All'interno della filmografia di John Carpenter Il signore del male non è tra le pellicole più conosciute del regista originario dello Stato di New York; l'opera non si fregia nemmeno di quella fama di "cult movie" che in effetti molti altri esiti di Carpenter hanno acquisito con il passare del tempo e degli anni.
Pensiamo alla popolarità de Il signore del male e poi a titoli quali La cosa, Grosso guaio a Chinatown, 1997: Fuga da New York, Halloween - La notte delle streghe, Distretto 13 - Le brigate della morte, Christine - La macchina infernale, Essi vivono... insomma, sembra che tra il primo e gli altri film citati non possa esserci proprio paragone, eppure Il signore del male contiene in sé molte delle caratteristiche ricorrenti del cinema di Carpenter e a conti fatti ha ben poco da invidiare ad almeno alcune delle pellicole di cui sopra.
Con questo film Carpenter aggiunge un'altra tacca all'elenco delle sue opere che possono dirsi ben più che riuscite grazie alla capacita del regista nel giocare con una gestione calibratissima della tensione che ci fa apprezzare il film dall'inizio alla fine anche oggi a quasi quarant'anni dalla sua uscita, e non stiamo di certo parlando di un'opera per la cui realizzazione si sono fatti scorrere fiumi e fiumi di denaro.
Presso l'università di Los Angeles Brian Marsh (Jameson Parker) segue le lezioni dell'eccentrico professor Birack (Victor Wong), il docente insegna fisica teorica e cerca di aprire la mente dei suoi studenti a possibilità altre rispetto a quelle che la diffusa concezione di realtà e tempo li porta in maniera naturale a prendere in considerazione.
In realtà Brian, oltre che alle lezioni del professore, presta attenzione ai movimenti della compagna di corso Catherine (Lisa Blount) per la quale nutre un certo interesse. Alla fine di una giornata di lezioni Birack viene contattato da padre Loomis (Donald Pleasance), un prete che chiede un consulto al professore dopo aver scoperto che la Chiesa tiene da tempo immemore nascosto in una parrocchia dismessa un'entità che lo stesso Loomis ha scoperto essere qualcosa di molto simile all'anticristo, una sostanza ancora incorporea che diverse profezie danno in fase di risveglio.
Il professore mette così insieme un gruppo di ricerca composto da suoi studenti senza rivelare loro nei dettagli di cosa stiano andando a occuparsi; oltre a Brian e Catherine del gruppo fanno parte, tra gli altri, il loro compagno Walter (Dennis Dun), la radiologa Susan (Anne Marie Howard), Kelly (Susan Blanchard) e l'esperta in lingue antiche Lisa (Ann Yen). Giunti in questa chiesa periferica e abbandonata il gruppo si troverà poco a poco coinvolto in fenomeni sempre più inspiegabili e inquietanti.
Come si accennava sopra, causa l'insuccesso commerciale del precedente Grosso guaio a Chinatown (del 1986), Carpenter è costretto a realizzare Il signore del male con un budget ridotto; il regista fa di necessità virtù e sforna un film capace di creare tensione fin dalle primissime sequenze grazie a una partitura, dello stesso Carpenter, subdola e anticipatrice, una colonna sonora che mette a disagio lo spettatore con pochissime note, grande talento in questo del Carpenter compositore, autorità da tutti riconosciuta.
Come ambientazione si torna a quelle periferie tetre e degradate che Carpenter ha già esplorato e che ancora ritrarrà in futuro, nella fattispecie qui una chiesa abbandonata, scenari già presenti in film come Distretto 13 o ancora a venire come poi in Essi vivono (dove torna anche una chiesa, e forse non è un caso).
Torna anche il tema dell'assedio caro al regista, qui con un'interessante variante in quanto il gruppo di studiosi protagonisti deve affrontare una minaccia esterna costituita da un folto gruppo di disperati resi simili a zombi dalla presenza custodita nella chiesa (gruppo capeggiato niente meno che dal rocker Alice Cooper) ma anche la minaccia interna costituita dall'entità e dai suoi nuovi adepti che questa si creerà con il passare delle ore.
Nel centrare il fulcro del male in una chiesa (e Carpenter poi lo rifarà ancora) si delinea un contrasto tra religione classica (Loomis), religione occulta (l'anticristo) e scienza (Birack e il suo gruppo), una commistione di temi che sfocia in alcune riflessioni filosofiche (si cita anche Schrodinger) che però non prendono mai il sopravvento su ciò che davvero conta nell'economia del film, ovvero la perfetta gestione di tempi e tensione.
Molto interessante il finale e il tema del sogno ricorrente che diversi protagonisti avranno lungo la durata del film, elementi che donano una sorta di circolarità imperfetta alla narrazione che in chiusura si trasforma in un indovinato quid in più che impreziosisce un lavoro già molto riuscito.
Forse all'epoca Il signore del male non ebbe il successo che avrebbe meritato, forse negli anni il film non è riuscito a ritagliarsi quella nomea di cult come altre opere del Nostro hanno fatto, resta certo che questa è un'opera meritoria indicativa della maestria che Carpenter sfoggiava in quegli anni e che anche grazie a questa opera oggi possiamo ancora continuare a tributargli.