Continua a dare grandi soddisfazioni, almeno a chi scrive, l'edizione pensata da Franco Forte per celebrare degnamente i 70 anni di Urania con la ristampa di alcuni romanzi fondamentali per la fantascienza; autori noti e meno noti al grande pubblico che vanno a comporre un mosaico variegato ed eclettico. E' stata questa una buona occasione per avvicinarsi al genere e apprezzarne alcuni dei migliori esiti per chi magari si trovava a digiuno o quasi per quel che riguarda questo genere letterario.
Dopo Clarke, Asimov e Bradbury arriva il momento di affrontare l'arte di Dan Simmons, con il primo e corposo volume dedicato al pianeta Hyperion. Il romanzo si avvicina alle seicento pagine e ciò nonostante è interessante notare come lo si possa inserire tra le letture veloci: sempre coinvolgente e strutturato in modo che difficilmente possa annoiare il lettore, visti i molti piani narrativi presenti nel romanzo.
Lo stile di scrittura di Simmons è moderno e leggiadro anche nei rari passaggi dove presenta un linguaggio più tecnico o più adeso all'universo finzionale creato; sembra di leggere cronache di luoghi noti, tanta è la naturalezza con cui Simmons costruisce il suo mondo e la sua storia, o meglio, i mondi e le storie dei suoi personaggi. Si legge tra le righe la vasta cultura dell'autore, che non lesina citazioni legate alla letteratura e alla poesia di quella che nel mondo di Hyperion è la Vecchia Terra, un pianeta ormai distrutto, i cui discendenti sono sparsi ai quattro angoli dell'universo.
Indicato più volte come ispirato nella struttura da I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, datato 1387, in Hyperion sono presenti alcuni pellegrini impegnati in un viaggio verso il pianeta che da il titolo al libro. Nel corso del viaggio, ognuno di loro racconterà la propria storia, cosa che dovrebbe aiutare il gruppo a meglio comprendere i reali motivi del loro pellegrinaggio e soprattutto cosa possa attenderli una volta giunti a destinazione.
In un epoca oltre l'anno 2700, i discendenti del popolo terrestre hanno colonizzato moltissimi pianeti e quella che ora è definita Vecchia Terra è andata ormai distrutta da molto tempo durante l'evento chiamato il Grande Errore. La maggior parte dei pianeti sono ora uniti sotto l'organizzazione interplanetaria che porta il nome di Egemonia, di cui una delle massime cariche è Meina Gladstone, una donna forte e decisa che cerca di tenere insieme gli interessi della Rete, l'unione dei pianeti affiliati all'Egemonia.
L'equilibrio delicato, intessuto per tenere in piedi questa organizzazione, si regge anche grazie a un intricato sistema di intelligenze artificiali, un insieme di A.I. indipendenti dall'uomo ma loro alleate. Al di fuori di queste strutture orbitano ancora diversi mondi non affiliati alla Rete, Hyperion è uno di questi, tra i più affascinanti e potenzialmente importanti per il futuro (o il passato?) dell'Egemonia.
In aggiunta a questo, la Gladstone e l'Egemonia devono fronteggiare la minaccia degli Ouster, una sorta di pirati spaziali che non accettano il modello di vita e di società imposta dall'Egemonia; i motivi risulteranno chiari con l'avanzare della trama.
È in questo scenario che sette pellegrini, ognuno per i propri motivi, e in qualche modo con un passato legato al pianeta Hyperion, si mettono in viaggio per raggiungere le Tombe del Tempo, un misterioso sito archeologico dalle strane proprietà entropiche, dove il tempo sembra non funzionare secondo le normali regole. Qui pare dimori lo Shrike, una furiosa divinità che ha ispirato una sua Chiesa e che non lesina nella richiesta di tributi di sangue. Lungo il viaggio ognuno dei sette pellegrini narrerà la sua storia, in modo da cercare di capire perché proprio loro sono stati prescelti per questo pellegrinaggio che porterà almeno uno di loro a veder soddisfatto il proprio desiderio più grande.
Gran parte del libro è costituita dai sei racconti (uno dei sette pellegrini non racconterà nulla) che Simmons descrive in maniera tale da offrire una gran varietà di narrazioni al suo romanzo. Il gruppo di viaggiatori è composto dal templare Hat Masteen, sulla cui nave albero i pellegrini affronteranno la prima parte del loro cammino, quella verso il pianeta Hyperion e lo spazioporto di Keats. Fanno inoltre parte della compagnia il Console, che a suo tempo è stato funzionario su Hyperion; l'investigatrice privata originaria di Lusus Brawne Lamia; lo sboccato poeta Martin Sileno, che proprio sul pianeta iniziò a scrivere i suoi Canti di Hyperion; lo studioso di etica Sol Weintraub, che viaggia con una bambina di pochi mesi al seguito; il prete malato Lenar Hoyt, tenutario dei diari di Padre Durè, e infine il soldato Fedmahn Kassad, di origini palestinesi e ora in forza alla FORCE:spazio, una delle branche della FORCE, sistema di difesa dell'Egemonia.
Simmons riesce a creare sei racconti nel racconto, uno più intrigante dell'altro. Ogni lettore stilerà una sua scala di preferenze, ma tutte le parti che vanno a comporre Hyperion godono di grande fascino, con alcune vette davvero appassionanti e altre sinceramente strazianti. Non mi addentro troppo nei contenuti per non rovinare la lettura a nessuno.
È un romanzo avvincente Hyperion, colto nei suoi riferimenti e contemporaneo nelle sue critiche. Simmons costruisce una manciata di personaggi molto convincenti e un universo di contorno molto ben strutturato, che lascia ampie possibilità di sviluppo. Dentro poi c'è un po' di tutto: l'amore visto in tutte le sue declinazioni, in un mondo dove le leggi del tempo non sono quelle alle quali siamo abituati e le cui conseguenze possono portare molta sofferenza. C'è una sottile vena ecologista che viene fuori in larga parte in uno dei racconti, ci sono il progresso e le tecnologie future (teleporter ma anche elementi per noi attuali come le I.A.), ci sono la politica e la distruzione (non a caso citate in coppia), la fede e le religioni, l'avventura e l'ignoto.
Un gran bel romanzo, consigliato a tutti, anche a chi alla fantascienza non si è mai (o poco) avvicinato. Per chi scrive è tra i libri migliori letti quest'anno, a prescindere dal loro genere.