Per il ruolo del ferroviere protagonista del film Germi ci mette letteralmente la faccia interpretando in prima persona Andrea Marcocci, macchinista e padre di tre figli da mantenere in un'Italia dove le difficoltà sono ancora molte. Il film gioca tra impegno civile, presa di posizione politica e sentimentalismo in quelle che sono le dinamiche familiari, ben espresse dall'osservazione dei vari membri da parte del piccolo Sandro (Edoardo Nevola, attore e soprattutto doppiatore) con il quale il pubblico empatizza dopo mezzo minuto dalla sua comparsa in scena. Proprio la deriva sentimentale valse qualche critica al film che trova invece un equilibrio finissimo dove il melodramma non va mai a soverchiare l'impianto sociologico della storia.
Andrea Marcocci fa il macchinista per le ferrovie, nei suoi viaggi è accompagnato dal collega e amico Gigi (Saro Urzì), a casa lo aspettano la moglie Sara (Luisa Della Noce), la figlia in età da marito Giulia (Sylva Koscina), il figlio sfaccendato Marcello (Renato Speziali) e il piccolo Sandro, affezionato al padre, sensibile e refrattario allo studio. Quello di Andrea è un buon impiego per i tempi, ma la sua propensione per il vino e le serate con gli amici e le incomprensioni con i due figli maggiori creeranno diversi contrasti in famiglia: Marcello tende a mettersi nei guai in cerca di guadagni facili, Giulia rimane incinta e sarà costretta dal padre a sposare un uomo che lei non ama e che non la ama (Carlo Giuffré). Dato il dolore di Sara per il disgregamento familiare, sembra toccare al piccolo Sandro l'incombenza di riportare il padre alla ragione ma il destino si accanirà contro Andrea, durante uno dei suoi viaggi un uomo si suiciderà gettandosi davanti al treno in corsa guidato da Marcocci, questi sconvolto commetterà un errore che lo porterà a rischiare il posto di lavoro tanto duramente guadagnato.
È fuor di dubbio che Il ferroviere sia prima di tutto un melodramma; dietro le vicissitudini della famiglia Marcocci, non solo quelle del padre Andrea, si costruisce un impianto che tocca con realismo i temi nodali della vita di quegli anni: innanzitutto c'è il confronto generazionale con figli che non credono più ciecamente a un'istituzione come quella familiare allo stesso modo in cui facevano i loro genitori, è una rottura importantissima e che deve aver pesato in maniera atroce su molti giovani e sui loro padri e madri, nella fattispecie Giulia rifiuta una vita insieme al padre di suo figlio (che morirà durante il parto) e lo stesso fa il marito Renato, condizione inaccettabile per un uomo di tradizione come Andrea, un vero dramma che si unisce alla difficoltà di occupazione (di Marcello) e alla vita dura degli operai in relazione alla quale Germi ha il coraggio di scoccare critiche pungenti alle istituzioni sindacali, scelta per la quale venne ovviamente molto criticato da una certa sinistra; si mettono anche in scena le rivendicazioni, gli scioperi, la divisione tra lavoratori. Inoltre una sorta di infelicità quasi endemica al nucleo familiare viene chiarificata ed esposta dalle parole amare di una Luisa Dalla Noce inappuntabile, Germi lascia spazio alla speranza ma ci ricorda che la vita è fatta anche da brutte sorprese e dolore. A smorzare i toni drammatici la simpatia naturale del piccolo Sandro, occhio vigile sulle situazioni e cuore pieno di buoni sentimenti per tutti. Ottimo film del nostro neorealismo che può affiancare senza vergogna pellicole più note come Ladri di biciclette, Riso amaro e altri grandi titoli ai quali è stato in maniera unanime attribuito lo status di capolavori.