C’è un film bellissimo, crudo ed estremamente drammatico, che tutti dovrebbero guardare, perché induce a importanti riflessioni sull’accettazione della diversità sessuale, un film che parla di odio per insegnare la tolleranza e l’amore verso il prossimo. S’intitola Boys Don’t Cry (esattamente come la bella canzone dei Cure, che compare nella colonna sonora), è opera della regista Kimberly Peirce ed è interpretato da una strepitosa Hilary Swank, che l’anno successivo all’uscita, nel 2000, si aggiudica il premio Oscar come miglior attrice. La pellicola è ispirata alla vera storia del giovane Brandon Teena, transgender biologicamente femmina, stuprato e ucciso, il 31 dicembre del 1993, da due ex detenuti, John Lotter e Tom Nissen.
Brandon Teena nasce, nel 1972, a Lincoln (Nebraska), con il nome di Teena Renae Brandon. Cresce in un ambiente degradato, ai margini della società. Il padre, Patrick, muore poco dopo la sua nascita, per cui Brandon viene cresciuto prima dalla nonna e, dall'età di tre anni, dalla madre JoAnn, insieme alla sorella Tammy. Nella casa materna, sia Brandon che Tammy vengono ripetutamente violentate da uno zio, eventi che lasceranno ferite profonde nell’anima di Brandon, che proprio in quegli anni dell’adolescenza inizia a vestirsi da uomo e a farsi chiamare Brandon Teena.
Quella vita allo sbando e alcuni problemi con la legge, portano il giovane a fuggire da casa per trasferirsi Falls City, nella contea di Richardson, dove fa amicizia con Lisa Lambert, Phillip DeVine, Lana Tisdel, e due ex detenuti, John Lotter e Tom Nissen. Nissen è sposato e ha due figli, mentre Lana Tisdel e John Lotter sono amici sin dall'infanzia e in passato sono stati fidanzati.
Brandon, il 15 dicembre del 1993, viene arrestato per contraffazione e poi rilasciato su cauzione, pagata da Lana Tisdel, che scopre che l’amico è in realtà una donna. Dovrebbe mantenere il segreto, ma evidentemente si lascia sfuggire qualcosa. Durante la festa di Natale del 1993, Nissen e Lotter denudano e umiliano Brandon, poi lo portano a forza in auto e lo stuprano. Brandon riesce a fuggire e a denunciare i due, ma la polizia non prende seriamente il caso. Il 31 dicembre, Tom Nissen e John Lotter si recano, quindi, a casa di Lisa Lambert, dove Brandon si è rifugiato, e lo uccidono assieme a Philip DeVine e alla stessa Lambert.
Nissen, in seguito, testimonierà contro Lotter, ottenendo così l'ergastolo. Lotter, invece, viene condannato alla pena di morte. Le vicende processuali dei due, dopo ritrattazioni e appelli, si sono concluse nel 2018, con la conferma delle condanne.
La storia tragica e il destino crudele del povero Brandon hanno ispirato anche i Pet Shop Boys, chequando pubblicano Fundamental (2006), splendido disco che dà corpo a storie e riflessioni su temi importanti, quali l’immigrazione, il fondamentalismo religioso (il disco è dedicato alla memoria di due giovani iraniani omosessuali impiccati dal regime) e il terrorismo, inseriscono, come B-side del singolo "I’m With Stupid, Girls Don’t Cry", brano avvolto da malinconia e ricche partiture dal sapore orchestrale, con cui Neil Tennant e Chris Lowe omaggiano Brandon Teena.
I versi della canzone sono poetici e toccanti: “Nel suo cuore, non è nemmeno una rinnegata, dall'inizio sapeva perché non sarebbe stata salvata, tutto il suo istinto conduce verso una strada diversa. Nella tasca vicino al suo cuore c'è una polaroid con le orecchie da cane, una foto di una ragazza con il braccio intorno a un ragazzo che è scomparso…”.
La morte di Brandon Teena e quella successiva, e ancora più assurda, di Matthew Shepard, non furono però vane. Nel 2009, l’amministrazione americana ha esteso le misure previste dal “1969 United States federal hate-crime law” ai delitti che hanno alla base l’odio verso l’orientamento o l’identità sessuale o la condizione di disabilità delle vittime.