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MAKING MOVIESAL CINEMA
19/06/2020
Alex Ross Perry
Her Smell
E anche se la musica è punk fino ad un certo punto, anche se è inaspettatamente una versione acustica di Bryan Adams a rubare il cuore, finisce che Alex Ross Perry, regista radical chic mai esploso, lo rivaluti.

Becky è una cantante punk come devono essere le cantanti punk: sopra le righe, eccentrica ed esagerata.

Completamente fuori controllo.

Che nel dietro le quinte si fa accompagnare da guru che la sfruttano, che si circonda di persone sbagliate mescolando il tutto con dosi massicce di alcool e droga.

Ingestibile da parte di manager saliti alla ribalta proprio grazie alle Something She, dalle compagne di band, dagli ex partner e pure da una madre irrequieta.

Lei che urla, che grida, che ride in faccia a tutti quelli che cercano di aiutarla e di salvarla.

Lei che attacca, si difende, lei che è però la mente e il cuore di un gruppo osannato da pubblico e critica e che conosciamo con un concerto che manda tutti in visibilio, ma che crea il caos nei camerini, con una figlia in pericolo costante, con i nervi che arrivano a fior di pelle.

 

Scena due

Studio di registrazione.

Sempre lei, in un altro mondo, in ritardo, fuori tempo e fuori controllo.

Che né chi lo studio lo gestisce né chi dovrebbe aiutarla a comporre, sanno come prendere.

Becky è quel genio sregolato che nei momenti più impensabili tira fuori il meglio di sé, il giusto giro di chitarra, le giuste parole per una canzone.

Finché non torna ad essere la solita egocentrica capace di ferire fisicamente e psicologicamente le amiche di sempre che prendono la saggia decisione di abbandonarla, e pure le nuove arrivate che vogliono percorrere i suoi passi.

E tutto si distrugge.

 

Scena tre

Becky ha una nuova chance, di esibirsi, di sistemarsi.

Con un'intervention studiata e progettata prima che possa salire sul palco, ma che non tiene conto del suo ritardo, del suo apparire ormai oltre ogni controllo, con il pubblico a venerare più la sua figura spettacolare che non la sua musica.

Sono sempre gli stessi attori in gioco, sempre le stesse figure che cercano di far pace con lei, di aiutarla.

Ma è ancora possibile?

 

Scena quattro

Una casa in campagna.

Dove Becky è andata a ritirarsi, finalmente fuori dal giro di droghe e guru, finalmente ripulita e in contatto con sé.

Finalmente capace di essere madre, amica, anche se con la paura di ricadere.

Regala momenti di pura tristezza cosciente di quello che ha perso, di pura poesia seduta ad un piano, di pura musica mentre si mostra titubante in nuove composizioni.

 

Scena finale

Si torna lì, dove tutto è iniziato.

Dove tutto potrebbe ricominciare o forse, si spera, chiudersi.

Un concerto omaggio, un ritorno alle scene.

Un palco in cui Becky, le Something She e tutte le donne che l'hanno amata, odiata, sopportata e supportata, si riuniscono.

E anche se la musica è punk fino ad un certo punto, anche se è inaspettatamente una versione acustica di Bryan Adams a rubare il cuore, finisce che Alex Ross Perry, regista radical chic mai esploso, lo rivaluti.

In grado com'è stato di gestire un'Elisabeth Ross immensa che per sua dichiarazione non ha improvvisato niente, neppure una virgola delle sue urla e dei suoi deliri.

Perché Her Smell è composto di lunghe scene claustrofobiche in cui a fatica non si scaglia contro Becky il telecomando, in cui comprimari come Dan Stevens, Amber Heard, Gayle Rankin (la Sheila the She-Wolf di Glow) la reggono e la aiutano (sulla presenza della prezzemolina Cara Delevingne preferirei stendere un velo pietoso).

Con luci al neon, location ridotte all'osso, Alex Ross Perry tira fuori un film a suo modo estremo e che ricorda in alcuni momenti il Climax di Gaspar Noé, con il pensiero che corre a Courtney Love e ad Amy Winehouse, e a tutta la sofferenza e l'umanità che avevano dentro.

E che fa capolino in quei  brevi flashback amatoriali -dettagli essenziali- a raccontare di un successo inseguito e arrivato per sancire un'amicizia, prima di una band, in inizi pieni di speranza che non si possono dimenticare.


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