Il video, diretto da Alessandro Sambini e completamente realizzato partendo da stock footage, narra di una persona che si perde in un limbo temporale collocato appena dopo l’inizio della pandemia 2020. A corto di nuove immagini, difficili da produrre date le contingenze, e alla ricerca di una nuova meta personale, decide di farsi strada tra i rimasugli linguistici del periodo storico appena concluso. Una serie di parole catturano la sua attenzione e decide di provare a ridare loro una forma e un ordine.
La scelta di utilizzare solamente stock footage parte sia dalla difficoltà di produrre nuove immagini sia dal fatto che esistono già sufficienti immagini nel mondo. È quindi possibile, in un’ottica ecologico-visiva, pensare di creare nuove narrazioni partendo dal materiale già prodotto. La terminologia esplorata nel video appartiene a una serie di attività economiche, e non solo, che hanno dominato l’esistenza dell’uomo negli ultimi anni. Poterle ritrattare, trovarsi nella condizione di messa in dubbio di questi termini, porta il personaggio a dubitare di se stesso e della liturgia alla quale aveva preso parte fino a poco tempo fa. Le parole abbandonate sul plexiglass trasparente, rimangono sospese e intangibili. Le domande che suscitano, invece, sono cruciali: cosa stiamo abbandonando? Cosa sostituirà quelle parole? Con quali strumenti affronteremo il prossimo futuro?