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MAKING MOVIESAL CINEMA
Il racconto dei racconti - Tale of Tales
Matteo Garrone
2015  (01 Distribution)
FANTASTICO DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
20/06/2019
Matteo Garrone
Il racconto dei racconti - Tale of Tales
Usando una versione lievemente imbastardita di un ossimoro, potremmo affermare che Il racconto dei racconti è un film meravigliosamente noioso.

Durante la visione dell'opera di Matteo Garrone mi sono annoiato a più riprese e allo stesso tempo sono contento d'aver visto il film, e ancor di più provo un grande piacere nel pensare che un film come questo Garrone abbia avuto il coraggio di realizzarlo e l'abbia girato qui in Italia. Non sono pazzo, questo lo dico giusto per tranquillizzarvi, almeno non credo di esserlo e in ogni caso, che lo sia o meno, nessuno ha ancora diagnosticato la mia pazzia, quindi fino a prova contraria mi avvalgo della facoltà di credere di esser sano. Sono fermamente convinto che, appurato il ristagnare nel campo della commedi(ol)a nel quale il Cinema italiano è ormai da anni impantanato, tutti i tentativi di creare qualcosa di diverso, di osare ed esplorare generi differenti, vadano lodati se non in alcuni casi addirittura santificati. Sotto questo punto di vista con Il racconto dei racconti Matteo Garrone crea una vera meraviglia, un film che lascia a bocca aperta per il dispiego di energie messe in campo. Si parte dall'adattamento per immagini di tre brevi novelle, delle fiabe in realtà, che affondano nella tradizione popolare, popolana ancor meglio, fiabe tratte da Lo cunto de li cunti, opera del campano Giambattista Basile che negli anni 30 del '600 imbastisce un opera simile al Decamerone di Boccaccio, una raccolta di novelle dal sapore fantastico al quale Garrone guarda per il suo film. Ne esce una sorta di fantasy nostrano che regge benissimo la concorrenza di prodotti internazionali in virtù dell'ottimo lavoro svolto dai comparti tecnici e grazie a un cast di prim'ordine che dispiega fior di attori provenienti da diverse nazioni.

Assistiamo a tre storie amalgamate in un'unica narrazione nella quale i protagonisti dei tre sviluppi si lambiscono solo accidentalmente senza mai influenzare le vicende l'uno degli altri. Tre regnanti, tre regni, una serie di location maestose, fiabesche, selezioni di un territorio italiano spaventosamente bello, castelli all'apparenza inespugnabili, dimore incantevoli, borghi pittoreschi, natura selvaggia e incontaminata, un Paese ritratto nei suoi tratti più meravigliosi, messo completamente al servizio della narrazione e che crea un proscenio naturale sul quale muovere i personaggi diventa oltremodo facile. E che personaggi, signori, vien da dire! Il cast messo in scena da Garrone è stellare: nel regno di Selvascura i regnanti sono la Regina Salma Hayek e il Re John C. Reilly, coppia che non riesce a procreare e che darà frutto solo grazie all'intervento di un negromante e a un grandissimo sacrificio. In seguito al sortilegio attuato per dare un erede alla Regina, le gravidanze saranno due, quella reale e quella di una popolana, due figli identici e albini (Christian e Jordan Lees) che diverranno inseparabili a dispetto del parere contrario della Regina. Il Re di Roccaforte, un viscido Vincent Cassel, invece è un lussurioso perdigiorno che in testa ha una cosa sola (e all'epoca non c'era il calcio e non c'erano le auto); innamoratosi di una donzella dalla voce angelica cade in un tragico errore, la donna è in realtà una vecchia megera che farà di tutto per protrarre la conveniente situazione. Ad Altomonte il regnante Toby Jones (tanto di cappello) tenta con diversi mezzucci di tenere legata a sé la figlia Viola (Bebe Cave), fanciulla che si avvicina a grandi passi all'età da marito, distratto dall'arrivo di una pulce gigante perderà di vista l'interesse per la figlia mettendo il frutto dei suoi stessi lombi in serio pericolo. Ma le donne, si sa, hanno una marcia in più.

I costumi di Parrini sono lussuosi, calzano alla perfezione agli attori e al racconto, la regia di Garrone ci restituisce immagini deliziose, le musiche di Alexandre Desplat sono quanto di più indovinato si potesse scegliere per questo film, le scenografie di Capuani incontestabili, il comparto attoriale nostrano è garantito dai circensi interpretati da Massimo Ceccherini e Alba Rohrwacher, la fotografia di Peter Suschitzky illumina tutto alla perfezione. Il racconto dei racconti è un'opera magniloquente, indiscutibile, che è riuscita a tediarmi non poco. Ma nulla è rimproverabile a Garrone o al film, tutto deriva da una mia personale idiosincrasia per ciò che è fiabesco o fantasy, per un tipo di racconto popolare che semplicemente non tocca le mie corde. In fondo il film non mi è piaciuto un granché ma pazienza, ben vengano film come questo, autori coraggiosi capaci di portarci fuori dalla provincia, lontano dalle dispute dialettali, dai tradimenti, dai quarantenni persi e immaturi, dalle seghe mentali sui cellulari, dalle tette e dai culi in vacanza al mare. Non mi è piaciuto, ma in qualche modo lo ho amato.


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