Purtroppo l'avventura di Epix, che si prefiggeva di portare al grande pubblico fantasy, sovrannaturale e horror proprio come Urania ancora oggi fa con la fantascienza, si concluse con all'attivo solamente una quindicina di titoli pubblicati. I nomi coinvolti garantivano tra l'altro la giusta dose di appeal rivolgendosi a un pubblico eterogeneo: diverse raccolte, testi di Valerio Evangelisti, Terry Brooks, Danilo Arona, Robert E. Howard e altri ancora. Nonostante il parterre di scrittori pubblicati fosse di un certo livello, con chiara evidenza l'esperimento non ha portato i risultati sperati; con la quindicesima uscita (Lupo nelle tenebre di Nicholas Pekearo) Epix chiude i battenti lasciando all'attivo una manciata di titoli interessanti.
Tra questi compariva la raccolta I miti di Lovecraft di cui parliamo oggi, un libro che nell'edizione originale a cura di Robert M. Price vanta una mole più corposa rispetto all'edizione italiana, decurtata questa di una manciata di racconti, operazione da Mondadori giustificata con la mancanza di spazio disponibile per le pubblicazioni da edicola. Tralasciando le considerazioni sulla prassi di manomissione delle opere originali che in ogni caso non rende un buon servizio al lettore, la vicenda Epix porta alla mente un paio di riflessioni. La prima, quella più triste, è che operazioni come questa (fallimentari o di successo che siano) oggi non sarebbero più possibili dato un sistema di edicolanti al collasso e una scomparsa graduale sul territorio di tantissimi esercenti con conseguenti problemi di distribuzione e reperimento dei materiali (e quindi meno cultura in generale a disposizione di tutti). Sono lontani i tempi in cui in edicola si potevano trovare grandi autori, certo in edizioni minimali, con poca spesa. La seconda riflessione verte sul fatto che tutto ciò che orbita intorno alla galassia Urania porta in sé un che di tradizionale che soprattutto nell'aspetto grafico, nel look, andrebbe svecchiato almeno per tentare di far presa su un pubblico più giovane. Epix in questo aveva osato l'esperimento con le prime uscite per poi ritrarsi ancora una volta nel campo del già noto, offrendo a volte, come nel caso di questa uscita in particolare, delle cover oggettivamente brutte. Ma veniamo al titolo in questione.
Howad Phillips Lovecraft è stato per l'horror uno degli scrittori più influenti del suo tempo, capace di appassionare e in qualche modo condizionare i gusti e gli scritti di molteplici colleghi di poco più giovani di lui che nei loro racconti omaggiarono a più riprese il loro predecessore, maestro e a volte amico, riprendendone i temi, le atmosfere ma spesso anche i luoghi, le mitologie e i personaggi che Lovecraft portò alla ribalta nei suoi numerosi racconti. Ne I miti di Lovecraft compaiono tredici testi i cui autori sono tutti di pochi anni più giovani di Lovecraft (1890 - 1937), nati in un arco temporale che va dall'ultimo decennio dell'Ottocento agli anni 10 del Novecento. I racconti, tutti di buona o discreta fattura (molto incide anche il gusto personale del lettore per atmosfere e ambientazioni), attingono a I miti di Chtulhu e alla cosmogonia degli Antichi creata dall'autore di Providence dove i temi principali sono la minaccia proveniente da divinità ultraterrene e indicibili ma soprattutto quel terrore cosmico che si instaura nell'uomo una volta che questi si trova a contatto con realtà a lui non solo sconosciute ma addirittura incomprensibili e non decifrabili con gli strumenti e i sensi che questo ha a disposizione (non di rado il contatto con queste nuove entità/realtà porta alla follia dei protagonisti). In quest'ottica ricorrono quindi entità (Nyarlathotep, Yog-Sothoth), oggetti (il Necronomicon) e luoghi (Arkham, la Miskatonic University) propri dei racconti di Howard Phillips Lovecraft.
Si parte con un dittico di racconti di Robert E. Howard, il papà letterario di Conan il barbaro, anche lui lanciato dalla rivista Weird Tales così come fu per altri autori presenti in questa compilazione. Nel primo racconto (La cosa sul tetto) troviamo un impianto molto classico e convincente tra testi maledetti, archeologi ossessionati, oggetti di potere e relativo rilascio di entità incontenibili, testo che emana la giusta tensione e le giuste atmosfere tanto care all'inventore di questo genere. Ambientazioni più esotiche nel secondo racconto a mio parere meno ficcante, così come accade per il successivo episodio scritto da Clark Ashton Smith (amico personale di Lovecraft) che ammanta la cosmogonia lovecraftiana di un fantasy personalmente fuori dalle mie corde. Perfetto per quella che è la costruzione e l'escalation del terrore il racconto Gli invasori di Henry Kuttner, qui presente anche con l'altrettanto riuscito Le campane dell'orrore. Si continua su questa falsariga con autori e racconti il cui elenco completo trovate a fine dello scritto. Segnalo ancora Per Arkham ad Astra di Fritz Leiber, sorta di crossover tra personaggi comparsi in vari racconti di Lovecraft ambientato nella città della fantomatica Miskatonic University.
Tirando le conclusioni per i fan dell'autore di Providence, che con tutta probabilità avranno già letto questa raccolta di racconti, c'è di che gioire, per tutti gli altri è un modo per conoscere l'universo lovecraftiano e magari, se affascinati dal genere, un input per indagare direttamente tra le pagine di Lovecraft alla scoperta dei tanti risvolti della cosmogonia conosciuta ormai da tutti come I miti di Chthulu.
La cosa sul tetto - Robert E. Howard
Il fuoco di Assurbanipal - Robert E. Howard
Le sette maledizioni - Clark Ashton Smith
Gli invasori - Henry Kuttner
Le campane dell'orrore - Henry Kuttner
Il signore dell'illusione - E. Hoffman Price
Il custode della conoscenza - Richard F. Searight
Il guardiano del libro - Henry Hasse
L'abisso - Robert W. Lowndes
La musica delle stelle - Duane W. Rimel
L'acquario - Carl Jacobi
L'orrore di Lovecraft - Donald A. Wollheim
Per Arkham ad astra - Fritz Leiber