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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Il popolo dell'autunno
Ray Bradbury
1962  (Urania Mondadori)
LIBRI E ALTRE STORIE
8/10
all THE BOOKSTORE
30/05/2022
Ray Bradbury
Il popolo dell'autunno
Il popolo dell'autunno di Ray Bradbury è una delle proposte più interessanti della collana Urania per i 70 anni della sua storia. Un romanzo che forse ha più dell'horror e del fantastico che della fantascienza, ma che dimostra una volta di più il talento di Bradbury. Consigliato ai fan di Stephen King, che qui troveranno dove egli abbia preso più di qualche idea...

Per la terza uscita che la collana Urania dedica alle celebrazioni dei suoi 70 anni di storia viene dato alle stampe il romanzo Il popolo dell'autunno di Ray Bradbury, opera che in realtà con la fantascienza ha poco a che spartire. Non di meno questa è tra le prime tre proposte quella più interessante e, a parere di chi scrive, anche il romanzo di maggior valore, che dimostra come a Bradbury stia un po' stretta la definizione di "scrittore di fantascienza", avendo egli spaziato su più fronti e ottenuto ottimi risultati, come in questo caso, anche in altri rami della letteratura.

Siamo di fronte a un romanzo che sta più dalle parti dell'horror e del fantastico, distante dalla fantascienza, con echi kinghiani che i fan del "re del brivido" non avranno difficoltà a riconoscere; ovviamente sarebbe più corretto parlare di echi bradburyani in merito ad alcuni libri di King essendo questi arrivati cronologicamente almeno un decennio più tardi rispetto a questo Il popolo dell'autunno. Con una decina di romanzi e parecchie raccolte di racconti all'attivo Bradbury viene considerato uno dei numi tutelari della fantascienza, celebri e consigliati come letture fin dalle scuole dell'obbligo almeno i suoi titoli più noti: Cronache Marziane e Fahrenheit 451. Ma di cosa parla questo Il popolo dell'autunno?

 

Green Town, Illinois. I tredicenni Will Halloway e Jim Nightshade sono amici per la pelle, condividono un mucchio di cose nonostante abbiano caratteri e indole diversi. Siamo alle porte di Halloween, è ottobre, alla ricorrenza manca circa una settimana, l'autunno sereno della cittadina di provincia di Green Town sta per essere travolto da un'ondata di novità all'apparenza eccitante ma in fondo, in maniera nemmeno troppo nascosta, parecchio maligna.

Il cambiamento è preceduto dall'arrivo in città di un venditore di parafulmini, quello che definiremmo un buon uomo, un po' enigmatico, un uomo che anticipa tempeste a venire e offre riparo, dei parafulmini appunto, da tutto ciò che di straordinario e fuori posto la tempesta possa portare. Ed è proprio a Jim che l'uomo consegna uno dei suoi manufatti, un oggetto atto a catturare il fulmine, un costrutto in ferro cosparso dei più strani e variegati simboli di protezione capaci di imbrigliare la terribile energia della natura e tutto ciò che essa trasporta, compreso ciò che è fuori dal comune.

Ma tutto questo è solo un presagio, un anticipo, un antipasto di ciò che arriverà a Green Town con quella corsa notturna, con quel treno che si fermerà vicino al prato sul bordo di quel binario morto. Da lì un Luna Park ambiguo e misterioso e terrificante che libererà per le strade di Green Town i suoi freaks, il suo popolo dell'autunno fatto di streghe e uomini elettrici, nani che prima non erano nani e uomini tatuati, esseri scheletrici e zucchero filato, giostre e labirinti di specchi.

In questo calderone ribollente Will e Jim rischieranno di perdersi trascinando con loro l'anziana maestra di scuola, la signora Foley, e lo stesso padre di Will, il signor Halloway, il triste e stanco custode della biblioteca cittadina.

 

Al di là dei generi d'appartenenza il popolo dell'autunno è un ottimo romanzo, una narrazione venata di malinconia che riflette a più riprese sul passare del tempo, vive di un bellissimo contrasto tra i due giovani protagonisti, uno che ha fretta di crescere, l'altro che vuole godersi l'infanzia, il tempo presente, l'amicizia incondizionata. Bella anche la figura del padre di Will, un uomo solitario, in larga parte intristito da una vita non vissuta appieno e che si vede ormai vecchio, vicino al tramonto e che in qualche maniera, all'interno di questa allegoria del tempo che passa, troverà modo di tentare un tardivo riscatto.

Bradbury usa una prosa affascinante e coinvolgente, il romanzo è costellato da una serie innumerevole di immagini preziose costruite con le parole, metafore che toccano nel profondo, passaggi avvolgenti, c'è inoltre quella capacità di descrivere l'età dell'infanzia e dell'adolescenza che si ritrova con eguale maestria in tantissimo King. Probabilmente il re avrà letto questo romanzo di Bradbury amandolo alla follia. Allo stesso modo l'età del crepuscolo non è descritta in maniera meno accurata, anzi, lo scrittore dell'Illinois dona a tutta la narrazione un sapore crepuscolare che viene spezzato solo dai passaggi più tesi nei quali dominano alcune delle passioni di Bradbury: quella per il circo e per i suoi fenomeni e quella per le atmosfere misteriose e inquiete sottolineate in misura maggiore dal titolo originale dell'opera, Something wicked this way comes.