Libro molto atipico all'interno della bibliografia di Stephen King nonostante contenga tra le sue pagine diverse strizzate d'occhio ad altre opere del Re, a partire dal nome di uno dei protagonisti, quel Flagg che richiama il più celebre Randall Flagg de L'ombra dello scorpione (e forse è la stessa entità maligna), fino ad arrivare a diversi punti di contatto con la saga della Torre Nera.
Gli occhi del drago non è un romanzo horror, ma viene ascritto al genere fantasy e anche di questo filone narrativo non presenta poi troppe caratteristiche: il drago del titolo è un mero pretesto narrativo e compare in una sequenza brevissima di una, forse due pagine. Il drago in sé non riveste nessuna importanza nell'economia del racconto, di fantasy rimane solo la figura dello stregone Flagg, anche questa gestita senza troppo calcare la mano sul versante del fantastico. Il romanzo si potrebbe definire una favola oscura dal sapore medievale con un tocco di magia (rigorosamente nera).
Target adolescenziale, il libro fu concepito quando la figlia di King, Naomi Rachel, era ancora piccola e per lei il padre imbastì una storia leggibile, priva dei risvolti paurosi dei suoi romanzi più celebri, ne esce un libro con una trama molto lineare, godibile ma anche privo di grandi sorprese e punti di particolare interesse, una buona lettura per pre adolescenti o una bella occasione per affrontare un romanzo con i propri figli se questi ancora sono nell'età giusta. Pare tra l'altro che, viste le critiche ricevute dai fan per questa pubblicazione, per tutta risposta King scrisse Misery, romanzo dove il protagonista era lo scrittore Paul Sheldon, tenuto in ostaggio da una fan psicopatica e costretto a scrivere ciò che la sua fan desiderava.
Siamo nel regno di Delain, un regno prospero dove re Roland, un sovrano mite e giusto, regna con benevolenza e anche una certa dose di indolenza per le maniere e le incombenze che a un regnante sono richieste. Roland è un uomo buono che ha a cuore la vita dei suoi due figli maschi, orfani di madre, una donna meravigliosa morta nel dare al mondo il suo secondogenito.
Il maggiore dei due fratelli, Peter, è l'erede al trono designato e nei giorni della sua crescita già si può intravedere il futuro re, un uomo che con tutta probabilità si rivelerà essere molto forte, più del padre, giusto, coraggioso e intraprendente. Il minore, Thomas, vive un po' nell'ombra del fratello, cova un po' di invidia e di risentimento ma in fondo anche lui vuole bene al padre e, magari senza troppo dimostrarlo, anche al fratello.
A incrinare un po' quello che potrebbe essere un ottimo equilibrio c'è lo stregone di corte Flagg, un uomo cattivo e manipolatorio che funge da consigliere di re Roland e che per il futuro del regno vede molto bene Thomas come regnante, più debole, insicuro e manipolabile.
Lo scopo recondito di Flagg è quello di creare malessere e mandare in un prossimo futuro l'intero reame in rovina, per puro gioco di malvagità, per far questo studierà un piano per far sì che il futuro di Peter non sia quello che dovrebbe portarlo a poggiare le sue natiche regali sul trono di Delain.
Se ne Gli occhi del drago si cercano gli elementi che hanno reso Stephen King il Re del brivido è facile che si possa rimanere delusi perché qui questi elementi semplicemente non ci sono. Non solo non siamo nel campo dell'horror e del perturbante, non è presente segno di inquietudine alcuno e la narrazione è in effetti più adatta a un pubblico giovane. Tra le pagine di questo libro non si avverte nemmeno la presenza dello stile di King, quello che al di là delle trame lo rende a pieno titolo un grande scrittore oltre che ottimo narratore, caratteristica quest'ultima che, una volta inquadrati target e il tipo di libro al quale ci troviamo di fronte, in fondo gli si può riconoscere anche per quest'opera.
Manca quella sensibilità nella descrizione dei luoghi, della realtà che in King esce così bene dalle sue pagine, i ragazzi protagonisti del romanzo sono scritti in maniera semplice, anche il giovane Thomas che avrebbe potuto essere sviscerato molto più di quanto si è fatto sembra rimanere poco approfondito, poco affrontato, e sappiamo che King altrove ha scritto adolescenti e adolescenze meravigliose, lo stile di scrittura è piano, compare qua e là (ma nemmeno troppo) quel suo vezzo di anticipare i cattivi eventi a venire, troppo poco per vederci il grande King che in tanti amano.
Quello che rimane a parere di chi scrive è un buon libro da leggere con i propri figli, un buon romanzo per ragazzi (anche se oggi c'è una scelta infinita per loro e potrebbero preferire altro), per chi non lo avesse ancora letto e fosse alla ricerca del Re... beh, in questo caso meglio guardare altrove.