Sono le 18.15. Al Link ci sono ancora poche persone ma l’atmosfera è sin da subito piacevole, nel piccolo giardino immediatamente adiacente allo storico locale di Bologna.
È il secondo giorno di Gogobo, il festival di musica nato a Bologna ora arrivato alla sua quinta edizione. Il 14 giugno il Link ha ospitato la prima giornata di festival, in cui si sono esibiti Marco Castello, i Savana Funk & Gaudi, Jolly Mare, Terr, il Mago del Gelato, Dj Rocca e Sandri.
Pocodigiorgio è sul palco del Gogobo e dà inizio alle danze. È al centro della scena del Garden stage con la sua chitarra e scalda le persone appena arrivate, ancora con gli occhiali da sole ma pronte a godersi il tramonto con una birra in mano.
Il sole però è ancora alto, e alle 19.15 i Leatherette stanno suonando giocando decisamente in casa: il gruppo post-punk nasce a Bologna nel 2018. Il loro primo EP, Mixed Waste, viene pubblicato nel 2021 e da lì non si sono più fermati, fino ad arrivare agli album Fiesta e Small Talk, rispettivamente nel 2022 e 2023. Sono tutti in fila davanti al pubblico, tranne il batterista, in fondo al palco. Il sound è molto intenso e riesce ad entrarti nel petto. Gli strumenti occupano un ruolo fondamentale nella musica dei Leatherette e le note occupano tutto lo spazio circostante al Link. Siamo quasi alla fine: un membro del gruppo scende dal palco e il pubblico forma un semicerchio. Ormai la band è disinibita e libera tutto il suo potenziale. Negli ultimi istanti di esibizione il caos regna e il pubblico balla scomposto.
Alle 19.45 i Leatherette scendono dal palco e dopo qualche istante gli Oracle Sisters reegalano l’esperienza di un Link diverso da come siamo abituati a viverlo solitamente. Il sole sta per sparire e la temperatura cala progressivamente. La band francese crea un’atmosfera distesa e il pubblico si rilassa sulle note dei brani dell’album di esordio Hydranism, pubblicato nel 2023, dopo numerose uscite dal 2018, tra singoli ed EP che sono già successo. Il gruppo ha fatto dei passi da gigante in poco tempo ed è già noto tra gli ascoltatori dell’indie alternativo.
Dopo la pausa per la proiezione della partita Italia-Albania, ci spostiamo tutti all’Arena stage per ascoltare The Notwist, noto gruppo tedesco electro-pop/post-rock che incanta il pubblico dopo poche note. La band alterna momenti di grande intensità a momenti in cui il volume si abbassa e rimane solo la voce del cantante, Markus Acher, per poi salire di nuovo, tramite dei beat elettronici che inchiodano gli astanti dando vita a brani quasi psichedelici, in cui i generi musicali e gli strumenti si mixano, si incontrano e a volte si scontrano. È un’elettronica dal sapore malinconico, quella dei The Notwist. Il loro ultimo album, Neon Golden, uscito nel 2022, ha avuto un successo inaspettato. Mi avevano anticipato che sarebbe stata un’esibizione a bassa intensità, invece l’energia ha dominato l’Arena.
Torniamo nel palco indoor per i Dengue Dengue Dengue, duo musicale peruviano di musica elettronica. Il pubblico inizia a ballare sotto le luci del Link a colpi di beat che si fanno sempre più intensi. Chi frequenta il locale abitualmente ora lo riconosce meglio: è già notte e luci e i bassi iniziano ad andare allo stesso ritmo, all’interno della grande sala. La band propende per un djset energico; se un attimo prima iniziavamo a sentire un po’ la stanchezza, ora le gambe si muovono da sole.
Alle 01.30, o poco più, i Toy Tonics, il collettivo composto da dj che sta infuocando i dancefloor delle città più importanti di tutta Europa, prendono il posto dei Dengue Dengue Dengue, per regalare al Gogobo due ore di funk grazie alla consolle di Athlete Whippet & Stump Valley.
Infine, il festival chiude in bellezza con Nikita Voguel, produttrice e dj che ora vive in Italia, che fa ballare con il suo mix electro, techno e darkwave. Chi si stava già muovendo sotto il palco sul ritmo dei Toy Tonics, ora aumenta di intensità per fare l’ultimo scatto.
Il Gogobo sembra allargare sempre di più i suoi confini e punta in alto. La line-up di questa edizione è stata ricca di figure artistiche importanti nella scena musicale nazionale ed europea. La scelta del Link come location ha permesso il crearsi di un ambiente confortevole e variegato, grazie alla possibilità di scelta di utilizzare i diversi spazi che il locale offre.
Insomma, il festival bolognese non ha deluso le aspettative e siamo molto curiosi di sapere cosa succederà nelle prossime edizioni.
Ph. Marianna Fornaro