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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Hey Ya!
OutKast
2003  (LaFace)
BLACK / SOUL / R&B / FUNK / HIP-HOP
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12/09/2022
OutKast
Hey Ya!
All'apparenza una canzone banale, HeyYa! nasconde invece un'amara riflessione su quei rapporti sentimentali che continuano a vivere con l'unico collante dell' abitudine

Nel 2021, Rolling Stone USA ha definito Hey Ya! la decima miglior canzone di tutti i tempi. Si potrà essere d’accordo o meno con questo giudizio, ma a prescindere da ogni valutazione sullo spessore artistico del brano, è indubbio che la canzone degli OutKast (la trovate su "The Love Below", seconda parte dell'album doppio "Speakerboxxx/The Love Below") non sia passata inosservata al grande pubblico, avendo raggiunto la top ten di quasi tutte le classifiche che contano.

Hey Ya! ha fatto cantare e ballare mezzo mondo, è un pezzo dalla melodia contagiosa al quale è davvero impossibile resistere. Ciò nonostante, dietro l’apparente allegria del brano, al ritornello ruffiano, al testo semplice, anche se non immediatamente comprensibile, e al video un po' caciarone e festaiolo, si cela in realtà una riflessione non proprio accomodante.

Su un primo piano di lettura, restando in superficie, Hey Ya! suona, soprattutto nella seconda parte, come un invito a ballare, a divertirsi per scrollarsi di dosso la fatica del quotidiano e ritrovare l’energia perduta. Un’interpretazione non del tutto sbagliata, certo, ma comunque un po' frettolosa, che non tiene conto di un significato meno evidente e più profondo.

La prima parte della canzone è, infatti, incentrata su una storia d'amore travagliata, della quale né il protagonista né la sua partner sono felici. E’ indubbio che fra i due ci sia anche del sentimento, ma l’impressione trasmessa è che la coppia rimanga insieme per abitudine, per evitare di dover affrontare una separazione e la conseguente vita da single.

E’ come se avessero paura di stare da soli, motivo per cui tengono in vita un rapporto tutt'altro che ideale e ormai esausto. Il senso, in realtà, potrebbe essere anche meno circoscritto, e riferirsi più genericamente a tutte quelle relazioni tenute in piedi ipocritamente, per non dover affrontare il giudizio altrui e quello della società. Un tema, questo, forse più attuale vent’anni fa di quanto non lo sia oggi, e che, forse, è stato ispirato dall’esperienza personale di Andre 3000 con i suoi genitori.

Una riflessione amara, dunque, che serve a introdurre, però, un gancio ludico. Se una relazione fa soffrire, l’unico modo per alleviare l’ansia di sentirsi intrappolati in un rapporto senza senso è quello di non pensarci e ballare. Non esiste, infatti, al mondo miglior antidepressivo della musica.