A conti fatti è andata male, però Tirabassi in effetti non ha fatto un cattivo lavoro, sicuramente qualcosa è sfuggito di mano, Il grande salto non tiene il giusto ritmo per tutta la durata del film, però gode di una bella partenza, momenti sinceramente divertenti sparsi qua e là e soprattutto di una bella alchimia tra i due bravi attori che ci riportano ai tempi di Distretto di Polizia senza sconfinare nei toni di un certo tipo di fiction oggi un poco sorpassata. Il Tirabassi attore e il suo sodale Ricky Memphis sono una gran bella coppia comica, hanno i tempi giusti e sono rodatissimi, si conoscono da tempo e funzionano a meraviglia negli scambi di battute. La sceneggiatura dello stesso Tirabassi (con il Torre di Boris e Costantini) perde qualche colpo ma sottolinea bene la condizione di perdenti dei due protagonisti, sconfitti sempre, loro malgrado, perché non c'è mai una volta che ai due non vada storta, e alla fine questa propensione al fallimento si rivela essere il vero punto di forza di un film parecchio imperfetto.
Dopo quattro anni di carcere Rufetto (Giorgio Tirabassi) torna a casa dalla moglie Anna (Roberta Mattei) e dal figlio Luca. In realtà torna a casa dei suoceri, perché la famiglia di Rufetto non ha niente e vive sulle spalle di Aldo (Gianfelice Imparato) e Maria (Paola Tiziana Cruciani), i genitori di Anna. Rufetto ormai ha la sua età, pregiudicato, non ha attitudine per il lavoro, manca di volontà e tutto ciò che sa fare è rubare, e neanche quello gli riesce troppo bene. Vista la situazione di convivenza sempre più belligerante con un suocero che non ne può più di avere in casa un genero buono a nulla e delinquente, Rufetto decide che è venuto il momento di fare il grande colpo, quello con cui cambiare vita, e coinvolge nell'impresa il suo socio di sempre Nello (Ricky Memphis), altro personaggio che te lo raccomando, impacciato, solitario, costretto a vivere in uno scantinato ammuffito, abbruttito su una brandina sporca e malconcia. Ma per Nello e Rufetto la ruota del destino non sembra girare mai per il verso giusto, alla fine sarà proprio il suocero Aldo a fornire a Rufetto l'aggancio per un nuovo lavoretto, quello per fare definitivamente il grande salto.
Personaggi senza arte né parte, imbranati anche nel delinquere e orbitanti in una Roma periferica, non possono che venire in mente I soliti ignoti di Monicelli di cui il film di Tirabassi non riesce a rinverdire i fasti nemmeno lontanamente, lo scarto è troppo grande, rimane comunque un bel lavoro di caratterizzazione sui personaggi, soprattutto su Rufetto costruito dall'attore in maniera davvero convincente. Alla fine il film risulta anche "caruccio" che è un termine che un appassionato di Cinema non vorrebbe mai usare perché sa un po' di occasione sprecata o non colta fino in fondo. Il grande salto si lascia guardare volentieri in virtù delle cose buone sopra elencate, alla fine però non graffia troppo e non lascia il segno, non bastano a elevarlo da un esito discreto nemmeno le amichevoli comparsate di Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Lillo (delle tre la più divertente), un po' un peccato perché i numeri Tirabassi sembra averli, probabilmente c'è da mettere a fuoco la struttura del racconto, cesellare sulla sceneggiatura e riprovare, non è detto che al prossimo colpo il salto non lo si riesca a fare, magari non necessariamente così grande, ma per come è messa la nostra commedia anche un piccolo balzello potrebbe bastare.