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REVIEWSLE RECENSIONI
Have You Lost Your Mind Yet?
Fantastic Negrito
2020  (Cooking Vinyl)
IL DISCO DELLA SETTIMANA ROCK BLACK/SOUL/R'N'B/FUNK
8/10
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07/09/2020
Fantastic Negrito
Have You Lost Your Mind Yet?
Il ritorno di Fantastic Negrito con l'ennesimo grande di disco di canzoni in equilibrio fra rock e black music, innovazione e tradizione

Ci sono musicisti che hanno il tocco magico e non sbagliano un disco, nemmeno a farlo apposta, e Xavier Amin Dphrepaulezz, al secolo conosciuto come Fantastic Negrito, è senz’altro uno di questi.

Una carriera iniziata a metà degli anni ’90 sotto il moniker di Xavier e interrotta per lungo tempo a causa di un terribile incidente d’auto, che gli stava costando la vita. Poi, anni di riflessione, vissuti sempre nelle zone limitrofe al music businness, fino a quando nel 2014, il chitarrista originario del Massachusetts da’ alle stampe l’omonimo esordio sotto la nuova egida, con cui, fin da subito, si è accattivato le simpatie di pubblico e critica. Da questo momento in avanti, la carriera di Fantastic Negrito è svoltata decisamente: due dischi, The Last Days Of Oakland (2016) e Please Don’t Be Dead (2018) che sono valsi a Xavier due Grammy Award nella categoria Best Contemporary Blues Album oltre alle stigmate del fuoriclasse, di quello, appunto, che, come si diceva a inizio articolo, non sbaglia un colpo.

Have You Lost Your Mind Yet? conferma l’assunto e ribadisce il concetto che questo cinquantaduenne possiede classe infinita, idee a bizzeffe e un livello di scrittura concesso a pochi. Forse, quest’ultimo lavoro, non è un disco sorprendente come il suo predecessore, è meno pirotecnico e, pur in ambito in cui la contaminazione la fa da padrone, guarda maggiormente a un suono classico, la cui genesi è lontana nel tempo. Ciò nonostante, questo ibrido, in cui confluiscono, con gusto e misura, rock, blues, psichedelia, funky, soul, r ‘n’ b, gospel e hip hop, funziona maledettamente bene per tutti i quaranta minuti della durata dell’album, grazie a undici canzoni (in realtà sono nove più due brevi intermezzi) che suonano al contempo famigliari e spiazzanti, che nascono dall’alchimia fra suoni classici e visione moderna, che imboccano percorsi solo all’apparenza lineari, preferendo semmai repentini cambi rotta.

Il disco si apre con il funky battente di Chocolate Samurai, groove assassino, voce roca che scartavetra la pelle, tappeto di hammond e quella chitarra, pronta a inserirsi, con tocchi acidi e riff muscolari. E’ questo, in linea di massima, il marchio di fabbrica Fantastic Negrito: la capacita di trasfigurare un solido background di black music attraverso un’inclinazione ruvida e rockista, come avviene, ad esempio, in Platypus Dipster, divertita e sferragliante chiosa, tutta impeto e chitarre.

Uno spettro espressivo ampio, quello entro il quale, Fantastic Negrito, si destreggia con le movenze di un califfo, padrone della sua musica e consapevole come pochi. Non è da tutti, infatti, miscelare con equilibro la potenza evocativa dello spiritual con la libertà espressiva dell’hip hop, cosa che avviene, ad esempio, nella folgorante I’m So Happy I Cry (in duetto con Tarriona Tank" Ball dei Tank And The Bangas), uno dei brani di punta del disco.

Poi, come già detto, Dphrepaulezz si muove anche in territori più prevedibili, osa meno, certo, ma senza che l’ispirazione perda d’intensità. Ecco, allora, l’accattivante melodia bluesy di How Long?, o la fascinosa Your Sex Is Overrated, torrido ballatone arroventato da uno strepitoso assolo di chitarra a opera di Masa Kohama, presente nel brano come ospite.

Non solo grande musica, però. Sarebbe, infatti, ingiusto non soffermarsi sull’impegno politico e la critica sociale che trasudano da ogni poro di queste canzoni. Uno sguardo cinico e disincantato su un’America moralmente alla deriva e vittima delle sue infinite contraddizioni, un paese in balia del proliferare delle armi e dello spaccio di droga, in cui non esiste giustizia, a meno che tu non sia ricco e bianco (emblematica in tal senso la breve e caustica Justice In America).

Al quarto disco, Fantastic Negrito fa centro per l’ennesima volta, inserendosi definitivamente nella scia di quei musicisti neri, quali Prince, Sly Stone e George Clinton, che hanno saputo innovare un genere pur rispettandone la tradizione, e che, come tutti i fuoriclasse, non sbaglia(va)no un disco, nemmeno a farlo apposta.


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