L’idea di partenza che anima la trama de Il Sonno Del Mattino è decisamente buona: immaginare un mondo futuro sopravvissuto a una catastrofe (nucleare?), che ha però le sembianze del più oscuro e oscurantista medioevo. Nell’Inghilterra creata dalla fantasia di Harris il dominio della Chiesa è totale, la fede religiosa il comun denominatore che lega tanti poveracci alle prese con un’esistenza tetra e senza attesa, la superstizione e il timore di Dio usati come mordacchia per tenere a freno ogni tipo di ribellione, e l’eresia di chi cerca di studiare gli eventi del passato, considerata il più grave dei reati penali e perseguita senza quartiere da tribunali religiosi tramite violenti sistemi coercitivi (tra cui la marchiatura a fuoco).
Su questo contesto distopico, si innesta poi una trama vagamente thriller, che vede il giovane prete Christopher Fairfax indagare sulla morte, all’apparenza accidentale, di un curato di campagna. Le premesse per un romanzo palpitante e affascinante ci sono proprio tutte e le aspettative fin dalle prime pagine sono davvero alte.
Peccato, invece, che il pur bravo Robert Harris, autore di romanzi eccezionali come Fatherland, Enigma, L’ufficiale e La Spia, sia per l’occasione ai minimi termini in fatto d’ispirazione e scrittura. Il romanzo, infatti, procede stancamente, con una prima parte lenta e noiosa, ed accelera solo a metà, senza però quei colpi di scena che farebbero de Il Sonno Del Mattino una lettura quanto meno piacevole.
Al romanzo, infatti, mancano sia il corpo che l’anima, la scrittura è insipida, prevedibile, a tratti puerile; i personaggi sono tagliati con l’accetta e privi di ogni approfondimento psicologico che non sia di grana grossa. E anche l’ambientazione, che poteva essere il fiore all’occhiello del libro, è confusa, sfumata, imprecisa e totalmente priva di fascino. Insomma, il romanzo, si legge per forza d’inerzia, e non c’è veramente nulla che riesca a far trattenere il fiato o a emozionare. E non è un caso che anche il finale, nel quale in teoria tutti i nodi dovrebbero venire al pettine, sia invece frettoloso, forzato e privo degli elementi necessari a giustificare la lettura delle quasi trecento pagine che costituiscono il libro.