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MAKING MOVIESAL CINEMA
Il labirinto del fauno
Guillermo del Toro
2006  (Warner Bros.)
FANTASTICO DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
05/02/2021
Guillermo del Toro
Il labirinto del fauno
Il piglio dato dal regista messicano al film è quello della fiaba, i toni però sono parecchio cupi, le creature magiche inquietanti, lontane dall'essere gradevoli sia nei modi che alla vista, anche loro sono forse una prova da superare, una diffidenza da scavalcare per arrivare a qualcosa di degno che cancelli l'orrore del reale.

Con un miscuglio di fantasy venato d'horror e un'ambientazione armoniosamente complementare a questa, calata nel racconto d'impianto storico (nella fattispecie siamo nella Spagna del franchismo, gli anni sono quelli della Seconda Guerra Mondiale) Guillermo Del Toro confeziona una bella fiaba nera, con una struttura e con dei personaggi che potrebbero facilmente affascinare anche il pubblico più giovane. Tuttavia Del Toro, per non edulcorare quelli che sono stati anni durissimi per gli oppositori del regime, non lesina nella rappresentazione della violenza così che due o tre sequenze del film risultano effettivamente forti per i più giovani e il protagonista negativo, il Capitano Vidal, appare di conseguenza come un personaggio oltremodo crudele, odiato da tutti, forse anche da sé stesso, vero mostro, più delle creature mostruose che abitano il mondo fatato con il quale verrà a contatto Ofelia.

Il regime oppressivo in Spagna sta ormai conquistando tutto il Paese, in un piccolo villaggio ai piedi delle montagne si è acquartierato un contingente militare agli ordini del dispotico Capitano Vidal (Sergi López) in caccia di alcuni ribelli nascosti nei boschi circostanti. Il Capitano è in attesa dell'arrivo della moglie Carmen (Ariadna Gil), incinta del suo primogenito, e della figliastra Ofelia (Ivana Baquero) che la donna ebbe da un precedente matrimonio. Lungo il tragitto, durante una sosta, Ofelia si imbatte in uno strano totem dal quale fuoriesce un insetto che alla bambina sembra da subito una fatina. Una volta al villaggio, Ofelia rivede lo strano insetto e da questi viene condotta attraverso un portale nascosto in un mondo incantato dove incontrerà il fauno del titolo (Doug Jones) che le racconterà di come la bambina sia la reincarnazione della principessa Moana dandole istruzioni per poter ritornare nel mondo d'origine, cosa possibile solo dopo il superamento di tre prove. Così, mentre nel villaggio continuano le nefandezze del Capitano, gli scontri con i ribelli e la resistenza di alcuni abitanti rimasti fedeli agli uomini sulle montagne, Ofelia inizia a confrontarsi con la realtà di questo nuovo mondo, con l'ambiguità del fauno e con una serie di creature poco rassicuranti.

Il piglio dato dal regista messicano al film è quello della fiaba, i toni però sono parecchio cupi, le creature magiche inquietanti, lontane dall'essere gradevoli sia nei modi che alla vista, anche loro sono forse una prova da superare, una diffidenza da scavalcare per arrivare a qualcosa di degno che cancelli l'orrore del reale. L'impianto visivo è tanto inquieto quanto mirabilmente riprodotto, il look del fauno, quello delle fatine, quello della creatura con gli occhi sulle mani e in generale di tutte le scenografie più vicine al lato fantastico del film, riconducono a un aspetto oscuro della natura, tutti elementi che hanno valso al film ben tre statuette dell'Academy nelle categorie fotografia, scenografia e trucco, tutte ampiamente meritate, Il labirinto del fauno presenta uno stile visivamente coerente per l'intera durata del film che rappresenta buona parte della riuscita dello stesso. Quello che inoltre colpisce è la scelta del regista di non attenuare crudeltà e violenza in un prodotto che altrimenti sarebbe stato un'opera perfetta per ragazzi, l'ambiente storico poteva essere molto interessante anche per loro e il lato fantastico di sicura presa, invece Del Toro, come da lui stesso dichiarato, decide di mostrare l'orrore delle dittature per quello che è con la ferma intenzione di non tratteggiare personaggi indegni meno peggio di quel che furono i loro simili nella realtà. La sceneggiatura è semplice ma non manca di intrigare anche lo spettatore adulto, almeno quello predisposto al genere, indubbiamente aiutata dal comparto visivo. Nel complesso ne esce davvero un buon film che condanna le ideologie basate sul sopruso e dà modo a Del Toro di occuparsi di Storia sfogando tutta la sua passione per il lato fantastico della narrazione.


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