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MAKING MOVIESAL CINEMA
Hamburger Hill
John Irvin
1987  (Infinity / Starzplay)
GUERRA
7/10
all MAKING MOVIES
11/04/2022
John Irvin
Hamburger Hill
Hamburger Hill vale la visione per la capacità di Irvin d'indagare i personaggi, quei ragazzi catapultati nella mischia, e tirarne fuori gli aspetti più intimi, nonostante il film si svolga nel mezzo dell'azione e nell'inferno delle giungle del Vietnam.

Il cinema sulla guerra del Vietnam ha prodotto tantissimo, sia in maniera diretta con i film ambientati in toto o almeno in parte al fronte, sia in modo indiretto occupandosi delle proteste e dello sdegno dell'opinione pubblica dell'epoca (da poco abbiamo parlato di Ciao America! di De Palma per dirne uno). Il problema di Hamburger Hill, film più che dignitoso, è quello di inserirsi all'interno di un gruppo nutrito nel quale spiccano diversi capolavori e numerosi film di livello, venendone schiacciato in maniera quasi inevitabile. Per i più smemorati, ma anche solo per il piacere di farlo, ricordiamo che il film di Irvin è stato preceduto da opere come Un mercoledì da leoni di Milius, Il cacciatore di Cimino, Apocalypse now di Coppola, Rambo e Fratelli nella notte di Kotcheff, Platoon di Stone, Full metal jacket di Kubrick, Good morning Vietnam di Levinson ed è stato poi seguito da De Palma con Vittime di guerra, da Tsui Hark con A better tomorrow III e ancora Stone con Nato il quattro Luglio, dallo splendido e durissimo Bullet in the head di John Woo e chissà da quanti altri ancora. Capite che emergere qua in mezzo diventa veramente dura per tutti, ciò nonostante, soprattutto di questi tempi dove ricordare la brutalità e la mancanza di senso di ogni conflitto armato è doveroso, Hamburger Hill vale la visione per la capacità di Irvin d'indagare i personaggi, quei ragazzi catapultati nella mischia, e tirarne fuori gli aspetti più intimi, nonostante il film si svolga nel mezzo dell'azione e nell'inferno delle giungle del Vietnam (in realtà sono quelle delle Filippine dove è stato girato il film).

 

Episodio storico. 1969, Vietnam del Sud ai confini con il Laos. L'esercito americano sta da tempo tentando di conquistare la valle di A Shau, un nome che per la 101ª divisione aviotrasportata del sergente Franz (Dylan McDermott) fa ancora accapponare la pelle. Sono state diverse le operazioni tenutesi in questa zona, ai veterani della divisione e alle nuove reclute toccherà tornare su quelle alture per tentare di conquistare la vetta 937, posizione strategica e ben difesa dall'esercito nordvietnamita, all'apparenza fondamentale per i capoccia che dirigono le manovre con il sedere bene al caldo. Prima del trasporto nella valle e dell'assalto alla cima i componenti della divisione hanno tempo di conoscersi meglio tra di loro, di scambiarsi le proprie opinioni sulla sporca guerra, di tornare con la mente a casa, alle loro famiglie, alle donne che (forse) li aspettano, nascono poi contrasti e amicizie, si affronta la questione razziale sottoposta con continuità al gruppo dal medico di colore Doc (Cortney B. Vance), supportato da Washburn (Don Cheadle) e da Motown (Michael Boatman), si familiarizza con la popolazione locale, soprattutto con le belle vietnamite che fanno la professione più vecchia del mondo. Poi arriva l'ordine, la missione prende forma e sarà un'insensata macelleria dove molti dei corpi straziati di questi giovanissimi ragazzi rimarranno a terra donando poi alla collina 937 il triste nome di Hamburger Hill.

 

È un buon film Hamburger Hill, non fa sconti su quanto atroce sia la guerra, è diretto e, seppur molto riflessivo nella prima parte, quando si entra nel vivo dell'azione Irvin non fa sconti: insensatezza degli ordini, disorganizzazione, fuoco amico, strazio dei corpi, tutto l'orrore legato a giovani vite gettate nel cesso per niente, per interessi e decisioni prese da vili burattinai, tutte cose che purtroppo continuiamo a vedere ancora oggi. Un po' retorica, magari anche comprensibile ma poco condivisibile, la tirata sul sacrificio dei soldati, giovani eroi morti per il proprio Paese. A questa visione è ora di dire basta se si vuole pensare a un mondo di pace, che non si può costruire con gli eserciti, con le armi, con gli eroi e con i 2% di Pil. Queste non sono soluzioni, sono vergogne. Molto buona la regia di Irvin che crea un'ottimo rapporto tra camera e luoghi: i paesaggi sono magnifici, l'immersione negli stessi dei membri del cast riesce a donare interesse sia alle riprese dei momenti più pacati, con i tanti dialoghi tra i componenti della squadra, sia a quelle dinamiche dell'attacco alla collina, postazione che nella realtà si rivelò poi inutile e presto abbandonata dall'esercito americano, dopo che la sua conquista valse la vita di più di settanta soldati e altri quattrocento feriti. Ottima scelta del cast che vanta qualche nome noto ma nessuna star (Cheadle all'epoca non era famoso come oggi), ben giostrate le dinamiche tra i vari caratteri dei numerosi ragazzi in scena, colonna sonora da sottolineare con Otis Redding, The Spencer Davis Group, Percy Sledge, gli Animals e parecchi altri nome di valore. Certo, film miglior sul 'Nam ne abbiamo visti, parecchi anche, ma ciò non toglie meriti a un film che riesce a stare con una sua dignità all'interno di un segmento davvero molto ingombrante.