La canzone che dà il titolo al disco è una morbida ballad per pianoforte e voce con arrangiamenti quasi orchestrali, in cui la cosa che domina è comunque il testo. C'è spazio anche per sonorità alternative rock e momenti anche abbastanza aggressivi, e questo contribuisce a rendere il disco molto vario e piacevole.
“L'intimità delle stelle” è una dimostrazione della poetica di Campostrini, che spesso si esprime in prima persona, come un ricordo o un racconto, il gusto per una frase ad effetto.
“ACDC” conquista con simpatia, “io non cambio mai come gli Ac/Dc” è un'ottima dichiarazione di intenti ed anche la successiva “Mario Nio” è un buon esempio di scrittura, una ballad contemporanea che potrebbe piacere a diversi.
Il disco è molto ricco di suoni e parole, in un paio di episodi i testi sono un po' criptici; “Valentina” e “Bagamoyo” forse avrebbero richiesto una maggiore cura, ma sono dettagli, e l'intero album ha una propria anima e vitalità.
Divertente “Amo e Odio”, uno sguardo contemporaneo che immagino sia stato ispirato da Catullo, sviluppato con una sensibilità che ricorda Rino Gaetano, mentre “Croci” è quasi punk, alla maniera degli Zen Circus.
Chiude il disco una coppia di brani di alto livello, “Chiara” e la ballad “Nei Campi Di Granturco” in cui si svuota il suono e il cantautore mostra di essere a proprio agio anche in un contesto acustico, con solo voce, chitarra e armonica.
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