"When you go after your dream, there’s nothing like it. There’s good times and there’s bad times, but there’s nothing like it"
"Quando inseguite il vostro sogno, non c’è niente come questo. Ci sono momenti belli e ci sono momenti brutti, ma non c'è niente come questo”
(Q Lazzarus)
Non sempre il mondo dell’arte è giusto con i suoi alfieri più gloriosi. In questo caso, abbiamo solo una foto sbiadita e una canzone resa celebre da un controverso film uscito nel 1991. Ne Il Silenzio Degli Innocenti di Jonathan Demme, una delle scene più disturbanti era accompagnata dal brano “Goodybye Horses”, cantato dalla voce misteriosa di una certa Q Lazzarus.
Dietro a quella sigla misteriosa si nasconde Diane Luckey, una tassista di New York che incontra il già citato regista durante uno dei suoi turni di lavoro e riesce a fargli ascoltare alcuni demo. Demme rimane talmente impressionato dalla sua voce, che decide di coinvolgerla in diversi suoi film, prima con una comparsata in Qualcosa di travolgente (1986), nella cui colonna sonora inserisce anche il brano “Candle Goes Away”, quindi inserendo un altro brano del gruppo, “Goodbye Horses”, nella colonna sonora di Una vedova allegra... ma non troppo (1988) e poi, con maggior successo, in quella de Il silenzio degli innocenti (1991), cui segue nello stesso anno la pubblicazione e distribuzione del singolo, con la piccola casa discografica All Nations Records. In seguito, la cantante compare anche nel film Philadelphia (1993), dove, in particolare, nella scena della festa a casa di Andrew Beckett (Tom Hanks), canta “Heaven” dei Talking Heads.
Sono anni di fermento in cui Q Lazzarus e la sua band provano ad assaporare il successo, vanno a Londra e si avvicinano a qualcosa che non arriverà mai. Nel 1996 il gruppo si scioglie e Diane scompare come era affiorata, apparentemente dal nulla. Nel 2019, la regista e documentarista Eva Aridjis Fuentes fece un incontro inaspettato, durante un viaggio qualunque:
“Diane Luckey - alias Q Lazzarus o Q - e io ci siamo incontrate nel 2019 in un modo davvero inaspettato. Stava guidando per un'app di servizio auto e, per coincidenza, io ero la sua passeggera. Ero una grande fan del suo lavoro e mi chiesi spesso cosa le fosse successo, e non appena sono salito sulla sua macchina ho sospettato che potesse essere lei. Aveva completamente seppellito Q Lazzarus decenni prima, senza dire a nessuno che era stata una cantante, e non ascoltava la sua musica da anni. Ma quando mi ha incontrato ha deciso che era giunto il momento di rivisitare il suo passato e la sua musica, e diventare di nuovo Q. Entrambi credevamo che il nostro incontro fosse un segno del destino”.
Cominciarono dunque le riprese di un documentario che voleva riaprire una storia musicale e una carriera, riportando Q Lazzarus sul palco, come avrebbe meritato. Purtroppo, nel 2022 un male terribile e improvviso si portò via Diane Luckey e ogni speranza di ascoltare nuova musica da lei. Ma, l’ormai amica Eva decise di trovare il modo di concludere i lavori sul film a lei dedicata, che finalmente vede la luce tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. Se il film vuole ricostruire la storia misteriosa di un talento e della sua scomparsa nel nulla, questo disco ne è la relativa colonna sonora e rappresenta il primo album vero e proprio di Q Lazzarus.
I dieci brani del vinile diventano ben ventitrè nell’edizione in doppio cd, e vanno a pescare in un lungo periodo che va dal 1985 fino al 1995. Molte canzoni sono totalmente inedite ed estrapolate dall’archivio privato della cantante e spesso la qualità sonora è grezza o più vicina a quella dei demotape in cassetta che giravano tra la metà degli anni ottanta e l’inizio dei novanta.
Potrebbe spiazzare anche la varietà di stili che si alternano nell’ascolto, dalla new wave oscura ed ammaliante della nota “Goodbye Horses”, fino alle riletture ardite di classici come “Summertime”, trasportata dal jazz alla dub dance tutta ritmo ma ancora intensa e che va a incorniciare un periodo storico forse dimenticato e una musica mai troppo celebrata. Si oscilla tra il rock pungente e melodico fino ad arrivare a spinte dance quasi house, nell’evidenza di una voce enorme che ha attraversato generi e vite come i gatti, senza trovare forse un equilibrio salvifico.
Probabilmente molti misteri saranno svelati da un documentario di cui raccomandiamo caldamente la visione, ma la voce di Q Lazzarus è il fulcro di tutto e rimane indimenticabile e unica: androgina, sensuale e del tutto diversa dalle altre. Una voce che si è persa ma che noi possiamo avere l’onore e il piacere di poter ritrovare e abbracciare.
Giustizia sia fatta per Q Lazzarus.