Il 2020, per Orlando Weeks, è stato un anno decisivo, di quelli che cambiano il corso degli eventi e indirizzano la vita verso nuovi orizzonti. Da un lato, la nascita del figlio e le gioie della paternità, dall’altro, accantonata nel 2017 l’avventura con i Maccabees, un nuovo percorso artistico, che ha visto il cantante originario di Brighton dedicarsi alla scrittura di libri per bambini e dare vita a una carriera solista, molto lontana stilisticamente dal suono della casa madre.
Il suo album di debutto, A Quickening, deviava, infatti, dalle consuete scorribande elettriche, per concentrarsi, invece, su un mood più morbido, quasi assonnato, gli occhi annebbiati da tante veglie notturne e la testa e i pensieri costantemente rivolti alle responsabilità di essere divenuto padre. Insomma, Weeks si è trovato all’improvviso ad appendere al chiodo le scarpe da frontman di una band indie rock, per dare vita a un approccio più pulito, più intimo e più adulto di fare musica.
Mentre quel disco, però, procedeva per toni sommessi e melodie avvolgenti, eleganti, e declinate con lentezza, in Hop Up Weeks cambia completamente lo stile e la sostanza della scrittura. Questo, infatti, è un album decisamente più allegro e pimpante, che si fa beffe della pandemia e dei giorni tristi che stiamo vivendo, per gettare, invece, sull’esistenza, uno sguardo ottimista e carico di speranza, attraverso undici canzoni che centrano il bersaglio, sia per quanto riguarda la maturità del songwriting che per gli espliciti e gustosi riferimenti a sonorità eighties ("Bigger", ad esempio, sembra in tutto e per tutto una canzone uscita dal songbook dei Talk Talk, prima della svolta di "Spirit Of Eden").
Il frizzante uno – due posto all’inizio del disco, "Deep Down Way Out" e "Look Who's Talking Now" crea immediatamente l'atmosfera che avvolge quasi tutta la scaletta: il primo brano si muove in equilibrio su una linea di basso arruffata dalle sfumature funk e sul tocco pungente delle chitarre, mentre il secondo ribolle di momenti euforici, con un tocco di elettronica in più e una melodia pop irresistibile.
Il mood che aveva caratterizzato il precedente lavoro, quella lentezza calda e sfocata, e quello sguardo assonnato di cui scrivevamo prima, non sono stati, però, abbandonati del tutto, e tornano in "High Kicking", una ballata ronzante dalle armonie zuccherine e, soprattutto, in "Silver" (ennesima citazione della band di Mark Hollis, della cui voce Weeks riproduce perfettamente il timbro), la cui atmosfera porta indietro nel tempo, attraverso una melodia morbidissima e a una ritmica attutita, che pulsa come un battito cardiaco percepito in lontananza.
Una metamorfosi riuscita, quella di Orlando Weeks, un artista che ha saputo affrancarsi da una carriera importante, quella costruita nel nuovo millennio a capo dei Maccabees, ma anche dal se stesso di un anno fa, riuscendo a riproporsi, grazie anche ai sapienti arrangiamenti, in una veste più brillante e euforica. Hop Up, in tal senso, è un disco che entra in circolo velocemente, per deliziare il palato di chi ama un pop che sa essere al contempo leggero ma intelligentemente adulto. Dateci un ascolto, ne vale davvero la pena.