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REVIEWSLE RECENSIONI
Hurry Up Tomorrow
The Weeknd
2025  (XO/Republic)
IL DISCO DELLA SETTIMANA HIP HOP / URBAN POP
9/10
all REVIEWS
17/02/2025
The Weeknd
Hurry Up Tomorrow
Abel Tesfaye dà (forse) l’addio definitivo a The Weeknd con Hurry Up Tomorrow, un album ambizioso e raffinato che segna la chiusura ideale di un arco narrativo iniziato cinque anni fa con After Hours. Più di un semplice epilogo, il disco si pone come una riflessione lucida e matura sull’identità artistica e sul peso della reinvenzione, portando al massimo il potenziale estetico di una popstar visionaria come Tesfaye.

A pensarci bene, scrivere di Hurry Up Tomorrow di The Weeknd richiede di trattare l’album non solo come un oggetto sonoro, ma come un artefatto culturale, un prisma attraverso cui osservare i cambiamenti della musica pop contemporanea, le ansie di un’epoca digitale e le tensioni tra identità artistica e mercato. C’è sempre stato qualcosa di cinematico nell’arte di The Weeknd, un senso di narrazione che trascende la semplice sequenza di tracce in un album. Se prendiamo l’evoluzione della sua discografia e la osserviamo nel suo complesso, emerge un viaggio quasi archetipico: dalle oscure, quasi clandestine atmosfere di House of Balloons, alle fantasie da superstar autodistruttiva di Beauty Behind the Madness, fino alla distopia neo-pop di After Hours e al limbo radiofonico di Dawn FM, ogni fase sembra una tappa di un percorso che oscilla tra perdizione e redenzione.

 

Hurry Up Tomorrow si inserisce in questo cammino come la conclusione di una trilogia non ufficiale. Se After Hours rappresentava l’Inferno e Dawn FM il Purgatorio (con il suo concetto di transizione tra la vita e la morte, guidato dalla voce suadente di Jim Carrey in veste di dj spirituale), allora questo nuovo album ambisce a essere il Paradiso. O, meglio, una sua versione corrotta e illusoria, in cui il protagonista ha superato l’angoscia esistenziale solo per ritrovarsi in una realtà anestetizzata e iperprodotta, dove il confine tra euforia e disperazione si fa ancora più sottile. Ma questo non è solo un album sulla redenzione o sulla fine di un percorso. È anche (e forse soprattutto) una riflessione sull’identità artistica e sull’impossibilità di sfuggire al proprio passato quando il passato stesso è diventato un brand globale.

 

 

Con 22 tracce e 84 minuti di durata, Hurry Up Tomorrow è un album che funziona come un grande affresco sonoro, stratificato e complesso. La sua struttura richiama quella di un concept album, ma senza un’unica narrazione esplicita. Piuttosto, ogni canzone sembra una polaroid di un particolare stato emotivo, di un frammento di memoria o di un momento di consapevolezza. Musicalmente, invece, il disco è un compendio delle influenze che hanno plasmato l’estetica di The Weeknd nel corso della sua carriera, ma filtrate attraverso una produzione ancora più raffinata e consapevole. Il merito va a Oneohtrix Point Never (di ritorno dopo After Hours e Dawn FM) e a Mike Dean (riconfermato dopo la colonna sonora della deludente serie HBO The Idol), che non si sono limitati a un eccellente lavoro di produzione, ma hanno plasmato il suono dell’album con un’attenzione quasi da sound designer.

 

Già con After Hours, Tesfaye aveva abbracciato il revival synth-pop, ma qui il suono si fa ancora più ricco e sfumato. I sintetizzatori vintage non sono più solo un omaggio alla nostalgia (con echi delle colonne sonore di Tron, Scarface e Blade Runner), ma diventano il tessuto connettivo di un universo sonoro in cui il passato e il futuro collassano l’uno nell’altro. Brani come “Timeless” e “Wake Me Up” sono costruiti su sequenze sintetiche pulsanti che ricordano i lavori di Giorgio Moroder e Vangelis, ma con una pulizia e una brillantezza che le rendono perfettamente attuali. La drum machine Roland TR-808, che ha segnato l’evoluzione dell’hip-hop e dell’R&B negli anni Ottanta, viene utilizzata in modo più sfumato, quasi a suggerire un senso di distanza e disillusione.

 

Oltre all’elettronica (che sfiora l'EDM in “Open Hearts”), l’album si apre anche a una dimensione più fisica e sensuale con tracce come “São Paulo”: l’energia travolgente del brano, che sembra un attacco di panico sulla pista da ballo, è accentuata dalla collaborazione con Anitta, che aggiunge un tocco internazionale (le strofe sono in portoghese) e amplifica il dinamismo della traccia. “Timeless”, invece, spinge ancora più in là l’estetica rétro-futuristica del disco, con un beat pulsante (opera di Pharell) e un uso sapiente degli effetti vocali. Entrambe le tracce, non a caso scelte come singolo, contribuiscono a definire l’identità sonora di Hurry Up Tomorrow, mantenendo alta la tensione narrativa e confermando l’ambizione dell’opera come summa musicae di The Weeknd.

