Il Centro Internazionale di Quartiere nel Sud milanese è oramai divenuta da tempo una delle venue per eccellenza delle proposte musicali di Nighshift e Brianza New Wave. Chi ha avuto modo di leggere dei miei precedenti live report conosce oramai bene come queste due realtà propongano sempre delle interessanti serate new wave, gothic o IBM.
Per tale motivo, dopo aver perso per diverse ragioni i concerti di Nurnberg e di Skemer, pur in presenza di quello che un tempo si definiva un nebbione, in una freddissima serata milanese mi sono messo in auto per andare al concerto degli House of harm. E bene me ne colse!
Prima di addentrarci nella descrizione del concerto, una breve presentazione: gli House of Harm sono un trio statunitense di stanza a Boston (patria non certo della dark music ma dell’HR) che, dopo aver pubblicato alcuni EP interessati, hanno prodotto due album: Vicious Pastimes e Playground.
La particolarità di questo gruppo statunitense è che, alla pari dei connazionali Korine (vedi live report qui) incidono per la nostrana label bolognese Avant! Records. E come i Korine, anche gli House of Harm possono sicuramente essere schierati nel novero dei gruppi per cui il goth è una ragione di vita ma, alla pari di molti degli esponenti del genere di stanza in America, le linee melodiche coldwave vengono avvolte di una patina danceable che le rende vicini ai lidi di un dream pop venato di melanconia (e forse per tale motivo non proprio adorati dai sacerdoti della purezza dark).
Punto di forza del trio è sicuramente la voce del cantante che sul palco ha delle movenze che mi hanno molto ricordato Morrissey degli Smiths, mentre la gestualità del bassista deve molto a Simon Gallup dei Cure.
Ed ecco qui la grande ispirazione dei bostoniani, il cui amore verso la grande band britannica emerge sin dalla copertina del loro primo album Vicious Pastimes: guardatela e ditemi se non è un omaggio a Pornography, con le tre figure sfocate dei musicisti. Ma proprio i colori della cover fanno altresì emergere una differenza di non poco conto, mentre la cover di Pornography gioca tutto sul colore rosso su un fondo nero, qui è un gioco tra il rosso ed il giallo.
Difatti, come sopra detto, se i Cure sono sicuramente una pietra di paragone importante per il gruppo USA, possiamo individuare nel periodo di mezzo del gruppo inglese il verbo imparato dagli House of harm, in particolare direi tra "Kiss me kiss me kiss me" (stessi colori della cover) e "The head on the door". Il tutto poi miscelato con un uso della batteria elettronica che di suo fa emergere ancor più l’aspetto danceable del terzetto.
Di fronte ad un pubblico non proprio numerosissimo ma coinvolto ecco che la scaletta viene equamente divisa tra i due album del gruppo. Tra i brani iniziali del setlist ecco "Isolator" presente in uno dei primissimi singoli della band, seguita da altri due singoli quali "Madhouse" e, soprattutto, "Coming of age".
Il vertice dell’esibizione viene toccato con la ballad "Two kinds", veramente molto bella e lirica e con la successiva danzereccia "Endlessy", seguita da "Always", bel pezzo presente nel primo EP della band e dichiarata come la prima canzone scritta in assoluto.
Chiusura con due dei pezzi più belli rispettivamente dell’ultimo LP, ovvero "Before the line", e la canzone che ha dato il nome all’omonimo primo album Vicious Pastimes.
Certo ad una prima impressione risulta un poco spiazzante pensare come mentre i padri putativi del gruppo americano abbiano appena pubblicato uno dei loro dischi più cupi gli House of harm sembrerebbero legati ad un suono post punk più “arioso” ma, cosa volete farci, sono le stagioni della vita.