Chi approcciasse per la prima volta il Woody Allen degli albori, conoscendone magari solo le più recenti fatiche, si troverebbe davanti a un cinema decisamente diverso da quello al quale il regista newyorkese ci ha abituato negli ultimi decenni (e non solo), incappando in una comicità differente, più demenziale e diretta, in strutture narrative meno articolate e più libere, nella fattispecie la narrazione procede per accumulo (sempre coerente e consequenziale) di gag e battute, situazioni strampalate e ridicolaggini, garantendo peraltro una frequenza di risate per minuto decisamente alta.
Anche il personaggio interpretato da Allen in tanti film, il suo "tipo umano", il newyorkese di origine ebraica un po' ipocondriaco, insicuro, preda dell'ansia e dell'inadeguatezza con la favella sciolta e straripante, è qui presente solo con alcune di queste caratteristiche, un "work in progress" già molto efficace ma ancora da compiersi nell'arrivare a quel modello definitivo che in moltissimi hanno (abbiamo) amato e amano ancor oggi, magari con un po' di magone quando capita di vedere nelle opere recenti di Allen proprio "quel" personaggio interpretato da qualcun altro. Ricordiamoci che il regista conta ormai quasi novanta primavere, stare davanti alla macchina da presa è ormai impresa improba sia per la fatica puramente fisica sia perché i personaggi da lui scritti spesso proprio novantenni non sono e richiedono quindi interpreti diversi.
È un Allen, quello de Il dittatore dello Stato libero di Bananas, che oltre a divertire graffia anche un po', seppur lo stesso autore disconosce i rimarcati intenti politici che tanta critica attribuì al film negli anni della sua uscita.
Fielding Mellish (Woody Allen) lavora come collaudatore di attrezzature strampalate per una grossa azienda statunitense. Mentre in Sud America, nello stato di Bananas, si compie un colpo di stato per il quale sale al potere il dittatore Emilio Molina-Vargas (Carlos Montalbán), Fielding incontra la giovane e politicamente impegnata Nancy (Louise Lasser), una donna molto piacente che sta raccogliendo firme affinché gli Stati Uniti non appoggino ciò che sta accadendo nel Bananas ma anzi sostengano la rivoluzione per la libertà portata avanti dal comandante dei ribelli Castrado (Jacobo Morales).
Fielding, assolutamente disinteressato all'argomento, coglie la scusa per frequentare Nancy finché questa non lo mollerà perché in cerca di un uomo più maturo e deciso. Con l'intento di dare una svolta alla sua vita e magari riconquistare la giovane, Fielding si reca in Bananas dove viene preso in mezzo tra Vargas che lo vorrebbe eliminare per far poi ricadere la colpa sui ribelli e così inimicare loro l'opinione pubblica U.S.A. e Castrado che lo vorrebbe tra i comandanti della rivoluzione. Ovviamente ne scaturiranno situazioni deliranti.
Il dittatore dello Stato libero di Bananas è comicità pura; nonostante l'amalgama sia coerente e ben tenuta insieme nel suo complesso, è evidente come Allen in questo film, ma in generale nella sua prima fase di carriera, avesse in mente principalmente la gag, l'uscita comica, il fuoco di fila di battute che qui funziona a meraviglia e regge senza interruzioni per l'intera durata di un film divertentissimo.
Ci sono in sviluppo già accenni ai temi del grande Allen futuro: il rapporto complicato con le donne, qui rappresentate da Louise Lasser (che di Allen è stata la seconda moglie), le insicurezze, la costruzione del suo tipo umano, le battute ficcanti e argute; non manca quindi il personaggio "Allen" di cui il mondo si è innamorato, ma manca ancora, almeno in parte, il regista, lo scrittore che andrà in futuro via via a concentrarsi su narrazioni più compiute e meno demenziali.
Il film regge benissimo al passare del tempo, uscito da più di cinquant'anni Bananas (titolo originale più conciso) non ha perso un grammo della sua dirompente forza comica; in aiuto alla macchina delle gag (che in realtà di aiuti non ha bisogno) arrivano diverse stoccate al mondo della televisione con un'anticipazione di quello che è l'ormai acclarata propensione delle tv all'infotainment qui spettacolarizzato in maniera comica ben oltre il limite della decenza, e sappiamo tutti che ormai alcune trasmissioni di informazione la decenza l'abbiano dimenticata da tempo.
Non mancano riferimenti alla religione (bellissima la scena del crick) ma nemmeno la passione di Allen per il cinema, passato (la carrozzina de La corazzata Potëmkin) e futuro (un Sylvester Stallone alle primissime apparizioni). Frecciate politiche arrivano al sistema dittatoriale di alcune "repubbliche delle banane" ma non si risparmiano nemmeno rivoluzionari e Governo statunitense, insomma, si prende in giro proprio tutti. Bellissima scelta per i titoli di testa di una commedia divertente e intelligente che ancor oggi merita più di una visione e che segna un passaggio fondamentale nella formazione del primo Woody Allen.