“Glad All Over è stato un album controverso da realizzare. Le tensioni all'interno del gruppo lo hanno reso un lavoro disarticolato. In parole povere, non credo che la band fosse così affiatata quando siamo tornati insieme. Credo si possano percepire queste situazioni nel disco”.
Estratto da intervista a Jakob Dylan, Uproxx.com, 2021
A volte i contrasti all’interno di una formazione spingono in alto la creatività, anche se è difficile pensarlo soprattutto per chi li vive. Ebbene, quando nel 2012 Glad All Over viene dato alle stampe, riceve riscontri contrastanti da critica e pubblico. Alcuni trovano il disco genuino e con un'interessante apertura punk rock, altri lo trovano incostante e sfilacciato. Tutti, comunque, esaltano il ritorno in auge della band che ha fatto sognare gli amanti del rock con il capolavoro Bringing Down the Horse (1996), ove Jakob Dylan scaccia definitivamente il peso, lo spettro di suo padre dal curriculum artistico per dimostrarsi autentico e innovativo songwriter.
Così, l’autore di due dischi solisti di grande pregio, Seeing Things (2008) e Women + Country (2010), richiama all’appello il tastierista Rami Jaffee e il bassista Greg Richling, il chitarrista Stuart Mathis e un nuovo batterista, Jack Irons, nome famoso per gli appassionati di Red Hot Chili Peppers e Pearl Jam, con l’obiettivo di far ripartire la missione Wallflowers, in standby dal 2005 con l’ultima uscita Rebel, Sweetheart.
“Welcome Jack, the new drummer,
He jammed with the mighty Joe Strummer
I see Rami, Greg and Stuart
I got to say it, Jay, we've had it coming”
(Wallflowers, "Reboot the Mission")
Glad All Over non solo è imbevuto di sonorità che portano il marchio di fabbrica Clash, ma vede anche la partecipazione di Mick Jones (voce e chitarra) in un paio di brani: si tratta del primo singolo realizzato, “Reboot the Mission”, e di “Misfits and Lovers”, due canzoni dal groove accattivante, il sound inconfondibile, e con grande potenza evocativa. Niente a che vedere, comunque, con l’energia primordiale di Joe Strummer e soci, qui parliamo di un album rock, ma dai toni più pacati. La brillante opener “Hospital for Sinners”, la risoluta “First One in the Car” e la leggiadra “It Won’t Be Long (Till We’re Not Wrong Anymore)”, per esempio, ricalcano i fasti del già citato Bringing Down the Horse. “It’s a Dream”, invece, si scosta dal già sentito in casa Dylan e sorprende per l’incedere spiritato e sbilenco, con la chitarra di Mathis libera di cavalcare sulle onde di un mare improvvisamente increspatosi.
Un altro highlight dell’opera è certamente la sibilante “The Devil’s Waltz”, nella quale Irons regala ritmiche potenti, mentre la pulsante “Love Is a Country” risente delle recenti esperienze soliste di Jakob, incamminandosi su quella strada folk rock già tracciata negli anni Sessanta dagli artisti del Laurel Canyon, aggiungendovi elementi di contemporaneità.
“It's not a rumor it's more than true
There's nothing I wouldn't do
Be somewhere with only you
Share a little of these constellation blues
When it comes to my death let it be slow
May I be hunted in the hills I know
Let God be certain I was ready to go
But keep that secret from my children though”
(Wallflowers, "Constellation Blues")
“Constellation Blues” è una ballata indiavolata, intensa e solida, dove è la voce a uscirne dominante, una voce che ancora una volta ammalia, affascina e rapisce, complice il timbro basso e risonante, perfetto per esaltare la poetica dei testi.
Visto con gli occhi di quasi tre lustri dopo, Glad All Over è un disco maturo e interessante, ben prodotto da Jay Joyce (Emmylou Harris, Derek Trucks Band e Amos Lee sono fra i tanti ad averne ricevuto i servigi), abile ad amalgamare le diversità del gruppo. La sua mano si sente in “Have Mercy On Him Now”, uptempo dal piglio più rockeggiante, e nella conclusiva “One Set of Wings”, con passaggi di accordi da maggiore a minore quando meno lo si aspetta, e l’organo di Jaffee a tessere melodie, bridge e scale a salire.
Passeranno altri nove anni prima di rivedere un nuovo lavoro dei Wallflowers, Exit Wounds, album meno eclettico e più concentrato sul rock nella sua essenza, tuttavia Jakob Dylan e i suoi “ragazzi” sono ormai un classico a cui è difficile rinunciare in quest’epoca sfuggente, in cui spesso si dimentica la circolarità degli avvenimenti, delle cose, della musica.
“You'll sin till you drop
Then ask to be saved
If it's a comeback you want
Then get your hands raised”
(Wallflowers, "Hospital for Sinners")