 

Il lato più emotivo dell’album emerge invece nelle ballate, dove Tesfaye utilizza arrangiamenti che amplificano maggiormente il pathos delle liriche. “Give Up On Me” flirta in più punti con il jazz (e infatti campiona “Wild is the Wind” nella versione di Nina Simone), “GiveMe Mercy” è una classica ballata anni Ottanta alla Babyface (che appare nei crediti di “Niagra Falls”), mentre la title-track “Hurry Up Tomorrow”, che chiude l’album, è un brano struggente che interpola “In Heaven”, la celebre canzone tratta dal film capolavoro di David Lynch Eraserhead. In questo momento quasi confessionale, Tesfaye sembra gettare definitivamente la maschera di The Weeknd, lasciando spazio alla sua vulnerabilità più autentica.

 

 

Un episodio che ha segnato un punto di svolta nella carriera di Tesfaye, e che ha influenzato profondamente Hurry Up Tomorrow, è stato l’incidente al SoFi Stadium di Los Angeles, durante il concerto del 3 settembre 2022. Mentre eseguiva “Can’t Feel My Face”, Tesfaye ha perso la voce, costringendolo a interrompere lo spettacolo dopo soli tre brani. In seguito, ha dichiarato di aver subito una “crisi mentale”, attribuendo l’incidente alla pressione autoimposta, un tema che emerge anche nell’album. Questo episodio ha avuto un impatto profondo su Tesfaye, che ha riflettuto sulla sua carriera e sulle sfide necessarie per mantenere un personaggio pubblico sotto una costante tensione artistica e personale. Questo momento di vulnerabilità è chiaramente rielaborato in Hurry Up Tomorrow (“I Can't Fucking Sing”, “Reflections Laughing”), dove Abel abbassa momentaneamente la maschera per mostrare al pubblico una versione più sincera (e consapevole) di sé.

 

Dal punto di vista testuale, Hurry Up Tomorrow continua a esplorare i temi tipici della poetica di The Weeknd: lussi eccessivi, relazioni tossiche, l’ombra della dipendenza, e una perenne tensione tra il desiderio di fuga e l’impossibilità di lasciarsi davvero tutto alle spalle. Ma c’è una differenza fondamentale rispetto ai lavori precedenti. Se in After Hours la narrazione era quella di un uomo che si lasciava consumare dai propri demoni, e in Dawn FM il protagonista sembrava intrappolato in una sorta di limbo spirituale, qui c’è una nuova consapevolezza. In Hurry Up Tomorrow, l’artista non cerca più la redenzione nel senso classico del termine. Sa che il passato non si può cancellare e che ogni scelta lascia una cicatrice. Ma accetta anche che il suo stesso personaggio (The Weeknd) sia ormai una costruzione, un avatar in un mondo che non distingue più tra realtà e simulazione. Questo tema emerge chiaramente fin dall'opener “Wake Me Up”, il cui testo suggerisce l’angoscia di chi teme di svanire nel personaggio che ha creato.

 

 

Come sempre, The Weeknd non ha lavorato da solo. Detto di Daniel Leopatin/OPN e Mike Dean, la produzione vede il coinvolgimento anche di Max Martin, Metro Boomin e Giorgio Moroder, tre generazioni di produttori che contribuiscono a dare al disco una profondità unica. Ma anche le collaborazioni vocali aggiungono spessore all’album. L’amica Lana Del Rey, con cui Tesfaye ha lavorato spesso in passato, appare in “The Abyss”, una ballata sospesa tra malinconia e rassegnazione. E se Travis Scott porta la sua energia trap in “Reflections Laughing”, Anitta offre un tocco di sensualità in “São Paulo”. Forse dagli interventi di Future e Florence Welch (il suo, va detto, è poco più di un cameo) in “Enjoy the Show” e Playboi Carti in “Timeless” ci si poteva aspettare qualcosa di più: le loro presenze, pur non stonando, non aggiungono nulla di realmente significativo al tessuto del disco. D’altronde, il problema principale è che Tesfaye domina la scena con una tale sicurezza da mettere in ombra chiunque gli stia accanto. Funziona invece alla perfezione “Wake Me Up”, dove la collaborazione con i Justice riesce a evocare le atmosfere di Thriller, rendendo omaggio con stile all’idolo di sempre Michael Jackson e al suo braccio destro Quincy Jones.

