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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Il Peso
Liz Moore
2022  (NNE)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
19/09/2022
Liz Moore
Il Peso
Un libro che emoziona il lettore senza ricattarlo, un libro che parla d’amore nella sua accezione più ampia, un libro che mi sento di raccomandarvi caldamente, non solo perché fa bene al cuore, ma perché gli uomini speciali come Arthur Opp, meritano di essere conosciuti.

“Alla fine fu questo sentimento a farci sentire vicini e a unirci. Avevo percepito la sua solitudine nell’istante in cui era entrata nella mia classe e capii che molto probabilmente avrebbe avvertito la mia, anche se cercai di evitarglielo, per proteggerla.”

 

Il peso è il secondo romanzo di Liz Moore, scrittrice e musicista americana, che ha ottenuto, sia in America che in Inghilterra, uno straordinario successo di pubblico e critica, al punto da essere stato selezionato per l’International IMPAC Dublin Literary Award.

In effetti, Il peso è davvero un gran bel libro, e lo dico senza troppi giri di parole, perché è capace di coinvolgere il lettore fin dalle primissime pagine, quelle in cui Arthur Opp, uno dei protagonisti, si mette completamente a nudo, raccontandosi in una lunghissima lettera-confessione. È impossibile non provare affetto e tenerezza per quest’uomo di quasi 60 anni, dotato di un’umanità straordinaria e disarmante, e al contempo, prigioniero delle sue paure e insicurezze.

Arthur, per sua stessa ammissione, è “enormemente grasso”. Il suo peso oscilla tra i duecentoventi e i duecentosettanta chili, ma non lo sa con certezza. Un tempo insegnava letteratura all’università, mentre ora, sono più di dieci anni che vive confinato al piano terra della sua grandissima casa di Brooklyn, a New York, e ordina via internet tutto ciò che gli serve. Una casa che è come un “bozzolo”, all’interno della quale si sente sicuro e protetto. Ma d’altro canto, non potrebbe essere diversamente, visto che il suo peso gli impedisce di deambulare liberamente. Bastano sei o sette passi di fila per metterlo al tappeto.

Così, Arthur, pian piano ha ridisegnato la sua vita, infarcendola di tante piccole abitudini che scandiscono la sua quotidianità, fatta di giornate tutte uguali, in cui le singole azioni si ripetono e si susseguono, sempre con lo stesso ordine.  Un po’ per scelta, perché è sempre stato “naturalmente portato alla solitudine” e un po’ a causa della sua condizione fisica, si è congedato dal resto del mondo. “C’era qualcosa di deliziosamente romantico nel sentirmi completamente solo e mi ripetevo che questo mi rendeva più nobile e che la mia solitudine aveva uno scopo, che doveva averlo.” Arthur è solo. Non ha più alcun tipo di contatto con amici o parenti, fatta eccezione per quelli con i fattorini di FedEx o UPS, che accoglie sulla soglia di casa, e che, anche più volte al giorno, si alternano per consegnargli tutto ciò che ha ordinato online, soprattutto cibo, nei confronti del quale prova un amore smisurato. Si sente a suo agio con la propria routine, ed è arrivato a un punto tale della vita in cui, usando il suo peso come alibi, sembra non aspettarsi più nulla.

 

Nella sua esistenza, però, da circa vent’anni, c’è una costante e si chiama Charlene Keller, una sua ex studentessa, “le guance rosa come un tulipano, il viso rotondo come una moneta […] non aveva alcun tipo di propensione naturale per il genere di letteratura che studiavamo. Attribuiva ai personaggi emozioni che, evidentemente, avrebbe provato lei al posto loro, oppure li giudicava come se fossero persone e non creature letterarie”. Charlene Keller, l’unica donna che abbia mai amato. Vivono a poche miglia di distanza, ma non si vedono dai tempi dell’università. La loro storia, nonostante la forte sintonia, era durata una manciata di mesi e si era interrotta sul nascere, e senza un apparente motivo. Però, non si sono mai lasciati andare. Hanno mantenuto vivo il loro rapporto e lo hanno nutrito nel corso degli anni, ben 18, scambiandosi un’infinità di lettere, a cui si sono aggrappati entrambi, nel tentativo di lenire le loro reciproche, ma sempre taciute, sofferenze. Come se quel tacerle avesse potuto guarirli o farle sembrare meno vere.

Un giorno Arthur sente squillare il telefono. È Charlene. Arthur è sorpreso. Emozionato, eccitato e disorientato allo stesso tempo. Erano anni che non sentiva la sua voce, e precisamente, dall’ultima volta che si erano visti faccia a faccia. Gli confida un qualcosa che nelle sue lettere non gli aveva mai scritto: ha un figlio di 17 anni, Kel Keller, l’altro protagonista del romanzo. Gioca a baseball, è molto bravo, ha grandi prospettive davanti a sé, ma non va molto bene a scuola e a breve dovrà iscriversi all’università e così gli chiede se può aiutarlo con la domanda di ammissione.

 

La richiesta di Charlene scombussola Arthur, perché l’idea di rivedere di persona quella donna che per lui contava così tanto e a cui, in tutti quegli anni e in tutte quelle lettere, aveva taciuto il suo lento declino e la sua trasformazione fisica, gli faceva provare un misto di felicità e terrore. Sente, e forse spera, che quella bolla di solitudine, abitudini e menzogne in cui si era confinato sta (finalmente) per esplodere, ed è costretto a fare i conti non solo con se stesso, ma anche con lo stato pietoso in cui versa la sua casa. Sporca, disordinata e trasandata. Però, il desiderio di verità, insieme al bisogno riconnettersi al mondo esterno e soprattutto con Charlene, vincono su tutto. Arthur decide di accettare la “sfida” e sceglie di ritornare alla vita, a piccoli passi, partendo proprio dal rimettere ordine nella sua casa in cui da tempo non ospitava più nessuno.

 

Arrivati a questo punto, che è solo il principio tutto, ciò che accade dopo, dovrete scoprirlo da soli, perché nella storia raccontata da Liz Moore non mancano di certo i colpi di scena. E così, le voci di Arthur e Kel si alternano, svelandoci, pian piano, “il peso” delle loro vite difficili, che scorrono su binari paralleli, dove l’unico punto di contatto sembra essere la figura di Charlene. Da una parte il tentativo di un uomo adulto di riscattarsi e riprendere in mano la propria vita, e dall’altro quello di un giovane uomo di riuscire a costruirsene una dignitosa. Arthur e Kel, così diversi, eppure così simili.

Il peso, quindi, non è solo quello dei chili di troppo, ma è soprattutto un peso metaforico e rappresenta il fardello che ciascuno di noi si porta dietro. Un libro ricco di contrasti emotivi, che affronta con estrema delicatezza temi quali il dolore procurato dalla troppa solitudine, la non accettazione di se stessi, l’accettazione della perdita e la difficoltà delle relazioni umane. Un romanzo toccante e appassionato, in cui tutti i personaggi sono tratteggiati con grande sincerità.

 

Un libro che emoziona il lettore senza ricattarlo, perché la Moore non sceglie mai la strada del melodramma. La narrazione, anche quando affronta momenti particolarmente dolorosi, è composta e non trascende mai.

Un libro che parla d’amore nella sua accezione più ampia: “Una volta provai l’impulso, come mi accade sempre con le persone che mi piacciono e a cui voglio bene, di prendermi cura di lei, di darle semplicemente ciò di cui aveva bisogno.”

Un libro che mi sento di raccomandarvi caldamente, non solo perché fa bene al cuore, ma perché gli uomini speciali come Arthur Opp, meritano di essere conosciuti.