Guerra al grande nulla, che in originale porta il titolo più significativo di A case of conscience, è un romanzo breve del 1958, il più celebre dello scrittore James Blish. Nel 1959 Guerra al grande nulla vince il prestigioso Premio Hugo, il romanzo è in realtà una revisione espansa di un vecchio racconto di Blish pubblicato in origine su rivista; quella vecchia stesura diventa la prima parte del nuovo romanzo ampliato poi con una seconda sezione che cambia scenario e porta l'opera in direzioni diverse andando a creare una sorta di discontinuità narrativa che probabilmente non ha giovato a un racconto in origine molto interessante e originale, almeno all'epoca della sua uscita.
In realtà ancora oggi la lettura della prima parte di questo romanzo rimane stimolante e piacevole, diventa tutto più confuso nella seconda parte che disattende alcune delle aspettative del lettore e segue una strada lungo la quale si perdono spunti validi e occasioni di approfondimento a favore di un'evoluzione del protagonista alieno scontata e meno interessante di quel che avrebbe potuto essere. Nonostante questi difetti il libro di Blish rimane comunque tra gli esiti più interessanti tra quelli presentati fino a questa uscita dalla collana Urania 70, la riflessione religioso-teologica proposta dal protagonista di fronte all'esplorazione di un pianeta sconosciuto con una società dominante molto differente dalla nostra non manca di lanciare molti spunti di riflessione degni d'essere approfonditi (cosa che poi non viene fatta, maggior difetto del libro).
L'umanità ha raggiunto la conoscenza per rendere il volo stellare realtà. Un piccolo gruppo di scienziati terrestri vola alla volta di Lithia per capire se il pianeta possa diventare uno scalo commerciale per le rotte terrestri e se lo stesso presenti risorse in qualche modo sfruttabili dagli umani. Su Lithia gli scienziati trovano una civiltà dove la specie dominante è costituita da esseri somiglianti a grossi rettili evoluti, alti quasi quattro metri e capaci di costituire una società che assomiglia non poco a una sorta di Paradiso terrestre.
I lithiani vivono nella più perfetta armonia, non conoscono concetti come "conflitto" né sentimenti quali avidità, invidia o quanto di negativo la razza umana è riuscita a concepire nel corso dei millenni. Di contro il lithiani non conoscono nemmeno le passioni, vivono in armonia grazie a una predisposizione del tutto naturale, innata, e soprattutto non hanno nulla che assomigli al concetto di religione, idolatria o altro, nulla che faccia loro distinguere tra bene e male, sono semplicemente volti a un concetto di vita senza prevaricazione alcuna.
Ciò nonostante la società Lithana non è primitiva, i rettili hanno sviluppato tecnologie e conoscenze differenti da quelle terrestri a causa della differente conformazione del loro habitat, eppure sono aperti a nuove forme di sviluppo e riescono a creare buoni rapporti anche con lo straniero terrestre.
Dopo diverso tempo in cui la compagine proveniente dalla Terra studia il pianeta, Padre Ramon Ruiz Sanchez, gesuita e biologo, inizia a sospettare di un ambiente così perfetto nel quale non c'è traccia di Dio, pian piano inizia a credere che dietro la creazione di Lithia possa esserci lo zampino del Maligno. Il fisico Clever invece si convince che il pianeta sia la base perfetta per la NATO per dar vita a un'immensa produzione di ordigni atomici.
I due scienziati, insieme al chimico Michelis e al geologo Agronski si troveranno a dover decidere del futuro di Lithia, ma forse sarà il rettile Chtexa a prendere la decisione che più si rivelerà significativa per il futuro del suo pianeta.
Le riflessioni di natura teologica che il protagonista principale, Padre Ramon, mette in campo, arrivando fino a credere a un intervento fondativo del Maligno riguardo la nascita della società lithiana e che lo porteranno a essere tacciato d'eresia, sono di certo l'aspetto più significativo e coinvolgente di questo romanzo di James Blish. La Chiesa terrestre non concepisce la capacità di creare la vita da parte del Maligno, dogma questo che porterà il prete verso la scomunica e a essere tacciato d'eresia.
La contrapposizione di Padre Ramon al collega Clever con Michelis e Agronski a fare da ago della bilancia, costituisce il cuore della prima parte del romanzo insieme alla descrizione della società aliena rappresentata qui per lo più da Chtexa, rettiliano vicino a Padre Ramon.
Le prese di posizione dei personaggi, le descrizioni dei sistemi di comunicazione lithiani e di altri aspetti di questo mondo sono realmente avvincenti e purtroppo si perdono nella seconda parte del romanzo dove il protagonista diverrà Egtverchi, progenie di Chtexa sviluppatasi nel viaggio verso la Terra e cresciuto con tutti i difetti e le abitudini terrestri.
Si perde qui quella disquisizione sulla vera origine dei lithiani, quella diatriba religiosa che avrebbe potuto tener banco e desto l'interesse del lettore che invece si trova di fronte a una metafora su come il male del mondo (dei mondi) siamo noi terrestri e la nostra cultura (metafora peraltro anche condivisibile). Ci si trova così con un rettiliano deviato dai nostri usi e costumi che non mancherà di attirare l'attenzione e far più danno possibile, azioni che si ripercuoteranno poi, insieme alle scellerate scelte dei terrestri, anche sul suo pianeta d'origine.
Nel complesso Guerra al grande nulla rimane una lettura stimolante, peccato la deriva che il romanzo subisce nel suo ampliamento volto a garantire una pubblicazione esterna al giro delle riviste, senza un deciso cambio di ritmo e destinazione ne sarebbe potuto uscire un libro di fantascienza migliore di questo.