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REVIEWSLE RECENSIONI
07/02/2023
Riverside
Id.Entity
Giunta all'ottavo album in studio, il primo con il chitarrista Maciej Meller in formazione, la band polacca imbocca nuove strade espressive, segnando una certa discontinuità rispetto ai precedenti lavori.

Id.Entity è un titolo efficace e bivalente. Da un lato, infatti, suggella una scaletta che si presenta all’ascolto come un concept album dedicato all’ingerenza dei social sulle nostre vite, dall’altro, si riferisce, evidentemente, proprio alla band polacca che, giunta all’ottavo album in studio, presenta per la prima volta il chitarrista Maciej Meller come membro permanente, dopo la tragica morte del membro fondatore Piotr Grudziski, avvenuta nel 2016. Un avvicendamento sofferto ma necessario, che modifica per la prima volta in vent’anni una line up che sembrava solida come il granito (gli altri membri sono Mariusz Duda, basso e voce, Piotr Kozieradzki, batteria, e Michal Lapaj tastiere).

In tal senso, Id.Entity è un disco che, per quanto riguarda il suono, non teme di imboccare strade diverse, ed è probabilmente uno degli album più unici e diversificati nella discografia di Riverside fino a oggi. Non una rivoluzione copernicana, però: il suono della band è ancora saldamente radicato in quello speciale ibrido di prog rock e metal che i Riverside hanno perfezionato nel corso di due decenni. Le canzoni raggiungono un ottimo equilibrio tra accessibilità e complessità tecnica, la struttura è ricca, con molteplici variazioni sul tema all’interno dello stesso brano, non mancano le consuete linee melodiche prominenti, anche se mai esplicite, i riff che tanto piacciono agli amanti del metal, gli intricati poliritmi che fanno la gioia dei fan del prog, e il basso, potente ma dinamico, che rappresenta spesso l’ossatura delle canzoni.

Un disco, dunque, che non perde gli elementi famigliari a chi segue il gruppo da tempo, anche se sono evidenti alcuni scostamenti laterali, che spostano il focus dal percorso principale e già battuto. Le nuove canzoni, infatti, sono molto meno cupe e decisamente più ritmate, scrollandosi così di dosso quel denso senso di malinconia che era diventato un tratto distintivo degli album di Riverside, specialmente gli ultimi. Il suono è anche leggermente più metallico e più pesante, riportandoci ai primi episodi della carriera della band. Allo stesso modo, il gruppo sperimenta qui una più vasta gamma di influenze non metal rispetto a qualsiasi altro album precedente, e stupisce così, ritrovare nel brano di apertura, "Friend Or Foe?", un’insidiosa, ma perfettamente riuscita, apertura verso il synth pop anni ’80, tanto che per lunghi tratti sembra quasi di ascoltare una canzone degli a-ah. Ci sono anche riferimenti al neoprog dei Porcupine tree, Anathema e Marillion nella lunga suite "The Place Where I Belong", che evoca però anche scenari settantiani, e in "I'm Done With You", mentre "Self-Aware" abbozza persino, incredibile a dirsi, ritmiche reggae.

Il gioco a incastro è seducente, non c’è dubbio, la perizia tecnica è mostruosa (la ricerca dei tempi in levare di Kozieradzki è un piacere per le orecchie) e l’ampia gamma di influenze così come le avventurose aperture prog rendono vario e intrigante l’ascolto, a cui necessita tempo e pazienza per poter cogliere tutte le sfumature della scaletta.

Per converso, forse, si potrebbe obbiettare che l'album paga pegno alla coesione, mancando di un vero collante, che non siano i testi, a tenere insieme sette canzoni nell’insieme non proprio compatte (la lunga "The Place Where I Belong" per quanto suggestiva dà l’impressione di racchiudere tre canzoni in una). Quando, poi, la capacità tecniche di una band diventano il piatto forte della cena, spesso, quasi inevitabilmente, la tensione emotiva risulta essere marginalizzata, emergendo solo a tratti in tutto il suo stordente pathos (in tal senso l’inusuale "Friend Or Foe?" è un piccolo gioiello di continui palpiti).

Insomma, i difetti ci sono, ma ciò non significa che Id.Entity sia un brutto album. Si apprezza, infatti, il coraggio di Duda di una lucida critica sociale, che pone domande importanti sulla tecnologia in un mondo pieno di fake news che si diffondono sui social media come la peste, piace la capacità di avventurarsi fuori dai consueti territori alla ricerca di nuove forme espressive, e le buone canzoni non mancano di certo. Può essere tuttavia che i vecchi fan possano storcere il naso di fronte a un album che, se non rinnega in toto il passato, cerca, tuttavia, nuove strade da imboccare nel futuro. Una nuova identità, come suggerisce il titolo, per quella che, a prescindere da ogni altra considerazione, resta una band dal livello qualitativo inappuntabile.