La storia di un cantante ed una band che hanno reinventato un suono e hanno messo la bandiera sulla mappa della musica reggae non in Giamaica, come accade spesso. Infatti Vaughn Benjamin è nato nell'isola caraibica orientale di Antigua il 13 agosto 1969, ha vissuto per molti anni a St. Croix, nelle Isole Vergini americane, dove nel 1989 forma i Midnite con suo fratello Ron Benjamin, bassista e tastierista. L’esperienza musicale di Ron ha fornito uno straordinario equilibrio alla voce eterea di Vaughn che sembra ispirata da uno spirito ancestrale.
In un periodo storico in cui il Roots Reggae non entra più nei palinsesti delle radio mainstream (come poteva essere negli anni ’70 e ’80) ed il business musicale propone modelli produttivi e idoli completamente differenti, Vaughn ha pubblicato ben 1.500 canzoni, 72 album, 61 come Midnite, 11 come Akae Beka e svariate collaborazioni.
Numeri impressionanti, ma soprattutto un’incessante flusso di parole e messaggi saggi, coscienti, di una dirompente forza intima ma allo stesso tempo universale. I suoi testi sono impregnati di versi biblici ed antiche opere filosofiche, incentrati sul tema della liberazione africana e gli insegnamenti di Haile Selassie I. Profondissime riflessioni personali, la trigonometria, il potere dei media, la scienza molecolare, la redenzione, la magia dell’arrivo di un figlio. Citazioni a Machiavelli, a Seneca, a Gesù Cristo e alla sua radicata esistenza da Rasta man. Vaughn è un profeta moderno che attinge alle radici dell’umanità a piene mani, per ricercare e diffondere insegnamenti ancestrali, verità antiche ma quanto mai attuali. “Illusion make the ugly look like the cream of the crop, they never run the race and want to take the victory lap”, così canta in Rastaman Still Stand. L’istantanea della società moderna in poco più di quindici parole, un presa di coscienza, una profezia sull’inevitabile destino di un mondo che premia il vacuo e la corsa al dio denaro.
David Hinds, cantante e chitarrista dei leggendari Steel Pulse, ha ricordato Akae Beka con queste parole. "Vaughn non seguiva le tendenze e non era interessato a rendere le canzoni appetibili per le trasmissioni radiofoniche. Vaughn era concentrato sul rimanere non commerciale”. Ha lasciato un’eredità profondamente influente e distintiva.
Aveva avvolto intorno a sé stesso ed ai membri della band un mantello composto da riservatezza, accurata privacy e poca esposizione mediatica, che probabilmente gli donava la giusta tranquillità per meditare e scrivere i suoi testi intrisi di domande e altrettante risposte mai banali. La musica di Vaughn Benjamin è alla stregua di una guida spirituale, un libro che puoi aprire casualmente in ogni punto e ritrovare insegnamenti, spunti di riflessione, approfondimenti filosofici. Una torcia accesa ad illuminare l’integrità morale di Vaughn ed idealmente di tutti i rasta, in una società dalle mani sporche di sangue, costante creatrice di ingiustizie, che innalza i suoi malefici simboli e che incrementa quotidianamente i suoi business a discapito anche della vivibilità stessa del nostro pianeta.
Scoprire la musica di Akae Beka ti restituisce il senso della rivelazione, ti sembra di vedere la luce dopo un lungo periodo al buio. Eppure la comprensione dei testi non sempre è di facile approccio, a volte i concetti arrivano criptici o richiedono una profonda conoscenza del mondo che lui descrive e che realmente vive. Altre volte il messaggio è diretto e deciso, ripetuto come un mantra, hai tutto il tempo di ragionarci, approfondirlo e farlo tuo.
“Love the life you live, lead the life you love. Your body is your temple. Your one and only temple. Your body is mortal, your acts are immortal” canta Vaughn nel brano” Love the life you live”. Con il suo atteggiamento regale, il suo chanting incalzante ed ipnotico, ti comunica, in poche parole, concetti cruciali e fondamentali su cui potresti basare l’intera tua esistenza. Nella sua voce c’è il gospel, il soul, il roots spirituale, la dub poetry, la magia. Vaughn, nelle sue esibizioni live (a cui ho avuto il piacere di assistere), sembrava quasi sostenere la sofferenza dell’intero mondo sulle sue spalle, è innegabile che percepisse come sue le ingiustizie universali, soprattutto quelle perpetuate nei confronti dei popoli africani, nel presente come nel passato. Una similitudine evidente con il modo di esibirsi di Bob Marley che, a sua volta, sembrava frustare la sua chitarra come a percuotere il sistema corrotto di babylon, le cui nefandezze tanto lo tormentavano.
C’è chi ha notato come Vaughn sia deceduto 83 giorni dopo il suo compleanno, esattamente come Bob Marley, attribuendo al numero 8 la simbologia dell’infinito e al 3 quella della Trinità. Qualcuno ha avanzato teorie differenti riguardo la sua morte, supportando tesi di omicidio o avvelenamento, finora non confermate né supportate da prove reali.
La morte fisica di Vaughn Benjamin è stato un duro colpo per la comunità roots reggae internazionale e non solo. Tantissimi colleghi lo hanno tributato, da Protoje, che lo ha definito “la sua più grande fonte d’ispirazione”, a Jah9 che ha parlato di Vaughn come “la più straordinaria icona culturale della sua generazione.” L’intera comunità reggae internazionale gli ha dedicato post, messaggi, ringraziamenti ed espresso il profondo dolore per non avere più con loro un’anima ispirata, una mente acuta ed un profeta come Vaughn Benjamin. Un incorruttibile Rasta che non sognava le luci della fama a tutti i costi, più velocemente possibile, ma che piuttosto ha preferito lasciare più di 1500 testi come simbolo e testimonianza della sua intensa esistenza in questo mondo. Un lascito prezioso, che farà vivere la sua anima in eterno.