finzione quasi come uno scudo per esporre il loro sé disinibito con meno timore di essere artisticamente giudicate.

Nel loro terzo disco insieme, il primo dopo ben cinque anni, trovi, dunque, canzoni che restano in superficie e che ben si adattano all'immagine spregiudicata che le tre vogliono dare di sé stesse: brani come Stop Drop and Roll One, Sugar Daddy e il primo singolo estratto dall'album, Got My Name Changed Back, non sono da prendere troppo sul serio, per quanto possano essere divertenti per l'ascoltatore. È meno arte, è più intrattenimento creato con gran classe attraverso l'escapismo, perfette per sfottere quegli uomini di cui le tre, nella messinscena, fanno man bassa attraverso il loro irresistibile fascino.

Ma dietro l'eleganza femminile del sud e la frivolezza indisciplinata che attraversa il personaggio Pistol Annies, Interstate Gospel è forse il lavoro più impegnativo del trio, sorprendentemente più rivelatore e personale di quanto forse siano i loro sforzi solisti. Se la disinibita facciata delle tre si scontra con le soffocanti usanze del Sud e l'ipocrisia delle piccole città spesso protagoniste delle canzoni, la maggior parte dei testi sono in realtà acuti e profondi, e sono efficacissimi nel mettere alla berlina costumi sociali radicati e antiquati.

E' soprattutto Miranda Lambert a dare profondità a questo nuovo disco ed è la sua turbolenta vita sentimentale a far da sfondo a Interstate Gospel, a creare, cioè, una base seducente e irresistibile per molte delle canzoni. Così, quando ascolti When I Was His Wife, o Masterpiece, o l'introspettiva Milkman, è evidente che Miranda stia parlando di se stessa e della propria vita amorosa. Lo fa con una narrazione ambigua, posizionando il messaggio tra le righe: ma con le altre due al suo fianco, che le danno forza e coraggio, e la copertura del suo alter ego, trova l'onesta per raccontarsi liberamente e mettersi a nudo.

Si comportano egregiamente però anche Ashley Monroe e Angaleena Presley: Best Years of My Life e Leavers Lullaby sono due tra le migliori canzoni che la Monroe ha pubblicato nella sua carriera, e Commissary di Angaleena Presley è un pezzo cupo, psichedelico, di grande impatto emotivo.

Instertate Gospel è, in definitiva, un disco suonato benissimo, e conoscendo la caratura artistica delle tre non c'erano dubbi, e possiede una cifra estetica che sta a metà tra il mainstream e il roots, senza disdegnare però alcune incursioni elettriche che irrorano di grinta la scaletta (lo swamp di Sugar Daddy). Un disco vario, anche musicalmente, dunque, che tiene in vita il personaggio Pistol Annies con brani di facile presa come I Got My Name Changed Back, e suggerisce nel contempo una strada diversa con canzoni intense, profonde, emozionanti, come la splendida Cheyenne, autentico gioiello del lotto, di cui ancora una volta bisogna ringraziare il songwriting sofferto di Miranda Lambert.

Tre donne, tre anime a confronto, una sorta di sorellanza in musica: tra divertissement e storie di vita vissuta, le Pistol Annies raccontano il pubblico e il privato attraverso una prospettiva tutta al femminile che sa essere sincera e comunicativa come la musica country che maneggiano con classe infinita. Realtà o finzione, poco importa: Interstate Gospel resta a prescindere un grande disco.