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REVIEWSLE RECENSIONI
29/04/2022
Hammerfall
Hammer Of Dawn
Il martello degli svedesi Hammerfall torna a colpire con un disco di classico power metal, scattante, melodico e divertente.

La storia degli svedesi Hammerfall inizia tanti anni fa, esattamente nel 1993, su impulso del chitarrista Oscar Dronjak, a cui, solo successivamente, nel 1996, si unisce il cantante e frontman, Joacim Cans. Da allora, album dopo album, e concerto dopo concerto, la band si è guadagnata la meritata reputazione di essere una delle più devastanti macchine da guerra rock, grazie a una miscela esplosiva tra heavy metal tradizionale e power metal

Hammer of Dawn è il loro dodicesimo album, e l’impressione è che il tempo non abbia minimamente intaccato quella vigoria che è da sempre il punto di forza del gruppo svedese. Le dieci canzoni in scaletta, infatti, mostrano i muscoli, sono scattanti e suonate con la consueta caratura tecnica. Tanto mestiere, certo, ma anche un pimpante senso per la melodia e l’energia che potrebbe avere un gruppo di esordienti. "Brotherhood" dà inizio alle danze, evocando l’amicizia che lega i due band leader e stringendo in un simbolico abbraccio le schiere dei fan. Un brano innodico, un’apertura impetuosa e veloce, che dimostra immediatamente l’ottimo stato di forma degli Hammerfall.

La successiva title track possiede una struttura più complessa e un andamento epico, e vede Cans sfoggiare tutto il suo scintillante repertorio vocale, mentre Pontus Norgren sale in cattedra con un assolo fantastico. Siamo di fronte, insomma, a un vero e proprio manuale su come scrivere la perfetta canzone power metal: le armonie nei ritornelli abbondano, le melodie sono di facile presa, le voci svettanti, il passo fiero e possente, mentre le liriche raccontano di dei nordici, di battaglie, di spade e di magia, come nella miglior tradizione degli Hammerfall. Certo, i testi sono piuttosto rudimentale, ma se ci si sofferma esclusivamente sulla musica, ci si renderà conto di quanto questa band sia affiatata e abile nel creare melodie e ritornelli da cantare a squarciagola sotto il palco, brandendo un’immaginaria spada verso il cielo.

Non manca, in scaletta, un’ottima ballata come “Not Today”, ma è evidente che la band dia il meglio di sé quando raggiunge la velocità massima in brani come “Live Free Or Die” o nella conclusiva “No Mercy”, in cui la batteria di David Wallin spinge indemoniata sull’acceleratore in un adrenalinico assalto all’arma bianca.

La nitida produzione di Fredrick Nordström (Arch Enemy, In Flames, etc.), poi, esalta la pulizia tecnica e conferisce a tutto l’impianto un suono decisamente scintillante. Hammer of Dawn rappresenta, quindi, un ottimo ritorno per una band che, pur procedendo con tanto mestiere, non ha comunque, perso quel tocco che è l’essenza stessa del power metal: melodia, potenza e tanto divertimento. Se vi capita, non perdeteli dal vivo.