Nati nel 2004, i Blessthefall hanno alle spalle quattordici anni di carriera, cinque album, un numero indefinito di concerti in tutto il mondo, uno storico abbonamento al palco del famoso Warped Tour e un paio di modifiche alla line-up del gruppo. Fanno metal-core, un genere non propriamente semplice, non tanto per il suono (sempre che ne siate avvezzi), quanto per l’ampia platea di band che lo suonano e la facilità con cui si può scadere nel già sentito, nel tentativo di renderlo più alla moda o nella scarsa qualità del risultato.
Avere così tanta esperienza nel settore e ritrovarsi a scrivere il sesto album, a soli tre anni di distanza dal precedente (To Those Left Behind, 2015), potrebbe quindi non essere così semplice; soprattutto se si è sempre stati bravi ma mai perfettamente a fuoco con se stessi e le proprie possibilità.
I cinque ragazzi dell’Arizona, hanno quindi deciso di mettersi davanti ad una nuova pagina del loro personale libro e di trovare un nuovo compagno di viaggio che potesse ispirarli e dar loro fiducia: una nuova etichetta discografica. Il cantante Beau Bokan lo ha dichiarato apertamente: «Firmare per la Rise Records ci ha ringiovanito come band e non potremmo essere più eccitati, ci hanno incoraggiato ad essere noi stessi e a continuare a scrivere la musica che volevamo».
Perché a volte ripensarsi non vuol dire stravolgersi completamente, ma solo ordinare le proprie capacità, i propri desideri, e mettersi al centro del proprio destino, per essere sempre se stessi, ma in una versione più forte e scintillante.
I Blessthefall hanno fatto proprio questo: far ritrovare ai loro fan tutto il loro suono, dal sentimento delle parti più melodiche allo scream violento, rinnovando la formula con pesanti dosi di elettronica.
Prodotto da Tyler Smyth (voce della band metal-core The World Alive), con produzione aggiuntiva di Matt Good dei From First to Last e Howard Benson (nominato produttore dell’anno ai Grammy Awards nel 2007 e 2008), il nuovo lavoro del quintetto è potente nei suoni e nella melodia, risulta innovativo, e permette ai Blessthefall di salire un nuovo gradino della loro evoluzione musicale.
Il tappeto sonoro di Hard Feelings è colmo di tensioni contrastanti ed equilibratissime atmosfere: dalla voce pulita e decisa di Bokan agli scream rabbiosi del bassista Jared Warth, dalle liriche più sentite e sentimentali alle urla più metal-core, dalle atmosfere più rarefatte ai suoni più densi, dall’aggressività prepotente di “Cutthroat” alla melodica e non scontata “Sakura Blues”, fino ad arrivare alla positività della dolcissima e sincera “Welcome Home”, che porta a concludere l’album con un sorriso e la voglia di rimmergersi.
Il nuovo gusto per l’elettronica e i sintetizzatori, assieme ai sapienti giochi di chitarre e batteria, realizza gli intrecci necessari a rendere il disco uniforme nel pensiero, compatto nelle sonorità e arioso nelle melodie.
Un viaggio di 39 minuti da compiere più volte, dove ognuna delle 10 canzoni racconta una storia o un sentimento e dove ognuno, ad ogni ascolto, può ritrovare un pezzetto di cui innamorarsi.