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MAKING MOVIESAL CINEMA
Il Filo Nascosto
Paul Thomas Anderson
2017  (Universal Pictures)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
31/10/2019
Paul Thomas Anderson
Il Filo Nascosto
Paul Thomas Anderson rientra tra gli autori sui quali piace tracciare rotte e cercare "sottotesti". E se tirassimo un bel filo nascosto tra la coralità dei suoi primi film e il punto focale sul protagonista (quasi) unico di quest'ultimo?

Per un certo tipo di Cinema, quello realizzato da una serie di autori che ormai sono vere e proprie griffe, sembra ormai che più che della storia narrata in sé, della regia, della messa in scena, si faccia a gara per occuparsi dei "sottotesti", del filo nascosto che può portare il film su un altro piano di lettura, così da vedere dietro una storia d'amore (o dietro a qualsiasi altra cosa) una metafora della vita (e questo spesso può accadere) o sempre più di frequente si va a cercare un parallelo sullo stato del Cinema stesso, come se tutto fosse sempre e sempre debba essere un discorso sull'immagine, sul ruolo della finzione, sul futuro del Cinema, sulla sua morte, neanche questo fosse il Rock 'n roll. Ovviamente quest'ultima affermazione vuole essere un po' una provocazione. E così si tracciano percorsi, si cercano significati ovunque. E se l'ultimo film che abbiamo visto fosse solo un film? Il girato di un regista che voleva semplicemente narrare una storia? No, impossibile, mica siamo rimasti all'età della pietra della riflessione sul Cinema (non ho volutamente usato la parola critica perché non ho tale presunzione).

Paul Thomas Anderson rientra tra gli autori sui quali piace tracciare rotte e cercare "sottotesti". E se tirassimo un bel filo nascosto tra la coralità dei suoi primi film e il punto focale sul protagonista (quasi) unico di quest'ultimo? E se mettessimo a paragone il gesto concreto, come può essere quello di cucire e confezionare un abito, con un'improvvisa e scrosciante pioggia di rane? E se il fil rouge fosse posto tra l'istrionismo di un Tom Cruise incontenibile e l'esercizio compito di un Daniel Day Lewis immenso? E la potenza de Il petroliere come la inseriamo nel contesto? E se questi "sottotesti", così come l'indubbiamente splendida ricerca formale, alla fine facessero un poco male al cuore, alla pancia e magari anche a qualcos'altro? (come a dire che forse, a volte, questi sottotesti e chi li cerca ci hanno anche un po' rotto le palle).

Il filo nascosto, uno dei più apprezzati degli ultimi anni, è un bel film che regala qualche emozione ma che non manca di alzare un velo tra sé stesso e l'animo dello spettatore, chiuso su un'estetica formale di altissimo livello, una regia preziosa, interpretazioni sublimi (Daniel Day Lewis davvero splendido) e sì, magari anche su questi cazzo di sottotesti, non riesce ad annullare una distanza che impedisce a fine visione di provare un pieno senso di appagamento, rimane una certa freddezza, che forse rispecchia il carattere del protagonista, ma che non si riesce a scrollarsi di dosso. Indubbiamente i meriti ci sono tutti, impeccabile la ricostruzione d'epoca (siamo nei 50 del '900), ovviamente non poteva essere da meno il lavoro fatto sui costumi, ma lo stupore anche caotico di Magnolia, la potenza violenta de Il petroliere dove sono? Non vorrei si fossero persi in qualche "sottotesto".

Londra. Reynolds Woodcock (Daniel Day Lewis) è uno stilista e sarto di grande successo, crea abiti per le famiglie reali d'Europa assistito dal prezioso aiuto della sorella Cyril (Lesley Manville) e da uno stuolo di artigiani. Reynolds è completamente immerso nel suo lavoro e in sé stesso, uomo autoriferito ed egoista poco si cura di sentimenti e bisogni degli altri, sostenuto nel suo comportamento da una sorella ormai divenuta una seconda madre. Durante un periodo di riposo nella casa in campagna, l'uomo incontra la cameriera Alma (Vicky Krieps) e se ne invaghisce, rendendola ben presto la sua modella e fonte d'ispirazione per nuovi lavori. Con il passare del tempo il rapporto tra i due cementifica ma Alma dovrà fare i conti con un uomo incapace di vedere oltre sé stesso, dovendo così trovare un modo per riequilibrare il rapporto e rendersi per Reynolds indispensabile.

Nella prima parte del film, lungo l'incontro tra i due protagonisti, il personaggio di Reynolds si cuce addosso un'aura di fascino raramente vista nel Cinema degli ultimi anni, Anderson asseconda al meglio questa caratteristica con riprese su oggetti, luoghi e persone con un'intensa propensione alla bellezza, quadri sublimi da rimirare, il tutto sostenuto da un décor e da una partitura per piano (Jonny Greenwood dei Radiohead) onnipresente e mai invasiva che donano ancor maggior armonia alle riprese del regista. Le prove di Lewis e della Krieps fanno il resto, in una storia d'amore, di rapporti e d'umanità che solo in pochi momenti riesce a toccare il cuore. Troppa distanza tra autore e spettatore, ottimo saggio per chi vuole imparare come guardare le cose, dove piazzare una camera, come costruire un'ambiente. Il calore, il cuore però stanno da un'altra parte.


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