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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
16/10/2017
Patti Smith, Van Morrison, The Doors
Gloria
La Smith resta fedele all'impianto musicale della composizione, ma ne modifica invece il testo, inserendo quell'incipit fulminante ("Jesus died for somebody's sins but not mine" - Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei) che apre la stagione dell'anticultura e farà storcere il naso a più di un baciapile bigotto

Quando nel 1975 Patti Smith pubblica il suo disco d'esordio, Horses, una nuova stagione musicale sta nascendo. Di lì a poco arriverà lo tsunami punk, di cui la "sacerdotessa del rock", incarnandone in pieno la nascente forza propulsiva, verrà riconosciuta, per suoni e per attitudine, come una delle figure maggiormente ispiratrici. Horses è un disco spigoloso, in cui la rabbia supera abbondantemente il livello di guardia e le composizioni parlano un linguaggio artistico che non ha più nulla di convenzionale. La Smith sovverte completamente anche l'approcio al cantato: la sua voce totalmente amelodica declama versi invece di cantare canzoni. Nella celebre copertina, inoltre, Patti scimmiotta una posa di Frank Sinatra, come a voler dissacrare anche esteriormente ogni collegamento con il passato e la tradizione musicale più ingessata. Un'iconoclastia che riflette alla perfezione il contenuto incendiario, e da questo momento in poi, anche seminale, delle otto canzoni in scaletta. La prima di queste si intitola Gloria ed è la cover di un vecchio pezzo dei Them di Van Morrison. La Smith resta fedele all'impianto musicale della composizione, ma ne modifica invece il testo, inserendo quell'incipit fulminante ("Jesus died for somebody's sins but not mine" - Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei) che apre la stagione dell'anticultura e farà storcere il naso a più di un baciapile bigotto. E’la rivoluzione del punk, baby, che a poco a poco prepara il suo ingresso sferragliante nel mondo della musica rock, radendo al suolo con selvaggio furore tutto quello che solo poco prima veniva dato per scontato. Il testo della canzone, nella versione originale di Van Morrison, ovviamente non ha proprio nulla a che vedere con Gesù, la chiesa e il taglio vagamente mistico dato ai versi dalla Smith. Anzi, a dire il vero, la storia di Gloria è quella di una ragazza che arriva nel cuore della notte per dispensare sesso e lussuria ("Yeah, she comes around here Just about midnight Makes me feel so good Lord" - Lei passa di qui proprio verso mezzanotte e mi fa sentire così bene). La canzone è così smaccatamente carnale, che quando ci mette mano un altro Morrison, Jim, leader dei Doors, non si limita ad ammiccare e insinuare, ma trasforma il testo nel resoconto nudo e crudo di una maratona sessuale ("Now you show me your thing Wrap your legs around my neck, Wrap your arms around my feet, yeah Wrap your hair around my skin I'm gonna huh, right, ok, yeah" - Adesso mi fai vedere la tua cosa/ Metti le gambe attorno al mio collo /Metti le braccia attorno ai miei piedi/ Metti i tuoi capelli sulla mia pelle...). Qual è il segreto del successo di questo brano che in tanti, anzi in tantissimi (Patti Smith, Doors, Tom Petty, Bruce Springsteen, Ac/Dc, U2, David Bowie, etc), si sono decisi a coverizzare? Il segreto, guarda un pò, è la semplicità: come molti classici del rock, Gloria (scritta da Van Morrison nell’estate del 1963) è di una banalità imbarazzante. Così semplice da suonare, che anche un chitarrista alle prime armi ci mette il tempo di un respiro a impararla; così semplice, che il noto giornalista e umorista americano, Dave Barry, con sagace competenza, arrivò a scrivere, sulle colonne del Miami Herald, che "se butti una chitarra giù dalle scale, ti suona da sola Gloria, dal primo all'ultimo gradino ".