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REVIEWSLE RECENSIONI
11/01/2019
LP
Heart To Mouth
Queste canzoni, che si fanno ascoltare con piacere più di una volta, mancano però di profondità, e restano inchiodate su una terra di mezzo fra mainstream e indie, senza riuscire a trovare una vera identità caratteriale che le distingua dalla media della proposta in circolazione

Non sembra quasi vero, ma LP, al secolo Laura Pergolizzi, sogwriter americana di evidenti origini italiane, è arrivata al suo quinto album in studio, il primo per una major come la BMG.

Di questa cantante originaria di Huntington, infatti, tutti si sono accorti solo due anni fa, grazie a Lost On You, singolone spacca classifiche, che in Italia molti ricordano anche per essere stato il jingle pubblicitario di un noto operatore telefonico.

Non che prima non avesse fatto nulla, anzi: oltre ai quattro album pubblicati, LP ha collaborato, in veste di autrice, per star di livello mondiale, quali Aguilera e Rihanna, tanto per citare le più famose.

Heart To Mouth è, però, il disco con cui Laura Pergolizzi non solo ha intenzione di ribadire il successo del 2016, ma vorrebbe anche essere l’occasione per esprimere una propria precisa identità autoriale, che non è necessariamente o esclusivamente quella di songwriter di hit di successo ma soprattutto quella di un’artista capace anche di comporre canzoni più profonde e articolate.

Questo quinto disco in studio alterna, dunque, brani sfacciatamente pop (la melodia di When I’m Over You ci mette tre secondi netti a entrare in testa) a incursioni decisamente più rock (la conclusiva Special), illumina di sole con riuscita leggerezza (Girls Go Wild, che nasconde sottotraccia un deja vù da The American dei Simple Minds) e adombra il mood con gli struggimenti di One Night In The Sun e Dreamer.

Tutto funziona bene ed è davvero impossibile esprimere un giudizio negativo su un disco curato e attento anche in fase di produzione. Tuttavia, queste canzoni, che si fanno ascoltare con piacere più di una volta, mancano però di profondità, e restano inchiodate su una terra di mezzo fra mainstream e indie, senza riuscire a trovare una vera identità caratteriale che le distingua dalla media della proposta in circolazione.

LP, poi, possiede una voce dalla grande estensione e dalle infinite potenzialità, ma il timbro espressivo è quasi sempre posizionato sulla modalità “tonalità alta o altissima”, cosa che alla lunga finisce per stancare e far perdere di intensità a molte delle composizioni in scaletta.

Il disco venderà bene, come già testimonia la lusinghiera seconda piazza di Billboard Heatseekers raggiunta a nemmeno un mese dall’uscita; ma chi pretende dalla musica qualcosa in più del semplice intrattenimento, cercherà soddisfazione in altri lidi. Peccato, perché LP avrebbe il talento necessario per scrivere e interpretare musica più adulta e di qualità.