Il protagonista delle canzoni di Morrissey è una sorta di suo alter ego, un giovane incapace di inserirsi nel dinamiche sociali, avulso dalla vita di una metropoli rutilante e consumistica, alle prese con regole e convenzioni che lo schiacciano e lo frustrano.
Il giovane morrisseyano vive in uno stato di alienazione non solo dalle logiche del mercato e del lavoro, ma anche dall’ipocrisia di una sessualità convenzionale, dai rapporti interpersonali stereotipati, e addirittura dalle abitudini alimentari della società che lo circonda. Mortificato nei propri desiderata, questo ragazzo si rifugia in sé stesso, consuma rabbie e struggimenti nel rifugio ovattato della propria cameretta, cerca vie di fuga nella lettura e in riferimenti culturali anticonformisti (Oscar Wilde), avversa ogni forma di potere e istituzione (scuola, famiglia, chiesa, autorità), sogna un ritorno all’inconsapevolezza dell’infanzia.
Il suo bisogno d’amore è costantemente mortificato, stritolato dalle logiche ferree di una eterosessualità convenzionale o di un’omosessualità ridotta a macchietta. E’ questo il tema raccontato in I Know It’s Over, terza traccia da The Queen Is Dead, capolavoro datato 1986 e probabilmente uno dei dischi più seminali dell’intero decennio. Un blues tenue ed essenziale, accarezzato dalla voce salmodiante di Morrissey (notare la declinazione finale dei versi, con l’accento costantemente spostato), che racconta una resa esistenziale e l’impossibilità di realizzare i propri sogni d’amore (omosessuale?).
La fine dell’amore (love is Natural and Real but not for you my love) e la fine della vita si intrecciano, in un elusivo riferimento al suicidio come una delle possibili via di fuga (see, the sea wants to take me, the knife wants to slit me). L’invocazione finale (oh, Mother, i can feel the soil falling over my head), gioca con il termine soil (può essere interpretato come terriccio ma anche sporcizia), che evoca una sepoltura, e con la parola Mother, che suggerisce un ritorno all’alveo da cui sgorga la vita, ma può simboleggiare (la M nel testo è maiuscola) anche Madre natura (sessuale).