Dopo soli pochi mesi di attesa, i cinque punk di Parabiago sono pronti a finire ciò che hanno iniziato. Dopo l’EP InEquilibrio (pubblicato nel marzo 2018), i Punkreas tornano con la seconda metà del concept con cui hanno deciso di battezzare il 2018, l’EP InStabile.
Anche in questo caso si tratta di soli 5 pezzi, per un totale di 15 minuti di musica per le casse del vostro stereo. E anche in questo caso la produzione artistica è a due voci: Punkreas più il maestro Oliviero Olly Riva, il quale ha registrato e missato il tutto presso il Rocker Studio di Sesto San Giovanni.
Parlando di riproposizioni, i lettori più attenti si ricorderanno che abbiamo già parlato dei Punkreas a marzo, pubblicando su Loudd un articolo che parlava del nuovo EP e del live d’inaugurazione. Parlando invece di collaborazioni con un certo peso, se in quel caso gli ospiti che rendevano omaggio alla band si erano visti sul palco, questa volta li si ascolta direttamente su disco. Al brano che ha anticipato l’EP, “La Verità”, vediamo infatti la partecipazione di Davide Toffolo alla voce (Tre Allegri Ragazzi Morti), di Fabrizio Sferrazza al sax (ex Meganoidi) e di Stefano Iascone alla tromba (Shandon, Figli di Madre Ignota e produttore dei Cacao Mental).
Da sempre seguiti da un bel numero di fan, con questi due ultimi lavori i Punkreas hanno dimostrato come in Italia si possa fare una musica che rientri in quello che si può definire rock (che nel loro caso è ben mescolato al punk, ma che nel panorama italiano è molto più facile trovare mescolato all’alternative, all’indie o al pop), rendendola al contempo intelligentemente divertente, elegantemente alla mano, capace di affrontare con schiettezza temi attuali e quotidiani, orecchiabile e apprezzabile sia da parte dei fan di vecchia data, sia da parte di un pubblico più generalista, che può quindi permettersi di approcciare la loro musica con un sufficiente agio.
Rispetto al primo EP, che risultava più “in equilibrio” verso il lato più punk dei Punkreas, un po’ più spinto, aggressivo ed esplicito nei testi (più sociali e di denuncia) e nelle sonorità, questo secondo EP risulta nel complesso più “instabile” e catchy. Ripropone infatti sonorità che virano più verso il rock (“Marta” e “La Festa”) e alcune sperimentazioni dal sapore sudamericano (“La Verità”), anche se si riconosce una pennellata più punk soprattutto nella bellissima “Inequilibrio”, che si attesta come la migliore dell’EP anche grazie a dei cori che propongono una bella strizzata d’occhio ai Bad Religion. I testi, invece, riflettono sì sul mondo attuale, ma attraverso una prospettiva un po’ più personale.
Nei testi di “Marta” e “Baci al liceo”, ad esempio, i Punkreas colgono l’occasione per una riflessione in qualche modo più intima sul tempo che passa e sulle evoluzioni, instabili e inattese, che attendono il nostro essere persone che inevitabilmente crescono e si rapportano con il mondo: a volte cambiandolo, a volte essendone cambiate.
“Marta” infatti parla di un’idea, un afflato o una percezione di sé e del mondo ormai abbandonata nei meandri del nostro subconscio, che forse ogni tanto, se siamo attenti, possiamo sentire ridere e ballare. Quasi a ricordarci che se solo volessimo, o ne avessimo il coraggio, potremmo ritrovare la parte che crediamo perduta di noi stessi e riabbracciarla nuovamente per non sentirci più incompleti.
“Baci al liceo” affronta invece le scelte che ognuno di noi si ritrova a fare nella vita e racconta cosa succede quando ci guardiamo indietro per osservarle. Abbiamo una vita normale, di quelle fatte di una macchina, una casa, un lavoro e una famiglia? O abbiamo una vita da rockstar fatta di musica, divertimento e viaggi? Ma soprattutto, quanto ne siamo felici e quanto l’abbiamo scelta consapevolmente? Abbiamo scelto la normalità perché era giusta per noi o perché era “la cosa giusta da fare” e “prima o poi bisogna mettere la testa a posto”? E se abbiamo scelto l’altra strada, quanto ne siamo felici perché era la cosa giusta per noi o quanto ci pentiamo perché l’abbiamo imboccata troppo a cuor leggero?
Certo, anche con quest’ultimo lavoro i Punkreas confermano un suono ormai più “moderno” e pettinato rispetto a quello più punk degli esordi, ma sul palco sono gli stessi cinque ragazzi spettinati di sempre. Sempre pronti a schierarsi per le giuste battaglie sociali e politiche, sempre in prima linea per difendere le loro idee e sempre onesti e diretti nel portarle nei loro testi, che attraverso sonorità più orecchiabili possono e potranno riverberarsi ancora di più nelle menti e tra le labbra di un pubblico sempre più ampio, che ai giorni d’oggi ha sempre più la necessità di essere guidato nel porsi le giuste domande su ciò che lo circonda.
Perché alla fine diciamocelo, di gruppi con un atteggiamento così, in Italia, quanti ne abbiamo?