 

Ovviamente, in quasi un'ora e mezza di musica, non tutto fila liscio. La prima parte dell’album, da “Wake Me Up” a “Open Hearts”, stabilisce perfettamente i canoni e le tematiche del disco, mentre il finale, da “Take Me Back to LA” fino alla title track “Hurry Up Tomorrow”, si tinge di atmosfere notturne e immersive, accompagnando l’ascoltatore verso una chiusura potente. Tuttavia, la sezione centrale risulta meno incisiva: brani come “Reflections Laughing” avrebbero giovato di un minutaggio più contenuto o di un’integrazione più organica con la successiva “Enjoy the Show”, mentre il jazz in salsa trap di “Given Up to Me” funziona solo fino a un certo punto. Anche l’R&B di “I Can’t Wait to Get There” si perde un po’ nel flusso del disco, senza lasciare un impatto forte. Ma sono inevitabili scivoloni in un’opera così ambiziosa e sfaccettata come questa.

 

 

Un aspetto curioso di Hurry Up Tomorrow riguarda le significative differenze tra la versione digitale e quella fisica. Mentre la prima offre un’esperienza coerente con 22 tracce e un flusso sonoro studiato nei minimi dettagli, la First Pressing Edition su CD e vinile presenta una selezione ridotta a 9 brani, con due bonus track (“Runaway” e “Society”) e missaggi differenti, privi delle transizioni che caratterizzano la versione digitale. Alcuni titoli sono diversi (“Give Me Mercy” si intitola “Africa”, così come “Without a Warning” si chiama “The Crowd”), mentre in “The Abyss” manca completamente la parte interpretata da Lana Del Rey. Inoltre, diverse tracce dell'album affondano le radici in sessioni di registrazione precedenti: “Take Me Back to LA” è una outtake di After Hours, “Big Sleep” di Dawn FM, mentre “The Abyss” non solo proviene dalle fasi iniziali di lavorazione di After Hours, ma addirittura dall'album cancellato del 2017 (poi sostituito dall'EP My Dear Melancholy l'anno successivo), suggerendo la volontà di Tesfaye di recuperare e ridefinire materiali del passato.

 

Queste discrepanze hanno portato a ipotizzare che il disco sia stato rielaborato all’ultimo momento, in special modo dopo il concerto di lancio tenuto da The Weeknd a San Paolo lo scorso 7 settembre 2024, rendendo impossibile un aggiornamento tempestivo delle copie fisiche. Non ci sono conferme ufficiali in merito, ma l’impressione è che Hurry Up Tomorrow sia stato un progetto in costante divenire fino all’ultimo secondo, con The Weeknd e i suoi collaboratori intenti a ridefinire la scaletta e la struttura dell’album anche dopo la chiusura del processo produttivo per il supporto fisico (tanto che il presunto singolo di lancio dell'intero progetto, “Dancing in the Flames”, è stato escluso dalla tracklist finale).

 

Se questa differenza sia stata una scelta deliberata o il frutto di una logistica caotica, resta un ulteriore elemento di fascino attorno a quello che potrebbe essere l’ultimo album sotto il nome di The Weeknd. Fortunatamente, a pochi giorni dall'uscita in tutte le piattafrme streaming, The Weeknd ha annunciato la pubblicazione il 16 maggio della Complete Edition di Hurry Up Tomorrow, un doppio album con tutte e 22 le canzoni della versione digitale. A rafforzare questa sensazione di opera totale, lo stesso giorno uscirà Hurry Up Tomorrow, un thriller psicologico diretto da Trey Edward Shults e basato sull’album. Scritto dallo stesso Tesfaye con Shults e Reza Fahim, il film lo vede protagonista nei panni di una versione romanzata di sé stesso, trascinato in un’odissea esistenziale da un misterioso sconosciuto interpretato da Barry Keoghan (nel cast c'è anche Jenna Ortega).

 

 

Detto questo, alla fine dell’album, rimane una domanda sospesa: è davvero la fine di The Weeknd? Da mesi, Tesfaye ha lasciato intendere che potrebbe abbandonare questo pseudonimo per intraprendere un nuovo percorso artistico. Un indizio in proposito è nascosto in bella vista proprio alla fine del disco, dato che la sfumatura finale della title track si dissolve richiamando “Hig on This”, la prima traccia di House of Balloons, il mixtape con il quale The Weeknd aveva fatto il suo misterioso esordio nel 2011, un'eco del passato che riaffiora nel momento dell’addio, come a suggellare definitivamente la fine di un’era.

 

Ecco, se Hurry Up Tomorrow fosse il suo ultimo atto sotto questo nome, allora sarebbe un addio perfettamente calcolato: un album che sintetizza tutto ciò che The Weeknd è stato e, allo stesso tempo, suggerisce ciò che potrebbe diventare. Forse, come suggerisce il titolo stesso, il futuro è sempre un passo avanti. E The Weeknd, ancora una volta, ci sta già aspettando dall’altra parte.