Nel mare magnum delle nuove proposte cinematografiche, numerose e sgomitanti nell'intento di ritagliarsi un posto al sole tra la mole abnorme di materiale in uscita tra sale, piattaforme e streaming più o meno legale (e aggiungiamoci anche i vari recuperi del Cinema passato che vale sempre la pena non trascurare), può capitare di perdersi qualcosa per strada. Per chi ha con il Cinema un rapporto di pura passione e non di lavoro è inevitabile lasciare indietro qualcosa, anche qualcosa di molto interessante. Poi un bel giorno quel qualcosa ritorna, spunta fuori all'improvviso, e magari ti rendi conto di esserti perso qualcosa di veramente grande. Ciò che può considerarsi grande per ognuno di noi si porta dietro un bel carico di soggettività, quel che lo è per me potrebbe non esserlo per voi, questo è certo. Seguendo i miei personali parametri di giudizio posso però affermare che con I love Radio Rock mi ero perso quello che a mio avviso è uno dei migliori film dell'ultimo decennio, per tutta una serie di motivi. In fondo è semplice: tutti abbiamo un cuore. C'è chi ce l'ha più incline al sentimentalismo, chi più capace di farsi toccare emotivamente, chi ce l'ha un pochino più arido, magari nascosto sotto un lieve strato di cinismo. Ma se in un qualsiasi momento della vostra vita la musica ha avuto un ruolo importante, profondo - e se avete un cuore con un minimo di sensibilità mi riesce difficile credere che quel momento non ci sia stato, breve o eterno poco importa - allora I love Radio Rock non potrà non colpirvi, almeno questo è quello che io credo. Risulta arduo comprendere come un film come questo si sia rivelato poco più di un flop al botteghino, quanto poco sia stato apprezzato dal grande pubblico e quanto sia stato invece sottostimato più o meno ovunque. Con ogni probabilità questo sarà uno di quei film capaci di costruirsi col tempo la fama di cult, almeno tra gli appassionati di musica, non necessariamente solo tra di loro.
I love Radio Rock nasce da un momento storico ben preciso. Siamo nella seconda metà degli anni 60 del secolo scorso, e nell'Inghilterra perbenista di quel periodo poco spazio era concesso nelle programmazioni radio ai fenomeni musicali del pop, del beat e del rock. Per coprire un bisogno che diveniva sempre più impellente tra le nuove generazioni, nascevano le prime stazioni pirata la più celebre delle quali fu Radio Caroline, emittente ubicata su una nave in rotta continua nelle acque internazionali, soluzione che aggirava le normative britanniche sulle trasmissioni radio. Proprio a Radio Caroline è ispirata la vicenda della Radio Rock del film, una nave pirata con un equipaggio sui generis completamente dedito all'adorazione e alla diffusione della musica rock. Il perno centrale su cui ruota I love Radio Rock è ovviamente la passione per la musica, quella dei magnifici protagonisti del film ma soprattutto la nostra, quella dei suoi amanti. All'interno del film Richard Curtis, anche sceneggiatore, è riuscito a calibrare questa passione mischiandola con dosi importanti di amicizia e solidarietà tra simili, spruzzate d'amore e sentimento, di passione (non solo per la musica), il regista esplora relazioni familiari, inscena rivalità epiche e riconciliazioni commoventi e annega il tutto in un vero mare (fisico e metaforico) di splendida musica. La colonna sonora è di una qualità spaventosa, alcuni dei pezzi proposti si sposano alle scene del film in maniera simbiotica aumentandone la riuscita in maniera esponenziale. In mezzo a tutto questo un cast di attori e personaggi indovinatissimi, un cast molto allargato all'interno del quale ad ogni singolo componente è dedicato il giusto spazio necessario a tratteggiarlo a dovere e a farcelo apprezzare e amare.
Il giovane Carl (Tom Sturridge), ragazzo timido e ben educato, si imbarca su Radio Rock per passare un periodo in compagnia del suo padrino Quentin (Bill Nighy), l'uomo al comando, il proprietario di Radio Rock, un elegantissimo ribelle con una missione da portare avanti e con un pizzico di diplomazia da dover gestire all'interno di una ciurma simpaticamente ingestibile. Al suo servizio, e al servizio di tutta una nazione, un gruppo di Dj amatissimi in tutta la terra d'Albione. Il più carismatico, quello pronto a sacrificare tutto per la causa è senz'altro il Conte (un divino Philip Seymour Hoffman), il suo rivale è il redivivo Gavin (Rhys Ifans), idolo delle donne, dj che gioca con una sensualità molto marcata. Dave (Nick Frost) è un ciclone d'esuberanza, nonostante il fisico poco prestante ha un enorme successo con l'altro sesso, la sua controparte timida e sfigata è Simon (Chris O'Dowd) che però in radio fa scintille (di persona invece...); Bob (Ralph Brown) è una sorta di eremita fantasma, trasmette solo nelle ore più improbabili, Angus (Rhys Darby) è quello che non piace a nessuno, un comico che non fa ridere ma al quale sotto sotto vogliono tutti un gran bene, la parte dello strambo è cucita addosso a Kevin (Tom Brooke). Tra tanta musica ci sono anche news e meteo offerte in maniera incerta e tentennante dall'impacciato John (Will Adamsdale), esatto opposto del cool e poco ciarliero Mark (Tom Wisdom). Insomma, l'equipaggio è variegato, a Richard Curtis bastano pochi momenti per definire in ognuno dei personaggi un carattere, l'impresa non così facile riesce alla perfezione assicurando gran parte della riuscita del film.
Il resto lo fa la musica ma risultano indovinate tutta una serie di sequenze e scene madri che spaziano dall'esaltante al commovente, momenti capaci di regalare qualcosa allo spettatore e in qualche modo di riempire i cuori, è un film di pancia, di cuore I love Radio Rock, inutile come hanno fatto diversi detrattori andarlo a scandagliare troppo con la testa, si rischia solo di non godere di un film che è principalmente (unicamente?) emozione con la E maiuscola. Vogliamo criticare il momento in cui Eleanore (January Jones) sale a bordo sulle note di Eleanore dei The Turtles? Contestare Marianne di Leonard Cohen? Analizzare la mole di magia in vinile dispersa sul fondo di un'inondazione d'acqua? Fare le pulci al Conte? Non scherziamo. È stato detto che il film è troppo lungo... forse sì, per chi non ha un cuore ricettivo a sufficienza. Lo sviluppo per qualcuno s'avviluppa... può essere, se non si è capaci di godere con trasporto di un'emozione, di ogni momento. In I love Radio Rock ho trovato davvero tanto: una medicina, tanto amore e, lo ripeto, uno dei migliori film del decennio. Tutto è sindacabile, certo, ma cercate per bene, tutti abbiamo un cuore, lì sta la chiave.