L’anima di un uomo, docu-film del 2003 diretto da Wim Wenders e prodotto da Martin Scorsese per la serie The Blues, ha avuto il merito di sdoganare la figura di uno dei bluesman americani più sottovalutati di sempre: J.B. Lenoir. Nato nel 1929 a Tilton nel Mississippi, Lenoir cominciò da adolescente a suonare con alcuni dei migliori musicisti dell’epoca, tra i quali Sonny Boy Williamson II, Elmore James e Memphis Minnie. All’inizio degli anni ‘60 arriveranno i suoi primi successi prodotti dalla Chess Records sotto la supervisione di Willie Dixon e Muddy Waters: Alabama Blues e Down In Mississippi. In seguito si distinguerà con le sue canzoni di protesta che lo renderanno inviso all’establishment discografico: pacifista, colto, grande presenza scenica, nero. Il biglietto da visita sbagliato per accedere ai piani alti del mondo dello spettacolo di quegli anni. Personaggio scomodo, apertamente contro la guerra in Vietnam e sempre osteggiato dai media per il suo radicalismo, J.B. Lenoir morirà, sconosciuto ai più, a soli 38 anni a causa delle ferite riportate in un incidente automobilistico.