Sono tante le belle canzoni interpretate da Gloria Gaynor, e almeno una, Never Can Say Goodbye, datata 1974, addirittura fondamentale da un punto di vista storico, perché segna, come uno spartiacque, l'inizio del movimento dance anni '70. Eppure, nonostante i numerosi successi (I Am What I Am, Honey Bee, Reach Out, I'll Be There), nell’immaginario collettivo, il nome della Gaynor viene ricondotto quasi esclusivamente a un'unico, memorabile, brano: I Will Survive. Il testo racconta di una storia d'amore finita male e di una donna che trova da sola la forza per vincere il dolore dell'abbandono e rifarsi una vita. Una canzone, quindi, sul coraggio e sulle piccole battaglie quotidiane, che venne scritta da Freddie Perren e Dino Fekaris, produttori e amici della Gaynor, in circostanze però completamente diverse da quelle sentimentali narrate nel brano. La cantante, infatti, ebbe un gravissimo trauma alla schiena e rimase per sei mesi inchiodata a un letto d'ospedale, senza sapere se sarebbe stata in grado di tornare a camminare. Perren e Fekaris composero musica e testo per incoraggiare l'amica, garantendole, peraltro, un ritorno sulle scene in grande stile con un brano già perfettamente confezionato. La canzone, però, fu inizialmente pubblicata come B-side del singolo Substitude, considerato dalla Polydor, casa discografica della Gaynor, decisamente più radio frendly. Fu un dj di Boston, Jack King, a passare in continuazione I Will Survive nel suo programma, così da farla diventare popolarissima e costringere la casa discografica a ripubblicarla come singolo. La canzone, contenuta nell'album Love Tracks del 1978, ebbe, poi, un immediato successo, tanto da arrivare al primo posto della top ten statunitense e di aggiudicarsi Il Grammy Award per la migliore canzone disco nel 1980. La fama di I Will Survive crebbe nel corso degli anni, e non solo divenne uno dei classici discomusic più amati di sempre, ma un vero e proprio inno politico, adottato sia del movimento per l'emancipazione della donna sia da quello per la parità dei diritti dei gay. Non solo. Le parole del testo sono così trasversali e universali (Ho passato notti su notti a pensare a cosa mi avevi fatto, e sono diventata forte, ho imparato a sopportarlo. Io Sopravviverò) da poter essere utilizzate anche in ambito sportivo. La canzone, infatti, venne riciclata vent'anni dopo dalla Federazione Francese come inno per i mondiali del 1998, guarda caso, vinti poi proprio dalla compagine transalpina. I Will Survive, inoltre, compare nelle colonne sonore di tantissimi film, tra cui Le riserve, Priscilla, la regina del deserto, Man on The Moon, In & Out, ed è stata reinterpretata almeno un centinaio di volte, da numerosi artisti, tra i quali, i Pet Shop Boys, i Cake, le Puppini Sisters e, soprattutto, i REM, la cui rilettura, acustica e lentissima, fu in grado di trasformare un evergreen da dancefloor in un soliloquio di struggente intimismo.