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REVIEWSLE RECENSIONI
In These Silent Days
Brandi Carlile
2021  (A Low Country Sound/Elektra Records)
IL DISCO DELLA SETTIMANA AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS ROCK POP
8/10
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06/12/2021
Brandi Carlile
In These Silent Days
Il ritorno di Brandi Carlile con un disco calibratissimo, che tiene a bada qualche passato eccesso melodrammatico ed esplora tutte le sfumature del suo eclettico songrwriting.

La carriera di Brandi Carlile, sempre in costante crescendo, è decollata definitivamente nel 2018, quando il suo sesto album in studio, By The Way, I Forgive You, debuttò alla quinta piazza di Billboard 200, ricevette la nomination a cinque Grammy Award, vincendone poi ben tre, e iniziò a ottenere riconoscimenti commerciali anche fuori dai patri confini. In realtà, quel disco, prodotto da “Re Mida” Dave Cobb, pur in un contesto di ottima qualità, risultava a tratti troppo appesantito da arrangiamenti talvolta ridondanti, che tarpavano le ali allo slancio emotivo della proposta.

In questi tre anni, la songwriter originaria di Ravensdale, ha avuto modo di lavorare con calma al nuovo materiale, alternando la scrittura delle canzoni al progetto parallelo delle Highwomen e alla produzione d’ultimo album di Tanya Tucker, While I’m Living, vincitore peraltro di due Grammy. La quarantena e l'isolamento del 2020, insomma, non hanno certo scoraggiato Brandi, semmai l’opposto: le hanno permesso di sviluppare al meglio le proprie idee, di esplorare tutti i confini del proprio songwriting, di tirare a lucido il suono e di riaffermare le proprie ambizioni. Un lavoro di cesello su contenuti e forma, che ha prodotto risultati straordinari.

Quello contenuto in In These Silent Days è, poi, anche il viaggio a ritroso nel tempo di una donna strettamente connessa al 21esimo tempo, che si è ritrovata a esplorare le sonorità pop rock degli anni ’70, con il cuore che batte forte dalla parte di Joni Mitchell ("You And Me On The Rock", ma non solo). Un omaggio, certo, ma anche un forte desiderio di identificazione.

Se è vero che le sue indubbie doti, sia come cantante (quella voce che sa essere limpida e rassicurante, ma anche dolorosa e disperata) che come autrice (il gusto per la melodia di facile presa, ma anche la capacità di scavare in profondità grazie a un inusuale trasporto emotivo) avevano, talvolta, in passato, sbandato verso un surplus di melodramma, oggi trovano, invece, un perfetto equilibrio e una declinazione più asciutta, senza che, tuttavia, venga meno la consueta intensità. Registrato a Nashville e prodotto ancora da Dave Cobb, con la complicità di Shooter Jennings, In These Silent Days è un disco calibratissimo, che pur non introducendo sostanziali novità, dispiega l’intero spettro musicale della Carlile, consolidandone i punti di forza e legando insieme passato e presente in una formula cantautorale (ma non solo), che suona al contempo moderna e famigliare.

L’iniziale "Right In Time", canzone sulle seconde possibilità, raggruma alla perfezione tutti gli elementi di uno stile unico: l’emozionante vibrato della voce, l’equilibrio fra palpiti interiori e teatralità espressiva, la seducente melodia a velare una profonda riflessione sulla propria anima afflitta. La Carlile sa, però, anche graffiare con il rock di "Broken Horses", un ibrido fra Sheryl Crow e gli Who, una cavalcata rabbiosa, che nonostante i momenti di sospensione, esprime un’inusitata furia espressiva, tanto tesa quanto elementare. Se la citata "You And Me On The Rock", conquista con la sua accattivante melodia e i suoi sentori “californiani”, gli archi avvolgenti e le scariche elettriche di "Sinners, Saints And Fools" introducono all’impegno politico, in una riflessione cupa sul fondamentalismo e l’immigrazione, mentre "Stay Gentle" si sviluppa come un acquerello folk delicatissimo, con cui la Carlile si rivolge ai suoi due figli, invitandoli a vivere la propria vita sempre con grazia, nonostante il giudizio degli altri (“trovare gioia nell'oscurità è saggio, anche se penseranno che siete ingenui”).

Una ballata di leggerezza quasi impalpabile, a testimonianza di un eclettismo che diventa amara riflessione negli arpeggi malinconici di "When You‘re Wrong", canzone sul tempo che passa inutilmente quando si è intrappolati in una relazione senza futuro, e nella meditabonda e conclusiva "Throwing Good After Bad", stranamente maestosa nonostante la struttura essenziale, poggiata sulla melodia di un pianoforte accarezzata dalla voce di Brandi, così ricca di sfumature e di urgente pathos.

La Carlile produce musica di alta qualità da anni, e In These Silent Days si aggiunge a questa eredità, risultandone, ai posteri il giudizio definitivo, il bene più prezioso. Il songwriting non è mai stato così buono, e la produzione di Cobb e Jennings è calibratissima: hanno saputo risaltare tutte le doti della musicista, capito quando lasciare che un brano rimanesse scarno, mettendo al centro i testi e la voce, e quando, invece, espandere le sonorità ed enfatizzare la musica.

Il risultato finale è uno dei dischi più intensi di questo 2021: avvincente, seducente, appassionato.