Il passato del detective Dane Kirby è popolato di fantasmi: ha perso moglie e figlia in un incidente che non riesce a perdonarsi, e a distanza di anni fatica a rimettersi in sesto. Quando l’Fbi inizia a indagare sulla morte di Arnie Blackwell, un criminale con il vizio del gioco brutalmente assassinato in Florida, Dane viene chiamato ad affiancare l’agente Roselita Velasquez, che non sembra gradire l’intrusione del nuovo collega. Eppure Dane è l’uomo chiave per il caso: tutti gli indizi portano a un grande combattimento di galli organizzato a Hard Cash Valley, in Georgia del Nord, e solo lui, con l’aiuto degli amici di sempre, sa aggirare le tacite norme che regolano i territori di Bull Mountain. Quando al delitto si aggiunge la scomparsa di William, il fratellino di Arnie, affetto dalla sindrome di Asperger, Dane e Roselita iniziano un’impietosa caccia all’uomo, tra agenti corrotti e killer senza scrupoli.
Alla stessa stregua dei due romanzi precedenti di Brian Panowich, Bull Mountain e Come Leoni, anche Hard Cash Valley è ambientato nei luoghi cari al suo autore, quella zona montagnosa della Georgia, cioè, in cui il tempo sembra essersi fermato agli anni ‘50, e in cui sono la natura selvaggia e la violenza dei fuorilegge a dettare le regole di una comunità chiusa e reazionaria, i cui unici svaghi sono la caccia e una bevuta al pub. In gioco, questa volta, però, non c’è il traffico di droga e la lotta per il potere nella contea di Bull Mountain, ma qualcosa di estremamente pericoloso: un efferato delitto, un bambino scomparso, due filippini spietati e in cerca di vendetta, un feroce killer che miete vittime nell’ombra, una fattoria gestita da loschi individui, in cui si allevano e si fanno combattere i galli.
Protagonista del romanzo, questa volta, è Dane Kirby, ex vigile del fuoco, ora membro del GBI, che viene affiancato a un agente dell’FBI per coadiuvarlo nella risoluzione del caso. Kirby è il classico personaggio di Panowich, un uomo semplice e di gran cuore, profondamente legato alla sua terra e benvoluto da tutti, ma che ha alle spalle una tragedia immensa che non riesce a superare. Un uomo con uno spiccato senso della giustizia e dell’etica, pronto ad assumersi anche responsabilità non sue, ma incapace di perdonarsi e di convivere con i fantasmi del proprio passato.
Se non sempre è centrato l’approfondimento psicologico del protagonista (l’eccesso del melodramma e qualche picco di retorica appesantiscono la figura di Kirby), Panowich, per converso, è decisamente abile nel gestire ritmo e colpi di scena. La narrazione, quindi, risulta assai fluida, i dialoghi semplici ma non banali, il thriller ben congegnato e palpitante, l’ambientazione, come sempre, perfettamente centrata.
Forse il meno bello dei tre romanzi finora pubblicati, ma comunque una lettura che non dispiacerà agli amanti del genere.