Lui vive a Roma da sei anni ma l'italiano non lo parla. Sposato con una francese, adduce scuse, mentre le sue interviste alla ricerca di piccoli angoli sono il suo successo.
Ma lui è un alcolizzato, abituato a bere, incapace di smettere, con una cirrosi epatica alle porte.
Lei è una blogger di viaggi, gira il mondo e quando torna a casa, vede un altro lui, innamorato e pressante, che chiede troppo per lei.
Perché lei in realtà non viaggia, inventa tutto, si chiude in casa a smaltire e controllare i suoi attacchi di panico.
Lui e lei vivono nello stesso palazzo e si scontrano una notte che lui ha bevuto troppo, che lei ha un attacco di panico che fa crollare le sue bugie davanti all'altro lui.
Come rimediare?
Partendo insieme per un viaggio, con lui non pronto a smettere di bere, lei decisa ad affrontare le sue paure e riconquistare l'amore perduto seguendo le tappe verso luoghi abbandonati che aveva progettato.
Sembrerebbe il film perfetto.
Un on the road fra due tipi strani e diversi, con il loro bagaglio di problemi e pure un cane bello come Maurice.
Mettici poi che i due in questione sono Jasmine Trinca e il redivivo Clive Owen e l'appeal si fa alto.
Com'è allora che questo viaggio non funziona?
Sarà che le premesse sono fin troppo frettolose, sarà che le tappe sono tante e non si approfondiscono a dovere, sarà che le cadute -per lui, soprattutto- si fanno ripetitive e tutte uguali: chiesa, dopo fabbrica, dopo parco acquatico.
Il finale non aiuta a cambiare idea, arrivando pure questo veloce e senza la giusta preparazione, con quell'ultimo paese inglese e abbandonato a far da sfondo poco invitante.
Si salvano allora gli attori, in parte anche, se spesso non così naturali, si salva una colonna sonora con ottimi pezzi punk da sfruttare, soprattutto nella liberatoria conclusione.
Ma quando titolo, attori e locandina promettevano una bella commedia romantica, quando questa delude, il senso di amarezza si fa ancora più forte.