È l’estate del 1975 quando Barbara Van Laar, adolescente problematica, scompare da Camp Emerson, il campo estivo fondato dalla sua ricca famiglia nel parco delle Adirondack. La notizia fa subito scalpore: anni prima anche suo fratello Bear è sparito nei boschi in circostanze misteriose, e non è mai stato ritrovato. La giovane investigatrice Judyta Luptack comprende subito che tutti nascondono qualcosa: gli uomini della famiglia, che ai tempi di Bear hanno tardato a chiamare i soccorsi; la madre dei ragazzi, incapace di riprendersi dal dolore; il capitano della polizia, che ancora una volta ha fretta di trovare un colpevole, e Tracy, l’unica amica di Barbara al campo e l’unica a conoscere i suoi movimenti segreti. Mentre le indagini procedono, passato e presente si intrecciano, mettendo in luce tradimenti, menzogne, conflitti e giochi di potere. In questo sontuoso romanzo, Liz Moore mescola thriller e dramma familiare, raccontando una comunità dove ricchezza e benessere diventano gabbie che imprigionano affetti, desideri e ambizioni. Con uno stile limpido e ammaliante, Il dio dei boschi si addentra nelle contraddizioni umane come nel folto di una foresta impenetrabile, e ci consegna un ritratto memorabile della giovinezza, dell’amicizia e delle seconde possibilità che la vita concede quando si ha il coraggio di cambiarne le regole.
Questo libro è per chi affida un desiderio inconfessato a una stella cadente, per chi ha amato Dio di illusioni di Donna Tartt, per chi durante una tempesta ha trovato rifugio tra i rami di un abete, e per chi ricorda con affetto quel momento della vita che è come prendere fiato prima di parlare: un’ultima, dolce pausa prima di rivelare al mondo la propria natura.
Come già nei precedenti Il Mondo Invisibile (2016) e I Cieli Di Filadelfia (2020), Liz Moore abbraccia il genere thriller con risultati sorprendenti. Eppure, chi segue la scrittrice americana fin dalla pubblicazione di quel capolavoro intitolato Il Peso (2012), sa bene che la trama poliziesca è solo uno strattagemma per poter affrontare temi ben più complessi e dar vita a opere di maggior spessore.
Il Dio Dei Boschi è un puzzle cronologico (la vicenda si svolge nell’arco temporale di venticinque anni, dal 1950 all’estate del 1975), e spetta al lettore ricomporre le tessere opportunamente distribuite nel corso delle cinquecentocinquanta pagine di cui si compone il romanzo, per giungere alla comprensione della drammatica vicenda narrata.
Due sparizioni, quelle dei fratelli Van Laar, la prima del piccolo Bear, avvenuta nel 1961, e poi, quella successiva dell’adolescente Barbara, che scompare nell’agosto del 1975, il tempo presente della narrazione. Fulcro della vicenda la tenuta della ricca famiglia Van Laar e Camp Emerson, il campo estivo annesso in cui adolescenti di famiglie notabili vengono a passare l’estate. Un luogo incantevole, immerso in una natura selvaggia non ancora contaminata dalla mano dell’uomo, su cui domina Fiducia In Se Stessi, il lussuoso resort dei Van Laar, proprietari dell’intera regione.
Una famiglia di ricchi possidenti e banchieri, faccia spregiudicata di un’alta borghesia sensibile solo al denaro e alla propria reputazione, incapace di intrattenere rapporti che non siano motivati da interessi, arrogante nei confronti dei subalterni, anaffettiva nei confronti della propria prole, vista solo come uno strumento per perpetrare il potere nel futuro (Bear) o uno sgradevole e fastidioso contrattempo da tenere il più possibile lontano da occhi indiscreti (Barbara).
Attorno a questo microcosmo del privilegio e all’apparente quiete del campus estivo, si dipana la trama emozionante di un romanzo che, pagina dopo pagina, svela i propri misteri, in un crescendo drammatico e appassionante.
Mentre le figure maschili, per quanto abilmente tratteggiate, rivestono un ruolo del tutto marginale, l’universo femminile raccontato dalla Moore è tale da rimanere impresso nella mente ben oltre la fine del romanzo. La scrittrice prende per mano le sue protagoniste e le accompagna in questo viaggio metaforico attraverso il bosco, una sorta di non luogo in cui perdersi o ritrovarsi, un universo parallelo che nasconde la morte ma anche una possibilità di rinascita.
La riottosa Barbara, ragazzina ricalcitrante di fronte alle regole e sedotta dalla nascente ondata punk, Judyta, inesperta ma determinata detective, alla ricerca di una propria identità, TJ, androgina e grintosa direttrice del campus, Louise, bellissima coordinatrice, che cammina senza speranza sui cocci dei suoi mille sogni infranti, Alice, madre di Bear e Barbara, donna debole e rassegnata, ingranaggio difettoso nell’apparente ben oliata macchina Van Laar, e Tracy, adolescente timida e introversa, che cerca disperatamente un modello da imitare, sono i personaggi indimenticabili di un romanzo che, per quanto ponderoso, risucchia il lettore verso un finale catartico, in cui giustizia è fatta e il futuro torna a sorridere. Non mancano, poi, numerosi colpi di scena, valore aggiunto di questo ennesimo, straordinario libro, di una delle migliori scrittrici americane in attività.